150 pellicole si sfideranno al Palais des festivals di Cannes dal 16 al 21 settembre nella prima edizione della manifestazione. Obiettivo? Parlare di disabilità senza pietismi e sottolineare la necessità di rendere le sale cinematografiche accessibili
13 gennaio 2016
BOLOGNA – Sono passati 40 anni dall’uscita nelle sale di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, il film di Milos Forman ambientato nell’ospedale psichiatrico di Salem, in Oregon. Qualcuno in meno da “Rain man” (era il 1988), con Dustin Hoffmann nelle vesti di una persona con autismo.
Nel 1994 Tom Hanks ‘diventa’ Forrest Gump, un uomo con un ritardo nello sviluppo cognitivo, nell’omonimo film di Robert Zemeckis. Da sempre il cinema indaga il mondo della disabilità, ma negli ultimi anni c’è stato un aumento delle pellicole dedicate a questo tema. Tra i più recenti, “La famiglia Bélier” in cui si parla di sordità, “Quasi amici” ispirato alla storia di un uomo tetraplegico e del suo assistente, “Mommy” in cui il protagonista è un adolescente con sindrome da deficit di attenzione e iperattività.
Per valorizzare questi film e per favorire la partecipazione delle persone disabili al cinema, arriva il primo Festival internazionale di film sulla disabilità. Nato da un’idea di Katia Martin-Maresco, Jean-Christophe Parisot de Bayard e Marie-Hélène Delon, la manifestazione si terrà a Cannes dove, dal 16 al 21 settembre, 150 film si sfideranno al Palais des festivals. Obiettivo di quello che viene presentato come ‘l’altro festival di Cannes’ è, come hanno raccontato i promotori, “presentare il tema della disabilità senza pietismi, valorizzando la diversità e sottolineando la necessità di rendere il cinema più accessibile”. Il tema della disabilità, infatti, non riguarda solamente il cast dei film ma anche il pubblico a cui va data la possibilità di andare al cinema e vedere i film attraverso audiodescrizioni, sottotitoli, sale accessibili.
Tra i sostenitori del Festival internazionale di film sulla disabilità c’è Louise Depardieu, 14 enne figlia di Guillaume e nipote di Gerard che, in un video, dice: “Ho conosciuto la disabilità perché mio padre, artista incredibile e attore talentuoso, ha perso l’uso di una gamba (in seguito a un incidente, ndr. L’attore è morto nel 2008) e credo sia un’eccellente idea quella di portare la disabilità al cinema. Spesso le persone disabili sono considerate diverse, ma non è così. Sono uguali a noi, hanno le stesse capacità.
La diversità è positiva e questo festival dà loro la possibilità di esprimersi, di fare grandi cose e io lo sostengo. Per me è una rivoluzione”. Al festival saranno ammessi cortometraggi, documentari, lungometraggi, film di animazione. C’è tempo fino al 30 aprile per partecipare, l’iscrizione è gratuita. (lp)
Redattore Sociale http://www.redattoresociale.it