Dovrebbe aprire sabato 8 marzo a Varsavia: a gestirla sono delle attiviste stanche di aspettare che il governo cambi la legge attuale, molto restrittiva
Nella mattina di sabato 8 marzo dovrebbe aprire a Varsavia, la capitale della Polonia, la prima clinica del paese in cui sarà possibile accedere liberamente all’aborto farmacologico, che avviene ingerendo delle pillole entro le prime 12 settimane di gravidanza. La clinica verrà gestita dalle attiviste di Aborcyjny Dream Team, un’importante associazione per il diritto all’aborto, e si troverà nel centro della città, vicino al parlamento polacco: l’indirizzo è stato reso noto venerdì durante una conferenza stampa.
La Polonia ha una delle leggi più restrittive d’Europa sull’aborto, che è permesso solo in caso di stupro, incesto o di pericolo per la vita della donna ed è praticato in pochissimi ospedali. Per questo ogni anno decine di migliaia di donne polacche abortiscono clandestinamente in Polonia o legalmente all’estero grazie all’aiuto logistico ed economico delle associazioni che fanno parte della rete di Abortion Without Borders, fra cui Aborcyjny Dream Team.
Le norme sull’aborto erano entrate in vigore nel 2021, quando al governo c’era il partito di estrema destra Diritto e Giustizia (PiS). Cambiarle per renderle meno rigide era una delle promesse principali della campagna elettorale di Donald Tusk, che è diventato primo ministro a dicembre del 2023 con il sostegno di una larga coalizione che va dal centrodestra alla sinistra: a più di un anno dall’insediamento del suo governo però la situazione non è cambiata.
Kinga Jelinska e Natalia Broniarczyk, due fondatrici di Aborcyjny Dream Team, hanno detto di aver iniziato a pensare seriamente di aprire la clinica proprio quando hanno capito che le promesse di Tusk non sarebbero state mantenute in tempi brevi. Le difficoltà sono dovute anche agli equilibri politici della Polonia: il presidente Andrzej Duda è un membro di Diritto e Giustizia, quindi è favorevole alle restrizioni sull’aborto e fin da subito ha cercato di ostacolare molte iniziative del governo di Tusk. Inoltre lo scorso luglio un disegno di legge che avrebbe introdotto maggiori libertà per abortire fu bocciato dal parlamento a causa di divisioni interne allo stesso partito di Tusk, Piattaforma Civica.
«Discutono ma non viene fuori nulla. Per questo abbiamo deciso di aprire una clinica per aborti davanti ai loro occhi, davanti al parlamento, per ricordargli che queste realtà esistono, che le esperienze della gente comune vanno avanti a prescindere», dice Jelinska.
La clinica si chiamerà Abotak, è stata creata dentro a un vecchio negozio di alcolici di circa 60 metri quadrati ed è divisa in due sezioni: in quella che dà sulla strada è stato allestito un negozio di merchandising di Aborcyjny Dream Team, in cui accanto al cartellino del prezzo di ogni oggetto sarà specificato quanti bisogna comprarne per finanziare un aborto: l’associazione calcola che costi in media 75 euro, e quindi acquistando una maglietta si potrà coprire le spese per 1/4 di aborto, con dei calzini 1/8, e così via.
La parte posteriore è stata invece divisa in alcune stanze più piccole e due bagni in cui le persone possono prendere le pillole abortive a gruppi o da sole, ma anche fare un test di gravidanza, chiedere informazioni o ricevere assistenza in caso di aborto spontaneo. Lo spazio è stato pensato per essere allegro e accogliente, per evitare di rafforzare lo stigma che presenta l’aborto come qualcosa che deve essere nascosto e vissuto sempre come un trauma.
La posizione della clinica non è casuale. Oltre al parlamento, sulla stessa via ci sono anche la Cancelleria del presidente (un organo che assiste in vario modo il presidente) e la sede di Piattaforma Civica: è il luogo da dove il suo candidato presidente e attuale sindaco di Varsavia, Rafał Trzaskowski, sta conducendo la campagna elettorale per le presidenziali di maggio, in cui è considerato il favorito. Le attiviste di Aborcyjny Dream Team hanno detto di aver deciso autonomamente di aprire la clinica, senza comunicarlo all’amministrazione locale.
