Ottocento euro per «comprare» la patente al figlio sordomuto. Sono quelli che un marocchino di 66 anni dice di aver pagato ad un intermediario per consentire al figlio, classe 1992, di guidare l’auto. Secondo la polizia stradale di Perugia che ha collaborato alla maxi-inchiesta della squadra mobile di Frosinone sulle patenti vendute, per cui lunedì sono state arrestate 20 persone, il prezzo pagato all’intermediario potrebbe essere superiore.
Enzo Beretta
Il caso ha riguardato Perugia in quanto il giovane marocchino è stato fermato nel novembre 2014 a San Marino con un documento apparentemente rilasciato dalla Motorizzazione umbra. Ai poliziotti della gendarmeria è sembrato strano che un sordomuto fosse riuscito ad ottenere la patente (non era indicata alcuna limitazione) e perciò, tramite l’Interpol, hanno inviato i documenti alla squadra di polizia giudiziaria della polstrada perugina.
Secondo gli accertamenti, svolti in collaborazione con la direzione generale della motorizzazione, il rilascio di quella patente era stato annullato. In pratica il titolo di guida riportava semplicemente l’indicazione della motorizzazione umbra che però disconosceva quella patente. A quel punto Perugia ha informato i colleghi di Frosinone che avevano già iniziato le indagini. Un ingegnere della motorizzazione frusinate è stato indagato per falso in atto pubblico ed accesso abusivo ai sistemi informatici, mentre padre e figlio marocchino (residenti a Gubbio) sono stati denunciati in concorso per falso e corruzione. Il genitore ha spiegato agli agenti di aver pagato 800 euro ad un non meglio specificato intermediario ma secondo la polizia quella patente potrebbe essere costata molto di più.
L’inchiesta Nel corso dell’operazione i poliziotti della squadra mobile di Frosinone hanno sequestrato complessivamente 90 patenti di guida di varie categorie, ottenute da altrettanti indagati che hanno sfruttato il sistema illecito organizzato dal sodalizio criminale. I clienti dell’organizzazione erano per lo più stranieri (egiziani, pakistani, marocchini e cinesi), spesso non in grado di comprendere la lingua italiana, né a conoscenza del codice stradale e della segnaletica. Secondo quanto riferito la presunta associazione a delinquere aveva quale scopo quello di far conseguire, revisionare o rinnovare il titolo di guida a persone disposte a pagare, come prezzo della corruzione, cifre che si aggiravano intorno ai 4.000 euro. Gli altri reati contestati a vario titolo riguardano la corruzione, il falso in atto pubblico, la sostituzione di persona, l’accesso abusivo a sistema informatico pubblico e la frode informatica ai danni dello Stato. L’inchiesta ha consentito di indagare complessivamente 135 persone