Oltre la violenza per non dimenticare volti e storie

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di  – Sono 12 le donne uccise dall’inizio del 2016. La27ora e il Corriere della Sera dal 2011 affronta la violenza e il femminicidio attraverso storie e inchieste. Dal 2012 pubblichiamo Oltre la violenza, lo spoon river (che trovate nella colonna di destra) in cui a ciascuna delle donne uccise dedichiamo un ricordo che, per quanto breve, pensiamo serva a non dimenticare i loro volti, le loro storie. Le raccontiamo tutte: le vittime di qualcosa che gli assassini (e troppo spesso anche loro) si ostinano a chiamare amore ma anche le altre, tutte le altre uccise. Ogni piccolo racconto è una vita perduta. Ecco alcune delle ultime storie

Ecco alcune delle ultime storie.

Marinella-465x4581Giorni e giorni vissuti in salita. La parte finale della sua vita, Marinella, 55 anni, l’ha passata a provare a convincere suo marito che non sarebbe andata via da lui. Ma quell’uomo, Paolo Piraccini, un anno più di lei, sembrava sempre più tormentato. Da quando due anni fa aveva scoperto di avere un tumore a un braccio non era più lui. Si era curato. Marinella gli era stata vicina, lo aveva aiutato come aveva potuto. Ma lui era diventato sempre più nervoso, aggressivo, preda di un inesistente demone dell’abbandono. Eppure, dicono tutti, lei non lo avrebbe mai lasciato. Il suo amore per lui è finito nel sangue: Paolo l’ha ammazzata a coltellate. Poi è salito in macchina e ha imboccato l’A4 contromano. Si è schiantato contro un Tir. È morto sul colpo.

 

Marina aveva 30 anni, è stata uccisa e fatta a pezzi a colpi d’ascia dal marito, che dopo aver finito con lei, ha riservato la stessa sorte anche a Katia, la loro bambina sordomuta di 4 anni.

Volodymir Havrylyuk, 44 anni, ucraino come Marina, era sempre stato per tutti un marito premuroso e un padre modello.

Quando non l’hanno visto arrivare al lavoro qualcuno ha pensato di andare a cercarlo a casa, a Licola, una frazione di Giugliano, in provincia di Napoli. Lo hanno trovato agonizzante, con un coltello piantato in gola che aspettava di morire seduto sul divano. «Ho combinato un guaio» ha detto. E sono state le sue ultime parole: è morto poco dopo in ospedale senza più riprendere conoscenza e lasciando senza risposta i perché di tutta quella violenza.

 

Ashley Olsen, 8 gennaio «C’è stata una violenta lite, il killer di Ashley ha colpito la donna alla testa e l’ha strozzata. Le ha impedito di chiamare i soccorsi col cellulare, l’ha vista morire e poi se ne è andato». Così gli inquirenti hanno ricostruito la morte di Ashley, la bella 35enne americana che da quattro anni aveva scelto Firenze come casa. A trovare il cadavere è stato il fidanzato, Federico Fiorentini. Avevano litigato e da un paio di giorni non si sentivano. È andato a casa di lei. Ha cercato inutilmente di soccorrerla, di rianimarla. È rimasto fra i sospettati fino a quando non è stato catturato il vero assassino, Cheik Tidiane Diaw, 27enne senegalese, in Italia senza permesso di soggiorno. Ashley lo aveva incontrato in un locale la sera in cui è stata assassinata. «Non volevo ucciderla» ha detto agli investigatori. Ma l’istantanea del delitto scattata dal giudice per le indagini preliminari racconta un’altra storia: Diaw ha portato via il cellulare ad Ashley che, in un ultimo tentativo di chiedere aiuto, era riuscita a digitare solo due cifre : «11». Per il gip lui ha agito con «una violenza gratuita», rivelando «un cinismo e una carica di aggressività straordinari»

 

In lotta per continuare a vivere

Carla Caiazzo, 1 febbraio Carla, 35 anni, lotta per continuare a vivere, ogni giorno, dal suo letto del Centro grandi ustionati, al Cardarelli di Napoli: ha il 45% del corpo ustionato. A darle fuoco è stato l’ex compagno, Paolo Pietropaolo, 40 anni, pregiudicato per reati di droga. Benzina sui vestiti e nessuna pietà. Non si è fermato nemmeno di fronte al fatto che Carla portava in grembo la loro bimba, Giulia Pia, che i medici hanno fatto nascere di 35 settimane, ricoverandola subito dopo in terapia intensiva. Carla lo aveva lasciato, lui voleva punirla: «Da tempo avevo deciso, se non proprio di ucciderla, almeno di procurarle danni seri» ha detto agli inquirenti. È bastato il pretesto di una lite per mettere a punto il suo piano

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