Per l’associazione invitare le persone a praticare un aborto in un luogo così vicino agli edifici governativi rende la pratica «un’azione politica di protesta e visibilità» e una «dichiarazione di indipendenza», che si aggiunge al lavoro che l’associazione porta avanti da anni.
Nel 2024 Aborcyjny Dream Team ha aiutato a praticare 47mila aborti, contro le poche centinaia avvenute negli ospedali pubblici. Nella maggior parte dei casi l’associazione ha inviato a casa della donna incinta un pacchetto contenente le pillole necessarie per indurre l’aborto e le istruzioni su quando prenderle. Per farlo ha speso l’equivalente di quasi 500mila euro, in gran parte provenienti da donazioni private.
L’aborto farmacologico entro le prime 12 settimane di gravidanza è considerato un metodo sicuro ed efficace dall’Organizzazione mondiale della sanità, anche quando viene praticato autonomamente e fuori da un contesto ospedaliero, purché la persona incinta sia informata e monitorata. In Italia fino alla pandemia di Covid-19 erano obbligatori tre giorni di ospedalizzazione per abortire in questo modo, mentre oggi la procedura si svolge in regime di day hospital. In altri paesi, come la Francia, le pillole possono essere prescritte anche dal medico di base e si assumono a casa.
In Polonia le associazioni che aiutano le donne ad abortire operano in una zona grigia: la legge non punisce le donne che abortiscono, ma solo le persone che le aiutano a farlo, con pene fino a tre anni di carcere. L’interpretazione più restrittiva di questa definizione comprende solo i medici che praticano gli aborti, ma un’interpretazione più ampia, che era quella adottata da Diritto e Giustizia, coinvolge anche coloro che forniscono le pillole per abortire, nonostante poi l’aborto sia indotto autonomamente dalla persona incinta.
Per questo a marzo del 2023 una delle fondatrici di Aborcyjny Dream Team, Justyna Wydrzyńska, era stata condannata a dieci mesi di lavori di pubblica utilità, diventando un simbolo per il movimento del diritto all’aborto. Lo scorso febbraio un tribunale ha stabilito che il suo processo debba essere rifatto perché a giudicarla era stata una giudice nominata in modo illegale da Diritto e Giustizia. Ma dato che la legge non è cambiata, è possibile che Wydrzyńska venga condannata di nuovo.

Kinga Jelinska, a destra, Justyna Wydrzyńska, al centro, e Natalia Broniarczyk, a sinistra, il giorno della condanna di Wydrzyńska il 14 marzo 2023 a Varsavia, in Polonia (AP Photo)
Tusk si è opposto pubblicamente alla persecuzione delle associazioni che aiutano le donne ad abortire, ma il fatto che Aborcyjny Dream Team inizierà a praticare interruzioni di gravidanza in una vera e propria clinica renderà le sue attiviste ancora più esposte alle denunce. Riguardo a questa possibilità, Broniarczyk ha detto che «legalmente non sappiamo [cosa accadrà], ma comunque non ci interessa». Secondo Jelinska, a prescindere dall’interpretazione della legge è importante mettere i politici in una condizione in cui non si possono tirare indietro dall’esprimersi sulla questione, specialmente in un momento così delicato come la campagna elettorale.
Broniarczyk e Jelinska sono convinte che prima o poi la legge verrà cambiata, ma sostengono che le loro azioni non solo aiutano le persone nel frattempo, ma offrono alla politica un esempio positivo di come l’aborto in alcuni casi possa essere praticato in modo sicuro anche al di fuori degli ospedali. Evitare quando possibile l’aborto chirurgico e prediligere l’aborto farmacologico senza obbligo di ospedalizzazione rende la pratica meno invasiva e riduce il rischio che le persone si trovino a dover interagire con del personale medico obiettore. Parlando di questo argomento hanno portato come esempio l’Italia e il suo alto tasso di obiezione di coscienza.
«Ora abbiamo anche una risposta a tutti gli uomini che ci chiamano e ci chiedono cosa possono fare» per aiutare la causa, dice ridendo Broniarczyk. «Comprate dei calzini!».