Sono invitati a partecipare i volontari delle associazioni Unitalsi e tutte le altre associazioni che si dedicano all’assistenza, quanti lavorano nel settore sanitario e coloro che hanno difficoltà di salute. È un evento di particolare sensibilizzazione che coinvolgerà tutte le realtà ecclesiali diocesane, che si ritroveranno assieme ai malati.
Papa Francesco ci ricorda che non è vero che una vita affetta da gravi malattie non sia degna di essere vissuta e che il tempo che dedichiamo ai malati per aiutarli a fare le cose più semplici e più umili, più quotidiane e più necessarie, è un tempo santo quello trascorso accanto alle persone malate. Da qui l’invito a pregare per comprendere sempre più “il valore dell’accompagnamento, tante volte silenzioso, che ci porta a dedicare tempo a queste sorelle e a questi fratelli, i quali, grazie alla nostra vicinanza e al nostro affetto, si sentono più amati e confortati”.
Il tema proposto alla riflessione della comunità ecclesiale per questa ricorrenza è: Affidarsi a Gesù misericordioso come Maria: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2, 5).
Il Papa sa bene che “talvolta questo servizio può risultare faticoso”, ma “il Signore non mancherà di trasformare il nostro sforzo umano in qualcosa di divino”. Perché se “la fede non fa sparire la malattia” o “le domande che ne derivano”, essa però “offre una chiave con cui possiamo scoprire il senso più profondo di ciò che stiamo vivendo”.
Ogni uomo nel suo cammino di vita ha bisogno dello Spirito Santo per cogliere i segni della presenza provvidente e misericordiosa di Dio e ne ha bisogno la Chiesa per vivere la sua vocazione di “Popolo di Dio” e per essere segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano.
Il tema della sofferenza è sempre ben presente nella Chiesa, così come l’esigenza di essere vicina a quanti sono nel dolore, del corpo o dell’anima. È importante educarci alla cultura del dono, che è la risposta a un Dio amore che trova il suo culmine e compimento solo quando, quanto ricevuto gratuitamente, lo doniamo con generosità ai fratelli bisognosi di attenzione e di aiuto concreto, bisogni, anche quelli più impercettibili, perché visti con occhi pieni di amore. La Chiesa non può andare oltre, come il sacerdote e il levita, ma deve farsi prossimo della sofferenza e delle nuove povertà: “Sapendo queste cose sarete beati se le metterete in pratica” (Gv 13, 17).
Don Giancarlo Palazzi
Riceviamo e pubblichiamo – Al via il Giubileo diocesano dei malati e dei disabili.
da fonte: http://www.tusciaweb.eu