Istituto Statale Sordi, lavoratori dimenticati

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L’Issr diventa un ente. La denuncia del Nidil Cgil: “Preoccupa molto l’assenza dell’individuazione di un percorso di stabilizzazione per il personale”. La metà di loro sono non udenti, molto precari da oltre dieci anni. L’appello degli addetti

L’Istituto Statale Sordi di Roma diventa un ente, ma senza garantire alcuna stabilizzazione per i lavoratori, la metà dei quali sono non udenti. È la denuncia che arriva oggi (21 marzo) dal Nidil Cgil. Verrà discusso a breve, in consiglio dei ministri, lo schema di Dpr che contiene il regolamento a cui ha lavorato il ministero dell’Istruzione. Con il testo, finalmente, dopo oltre 17 anni, l’Istituto dovrebbe essere trasformato in ente, ponendo così fine a una deresponsabilizzazione istituzionale che ha visto l’Istituto – prima scuola pubblica per sordi in Italia – commissariato per quasi un decennio. “Preoccupante  – però – l’assenza dell’individuazione di un percorso di stabilizzazione per i lavoratori, disabili e non”. Così il sindacato degli atipici commenta l’ipotesi di riordino.

Un ente che verrà di fatto svuotato delle professionalità – delle persone – che lo hanno reso una delle eccellenze nazionali, patrimonio storico e culturale del nostro Paese e modello di integrazione e inclusione lavorativa – prosegue la categoria -. La lunga storia di proteste dei lavoratori, per se stessi e per la sopravvivenza dell’istituzione scolastica, si potrebbe concludere con la loro esclusione, perché tra le richieste sostenute e ribadite nei presidi e negli incontri con il Miur c’era sì il salvataggio dello storico istituto di via Nomentana, unicum a livello nazionale, ma anche e soprattutto la stabilizzazione del personale che ha portato avanti le attività e i servizi erogati in tutti questi anni in favore della collettività, delle persone sorde, delle loro famiglie e degli operatori del settore socio-educativo”.

Oltre il danno la beffa, visto che i venti collaboratori dell’Istituto – da sempre lavoratori precari con contratti di lavoro parasubordinato che non sono potuti rientrare nella riforma Madia – rischiano di rimanere tutti a casa entro pochi mesi. Si tratta di “professionalità preziose – osserva il Nidil – che, per la dedizione al proprio lavoro e la consapevolezza del proprio ruolo, hanno resistito a una difficile crisi economica che li ha lasciati per molti mesi senza retribuzione. Anche in quei mesi le attività sono state portate avanti lo stesso, responsabilmente. Ora che la situazione andava risanandosi però, dopo i molti incontri nei quali era stata dichiarata l’intenzione a prendere in considerazione le richieste di stabilizzazione, la doccia fredda: l’ente ci sarà ma chi ha contribuito a renderlo il centro d’eccellenza che è oggi non ne farà più parte”.

Massima la preoccupazione dei lavoratori, soprattutto per i collaboratori sordi della struttura, quasi la metà del totale, alcuni con oltre dieci anni di precariato alle spalle, che si scontreranno con un mercato del lavoro duro. “La quota di avviati al lavoro tra le persone con disabilità uditiva è dello 0,48%: il dato più preoccupante, se confrontato con quelli delle altre categorie deboli. La mancanza di opportunità occupazionale che affligge le persone sorde ne aggrava le condizioni di isolamento e lo sviluppo futuro”.

In questo panorama, l’Istituto rappresentava “un’isola felice”, secondo il sindacato, un esempio di inclusione lavorativa alla pari e di empowerment. “Ancora più grave, quindi, il tradimento di uno Stato incapace di comprendere il valore aggiunto, determinando la fine di un’esperienza virtuosa per meri motivi tecnici. L’Istituto, fondato nel 1784, è stato da sempre luogo di incontro naturale e punto di riferimento per la comunità sorda che ancora oggi ne popola i corridoi attraverso gruppi e associazioni: oltre 100 anziani, ex-studenti della scuola, che – proprio come i lavoratori – vedono messa a rischio la propria presenza presso il nuovo ente.

“Per questo, a poche ore da una firma che sarà decisiva per il loro futuro – conclude e rilancia NIdil Cgil – i lavoratori dell’Istituto Statale per Sordi di Roma lanciano il loro ultimo appello, chiedendo un impegno a garantire la loro tutela e auspicando l’inserimento nel regolamento di norme che accompagnino i venti precari della pubblica amministrazione verso una stabilizzazione, dopo quasi vent’anni di lavoro parasubordinato, senza tutele minime”.

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