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L’ha organizzato Emmanuel Macron e partecipano i primi ministri di sette paesi, tra cui l’Italia: è una risposta ai tentativi di Donald Trump di negoziare da solo con Vladimir Putin
A Parigi è in corso l’incontro d’emergenza tra i principali leader europei sulla guerra in Ucraina, organizzato dal presidente francese Emmanuel Macron proprio mentre gli Stati Uniti stanno portando avanti discussioni con la Russia sulla fine della guerra senza coinvolgere né l’Ucraina né l’Europa. Martedì è infatti previsto il primo incontro tra una delegazione statunitense e una russa sull’Ucraina a Riad, in Arabia Saudita, senza la partecipazione dell’Ucraina o di rappresentanti dell’Unione Europea.
Prima di arrivare a Riad, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha detto che non ritiene che l’Europa debba avere un ruolo nei negoziati. Martedì Lavrov incontrerà il segretario di Stato degli Stati Uniti, Marco Rubio. Rubio domenica aveva detto che l’Europa e l’Ucraina saranno invitate ai «colloqui veri», suggerendo che quelli di martedì siano ancora interlocutori: lunedì lo ha ribadito il Dipartimento di Stato, chiarendo che in questa occasione non ci saranno trattative. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che sarà a sua volta a Riad mercoledì per una visita già prevista, lunedì ha detto che non parteciperà all’incontro tra Lavrov e Rubio e che l’Ucraina non riconoscerà «accordi fatti su di noi ma senza di noi».
Prima dell’inizio dell’incontro, Macron ha avuto un colloquio telefonico con Trump. La riunione è iniziato intorno alle 16 all’Eliseo, la sede istituzionale della presidenza francese. La sua organizzazione improvvisa è vista come una risposta politica alla decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di voler negoziare da solo il cessate il fuoco con Vladimir Putin. Almeno nelle intenzioni, l’obiettivo dovrebbe essere discutere un piano d’azione che consenta all’Europa di non rimanere esclusa dalle decisioni.
All’incontro di Parigi si dovrebbe discutere di quali garanzie di sicurezza potrebbe dare l’Europa all’Ucraina dopo un’eventuale fine della guerra, inclusa la possibilità di un’adesione automatica del paese alla NATO in caso di una chiara violazione del cessate il fuoco da parte della Russia, un’idea promossa da alcuni senatori statunitensi e sostenuta da diversi leader europei, come il presidente finlandese Alexander Stubb. La riunione potrebbe essere anche l’occasione per decidere come rispondere a una richiesta degli Stati Uniti sul possibile impiego di truppe da parte dell’Europa in caso di cessate il fuoco.
Il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot, che l’ha annunciato, ha parlato dell’incontro come di una «riunione di lavoro», specificando che non va messa molta enfasi su questo tipo di incontri perché «sono molto comuni». Sono presenti presidenti e primi ministri di Germania, Polonia, Danimarca, Regno Unito, Spagna e Paesi Bassi. Partecipa anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che secondo le informazioni raccolte informalmente dai giornali italiani avrebbe diverse perplessità sull’efficacia di questo incontro e sul formato.
Ci sono anche la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, quello del Consiglio Europeo António Costa, e il segretario generale della NATO, Mark Rutte, che nelle sue ultime dichiarazioni pubbliche ha detto che non è più possibile «fare affidamento esclusivamente sugli Stati Uniti per la nostra sicurezza». «Il summit di Parigi dovrà essere il punto di partenza per una strategia europea più forte e autonoma», ha aggiunto.
Secondo Meloni, sarebbe stato politicamente ben più rilevante organizzare un Consiglio Europeo straordinario (cioè la riunione dei 27 capi di stato e di governo dell’Unione Europea), invece che un incontro con pochi paesi scelti e senza un valore internazionale riconosciuto. Per Meloni inoltre sarebbe poco ragionevole che non partecipino i capi di governo dei paesi baltici, che sono maggiormente interessati da quello che fa la Russia perché ci confinano: saranno rappresentati dalla Danimarca, come quelli scandinavi. Rappresentanti dei governi di alcuni dei paesi che non sono stati invitati all’incontro, tra i quali Romania e Repubblica Ceca, hanno espresso delusione per non essere stati coinvolti. La presidente slovena Nataša Pirc Musar ha detto che «a livello simbolico gli organizzatori stanno mostrando che, anche all’interno dell’Unione, non tutti gli stati sono trattati allo stesso modo».
Domenica Keir Starmer, il primo ministro britannico, ha detto che se dovesse esserci un accordo per la fine della guerra in Ucraina il Regno Unito è disposto a schierare i propri soldati sul territorio ucraino in funzione di peacekeeping, come viene chiamata l’attività per prevenire la violazione degli accordi di pace attraverso il dispiegamento di un esercito neutrale (solitamente un contingente delle Nazioni Unite). Anche il governo svedese ha detto che sarebbe disposto a farlo.
La scorsa settimana Trump aveva detto di aver parlato al telefono con il presidente russo Putin e di aver concordato con lui l’inizio delle discussioni per negoziare la fine della guerra russa in Ucraina, il cui governo è stato informato della telefonata solo in seguito. Solo dopo la telefonata con Putin, infatti, Trump ha parlato anche con il presidente ucraino Zelensky. Quest’ultimo venerdì aveva poi incontrato il vicepresidente statunitense JD Vance e Rubio alla conferenza sulla Sicurezza di Monaco, un evento annuale a cui partecipano anche altri leader europei e mondiali. L’incontro era piuttosto atteso, ma non aveva avuto conseguenze rilevanti.