Vanessa Caboni, l’urlo del silenzio d’argento alle Deaflympics2017

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Vanessa Caboni, classe 97′, sul podio delle Deaflympics2017 insieme alle sue compagne della Nazionale Italiana Sorde di pallavolo

3 agosto 2017 di

L’urlo d’argento di Vanessa Caboni alle Deaflympics (Fonte officilal page facebook Vanessa Caboni)

Non ci credevano neanche loro ma al rientro in Italia si sono rese conto di aver fatto un piccolo miracolo sportivo, di aver trasformato questo argento olimpico silenzioso in un metallo dal rumore forte, che ha smosso le emozioni di appassionati di volley e non. La loro interpretazione dell’Inno di Mameli è diventata virale, arrivando anche tra i banchi della Camera dei Deputati e al cuore della Presidente Laura Boldrini che su Twitter ha invitato le ragazze a Roma. L’argento del rumore, alle Olimpiadi silenziose, lo ha portato a casa anche l’atleta bolognese Vanessa Caboni, classe 97′, un concentrato di grinta e passione per la vita e questo sport. Abbiamo avuto il piacere di intervistarla e di farci raccontare le emozioni vissute alla sua prima olimpiade

Ciao Vanessa e complimenti per lo straordinario risultato che avete raggiunto in Turchia. Partiamo subito dalla fine e dalle sensazioni che hai provato svegliandoti nel tuo letto il giorno dopo essere tornata con la medaglia al collo. Raccontaci

Grazie mille veramente. Onestamente appena siamo atterate in Italia, ho sentito di nuovo l’odore e anche l’umidità della mia amata terra, devo ammettere che l’Italia mi mancava un bel po’ soprattutto il cibo. Tornare a casa con la medaglia al collo è stato veramente straordinario soprattutto pensando che dietro a questo risultato c’è stata veramente una grandissima preparazione fatta più che altro di spostamenti e sacrifici. È stato traumatico svegliarsi senza più le mie compagne di squadra di fianco e più che altro sentire la vibrazione della sveglia che mi svegliava per andare a lavoro e non in palestra.

Hai 20 anni, sei una lavoratrice, una modella, una zia orgogliosa e soprattutto una figlia. Mamma Loredana, anche lei pallavolista, ha influenzato la strada che hai deciso di perseguire e che ti ha portato a conquistare quest’argento?

Vanessa con il suo nipotino Lucas al rientro da Samsun (Fonte Official Page Facebook Vanessa Caboni)

Orgogliosissima di essere soprattutto la zia del mio meraviglioso nipotino Lucas, mi è mancato proprio tanto. Entrambi i miei genitori mi hanno “influenzata” perchè siamo una famiglia di grandi sportivi ed entrambi loro hanno militato a loro volta nella nazionale quindi sono stati per me uno stimolo molto forte. Fin da quando ero piccola, con il minivolley, mi portavano dappertutto per farmi giocare anche se voleva dire farsi chilometri su chilometri, hanno sempre cercato di stimolarmi e di non farmi mai perdere un allenamento o una partita.

Sei attualmente una giocatrice dell’Idea Volley, serie B2 FIPAV e dell’ASS Lodovico Pavoni Brescia FSSI. Come fai a conciliare entrambi gli impegni che si svolgono in due città distanti come Bologna e Brescia?

Il campionato dei sordi, quello dove gioco con la mia squadra del Brescia e dove allena mia mamma, si tiene una volta all’anno, non ci sono partite durante la stagione ma è un ‘raduno’ di un paio di giorni dove si disputano tutte le partite per appunto conquistare il titolo. Quest’anno abbiamo conquistato la prima stella dello scudetto e io il premio come miglior giocatrice. È una modalità diversa rispetto al campionato classico della Fipav e quindi riesco a gestirmelo tranquillamente, anche se un po’ viene difficoltoso dover disputare direttamente le partite con la mia squadra non udenti dopo che per mesi non ci si vede (a parte qualche raduno).

