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Diversi leader europei sono a Kiev, dove hanno promesso nuovi aiuti militari in un momento assai complicato nelle relazioni con gli Stati Uniti di Trump
Lunedì mattina una quindicina di capi di stato e di governo europei e rappresentanti delle istituzioni dell’Unione, più il primo ministro canadese, sono arrivati a Kiev per mostrare il proprio appoggio al governo del presidente ucraino Volodymyr Zelensky in occasione del terzo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina, cominciata il 24 febbraio del 2022. Altri leader hanno partecipato in videoconferenza a una riunione che si è tenuta nel pomeriggio.
Durante la riunione la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha promesso lo sblocco di aiuti militari da parte dell’Unione Europea per 3,5 miliardi di euro, come parte del programma di aiuti da 50 miliardi di euro approvato dall’Unione lo scorso anno. Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez invece ha promesso ulteriori aiuti militari per un miliardo di euro.
La riunione è diventata ancora più importante dopo le ultime dichiarazioni false del presidente statunitense Donald Trump sull’Ucraina: Trump aveva definito Zelensky un «dittatore», aveva accusato l’Ucraina di avere iniziato la guerra e in generale aveva mostrato di volersi allineare alle posizioni della Russia di Vladimir Putin, aderendo alla sua propaganda. Aveva anche detto di voler trovare un accordo per la pace in Ucraina escludendo dalle trattative l’Unione Europea.
I leader dei paesi europei, in particolare quelli dei paesi baltici e scandinavi, hanno raggiunto la capitale ucraina in treno, e poi hanno visitato un memoriale allestito in piazza dell’Indipendenza assieme al presidente ucraino Volodymyr Zelensky e alla moglie Olena. In un discorso, Zelensky ha detto: «Tre anni dopo l’inizio dell’‘operazione militare speciale’, l’Ucraina è viva, sta combattendo e il nostro paese ha più amici che mai nel mondo».
Tra i leader arrivati a Kiev per l’incontro oltre a Von der Leyen e Sánchez ci sono stati il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa e il primo ministro canadese Justin Trudeau. Giorgia Meloni invece non c’è stata: ha spiegato la sua assenza citando impegni istituzionali, ma ha partecipato da remoto alla riunione del G7 presieduta dal presidente di turno, Trudeau appunto. La riunione del G7 è distinta da quella in cui sono stati annunciati gli aiuti, a cui invece hanno partecipato i leader di una quarantina di paesi, fra quelli presenti di persona e in videoconferenza. Non erano presenti nemmeno rappresentanti del governo statunitense.
Rispondendo alle domande dei giornalisti dopo la riunione, i leader occidentali hanno sottolineato la necessità di accelerare le procedure di ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea: von der Leyen ha detto che, se prosegue con le riforme necessarie a raggiungere gli standard per l’ammissione, il paese potrebbe entrare a far parte dell’Unione entro il 2030.
Zelensky ha detto di sperare di poter concludere la guerra nel 2025, ma ha evitato di rispondere direttamente a diverse domande riguardanti il suo rapporto con Donald Trump: ha detto per esempio di aspettarsi che gli Stati Uniti continueranno a sostenere l’Ucraina come i suoi altri alleati, e che i due paesi stanno lavorando a un accordo economico. Questa mattina la vice prima ministra ucraina Olha Stefanishyna aveva detto che un accordo per concedere agli Stati Uniti l’uso di parte delle riserve di metalli rari ucraini era nelle fasi finali della sua contrattazione: gli Stati Uniti però non hanno confermato ufficialmente le sue dichiarazioni.
Sempre lunedì i ministri degli Esteri dei paesi dell’Unione Europea hanno approvato nuove sanzioni contro la Russia: includono il congelamento di beni e la restrizioni sugli spostamenti per 83 tra funzionari ed enti accusati di avere legami con la cosiddetta “flotta fantasma” della Russia, ovvero le navi usate per trasportare in maniera clandestina petrolio, gas e altri prodotti e aggirare le sanzioni che molti stati hanno imposto alla Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina.