Nomentana, l’Istituto per sordi a rischio chiusura: i lavoratori protestano davanti al Ministero

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Sono riusciti a farsi ascoltare. Del resto sono avvezzi a lavorare con chi non sente. È un esercito non troppo silenzioso quello che questa mattina ha sfilato davanti al Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca.

di Andrea Ossino – 28 aprile 2017

Erano oltre un centinaio, tra lavoratori dell’Istituto statale per sordi di Roma e utenti che usufruiscono quotidianamente dei servizi offerti in via Nomentana 56, le persone che hanno protestato nella speranza di accendere i riflettori su una situazione surreale. L’Istituto infatti rischia di chiudere, con buona pace dei lavoratori co.co.co. che da decine di anni portano avanti l’attività di un ente dello Stato definito dalla legge come “atipico”.

Al di là delle definizioni ciò che conta non è solo il destino di alcuni lavoratori, ma l’importanza, spesso dimenticata, di un centro per la sordità capace di offrire consulenze e servizi gratuiti alla popolazione sorda e a tutta la collettività, di formare interpreti, insegnanti e assistenti alla comunicazione, di produrre manifestazioni ed eventi culturali, di rappresentare un’eccellenza nel panorama dei centri documentali e di ricerca sulla sordità in Italia. È un Istituto importante, quello di cui si è dibattuto ieri, quando il Miur ha accolto una delegazione di manifestanti composta dai rappresentanti del Nidil (Cgil), da alcuni lavoratori e da un interprete Lis (Lingua Italiana dei Segni). Si tratta di un ente a cui la politica ha sempre strizzato l’occhio. Di un luogo utile per una passerella del ministro di turno. Come quando l’ex titolare del Ministero dell’istruzione, Stefania Giannini, il 17 marzo scorso utilizzò quel luogo sfilando tra i sordi e i lavoratori e affermando di essere “pronta” a fornire una risposta, salvo poi sparire. Non potendo contare sulla politica, i lavoratori dell’ente, nei confronti del quale il Miur dal 2008 ha interrotto i finanziamenti, hanno preteso un confronto. E lo hanno ottenuto.

Il Ministero si sarebbe mostrato disponibile a predisporre una bozza di Regolamento governativo che riordini l’Istituto. Lo stesso regolamento che viene atteso e disatteso da 19 anni. Ma visto che occorreranno almeno 12 mesi prima di una eventuale approvazione, la discussione non è terminata. I diritti dei lavoratori non possono attendere un anno. E attenzione: il personale dell’Istituto è lo stesso che organizza il Cinedeaf, l’unico festival internazionale del cinema sordo prodotto in Italia. E’ lo stesso che, senza conoscere ferie, tredicesime, e privato anche dello stipendio (del mese di agosto, marzo e aprile) porta avanti e implementa le attività: dalla Mediavisuale fino allo Sportello sulla sordità.

Del resto si tratta di un Istituto nato alla fine dell’800. E non è possibile pensare a una sorta di autofinanziamento che dovrebbero portare avanti gli stessi dipendenti co.co. co. .L’Istituto statale per sordi non è un luogo come tanti, si occupa di disabilità, di partecipazione e inclusione. E i suoi lavoratori, che già provano a salvare il salvabile attraverso 1000 bandi e progetti, non possono divenire i gestori dell’ente. Questo è un compito che spetterebbe al Miur.

In una situazione che appare abbastanza ingolfata, il Ministero si è impegnato a indire una seconda riunione con il Comune, la Provincia e l’Ufficio scolastico regionale. Alla stessa parteciperanno anche i lavoratori, il Nidil e il commissario dell’Istituto

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