Uno degli aspetti che il vostro coach, Alessandra Campedelli, ha sottolineato post olimpiade riguarda proprio i sacrifici che voi atlete e le vostre famiglie dovete compiere per portare avanti il vostro sogno di giocare in nazionale. Quanto è stato difficile allenarsi tutte insieme per arrivare pronte a Samsun?

E’ stato molto difficile in quanto gli sponsor, come è stato detto ultimamente, sono veramente pochi quindi abbiamo iniziato a fare i raduni pre-olimpiade a settembre e in questi ultimi due mesi ogni week-end eravamo impegnate in vari posti d’Italia, a seconda delle squadre che ci ospitavano, a prepararci psicologicamente e atleticamente. Tutte le spese del viaggio provenivano dal nostro portafoglio quindi a parte l’essere stancante e faticoso, è stato anche dispendioso

Rispetto alle vostre avversarie la maggior parte di voi gioca a pallavolo a livello amatoriale eppure, avete battuto squadre più blasonate. Quanto potrebbe migliorare la nazionale non udenti se ci fossero risorse destinate anche al vostro movimento, magari con l’aiuto della FIPAV?

E’ verissimo, durante quest’anno ero l’unica a giocare in serie B, ma devo dire che il nostro gruppo è molto solido a prescindere dalla categoria in cui ognuna di noi gioca con gli udenti. Siamo molto unite anche fuori dal campo e questo influenza molto, certo che se avessimo la possibilità di avere più aiuti dall’esterno sono sicura che potremmo migliorare molto in quanto avremmo più luoghi e più possibilità di completarci ancora di più.

Queste Olimpiadi silenziose in Italia hanno fatto un gran rumore, soprattutto dopo la vostra interpretazione dell’Inno di Mameli nella lingua dei segni. Vi aspettavate che il video diventasse virale e portasse la vostra impresa turca all’attenzione non solo dei tifosi di volley ma addirittura a quella della Presidente della Camera Laura Boldrini?

No, non avremmo mai pensato a un tale “successo”. Non è mai accaduto che la nazionale non udenti, che sia di calcio, basket o pallavolo o comunque in generale le squadre della Fssi (Federazione Sport Sordi Italiana) fossero cosi tanto seguite anzi spesso nessuno neanche si accorgeva di noi. Tornare in Italia e vedere tutti i video, gli articoli e le foto postate e condivise su tutti i social, mi ha veramente stupita. Mi sento orgogliosa di aver fatto parte di quella cerchia di persone che è riuscita a far capire agli italiani che la sordità non è un handicap e che anche noi siamo in grado di arrivare dove possono arrivare le persone “normali”. La lingua dei segni riesce a trasmettere tante emozioni perchè è tutta manuale ed espressiva e l’inno abbiamo voluto “cantarlo” noi così, con l’aiuto dell’interprete in quanto facciamo fatica a seguire passo per passo le parole. Anche a noi per prime suscita tanta emozione!

 tuoi primi piani durante l’esecuzione dell’Inno avranno sicuramente fatto emozionare la tua famiglia ma la tua di espressione, emozione a parte, era concentrata e piena di cattiveria agonistica. Dove ti vedi tra qualche anno e quali sono i tuoi obiettivi sportivi dopo questa tua prima olimpiade?

Beh, io ho un bel caratterino soprattutto in campo. Per me l’obiettivo è sempre dare il meglio di me stessa impegnandomi ai livelli massimi e traspare molto questo lato di me per chi mi guarda dall’esterno. Spero di poter arrivare a migliorarmi sempre di più, di poter giocare in squadre di alto livello, anche se so che è difficile perchè per alcuni allenatori la sordità rispecchia un problema di comunicazione, problema che si creano loro da soli, peró chissà, mai dire mai, me lo auguro con tutta me stessa. Vorrei ovviamente poter continuare questo mio percorso con la nazionale e cercare prima o poi di arrivare all’oro!

E a giudicare dall’emozione e dalla grinta che queste ragazze hanno messo in campo, l’obiettivo può essere raggiunto. In bocca al lupo Vanessa, a te e a tutto il movimento della FSSI.

 

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