A Manhattan c’è un grattacielo vuoto che pende

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Il grattacielo One Seaport, al centro, fotografato il 28 dicembre 2020 (Gary Hershorn/ Getty Images)

Doveva essere una residenza esclusiva, ma tra un incidente mortale, difetti di costruzione e cause legali sono anni che è lì abbandonato

L’edificio che si trova al 161 di Maiden Lane, nella parte sud di Manhattan, doveva essere il primo grattacielo residenziale di lusso completamente rivestito di vetro della zona. I lavori per completarlo tuttavia sono bloccati da anni per via di una serie di incidenti, cause legali e trascuratezze nella costruzione, come quella che lo ha portato a pendere di una ventina di centimetri verso nord: il risultato è che in una zona così prestigiosa e frequentata come il distretto finanziario di New York c’è un grattacielo vuoto, abbandonato e malmesso.

Il grattacielo in questione è noto come One Seaport o Seaport Residences perché sorge in quella che era l’antica zona portuale della città. È alto 204 metri, si trova a poche centinaia di metri da Wall Street e si affaccia sull’East River, il fiume che separa Manhattan da Brooklyn. Lo si può distinguere proprio osservando lo skyline da lì o dall’omonimo ponte: per metà è ricoperto di vetrate che stanno subendo i segni del tempo, della sporcizia e dell’erosione degli agenti atmosferici, mentre per l’altra appare grezzo, nudo, incompleto.

La storia delle Seaport Residences risale al 2013, quando la società di sviluppo immobiliare Fortis Property Group acquistò per 64 milioni di dollari uno degli ultimi lotti non edificati dell’area. Il grattacielo fu progettato dalla Hill West Architects e la Fortis ne assegnò la realizzazione al costruttore italiano Pizzarotti, che a sua volta appaltò alcuni lavori alla SSC High Rise. L’edificio avrebbe dovuto avere ottanta appartamenti da diversi milioni di dollari con finiture di lusso, una piscina al trentesimo dei suoi sessanta piani e servizi esclusivi. Con questa posizione e queste caratteristiche circa la metà degli appartamenti era già stata venduta nel 2016, quando i cantieri erano aperti da poco.

Dall’anno successivo tuttavia il dipartimento di New York che si occupa degli edifici in città bloccò i lavori almeno dieci volte per il sospetto di violazioni nelle misure di sicurezza e di pratiche di costruzione ritenute rischiose. Ne seguirono ritardi e rimpalli di responsabilità che si trasformarono in contenziosi legali, a volte ancora aperti.

Un dettaglio del grattacielo incompleto, primo settembre 2023 (Taidgh Barron/ ZUMA Press Wire, ANSA)

I lavori furono bloccati per circa tre mesi dal settembre del 2017 in seguito alla morte di un operaio originario dell’Ecuador, che era precipitato dal ventinovesimo piano: la SSC High Rise si dichiarò colpevole di omicidio colposo e poi fallì, ma fu multata solo di 10mila dollari e nessuno finì in prigione. Per ultimare la costruzione la Pizzarotti coinvolse un’altra azienda, che però nel 2018 si accorse che l’edificio pendeva di quasi 8 centimetri verso nord, con il rischio di malfunzionamenti agli ascensori, crepe e altri danni.

Per cercare di risolvere la situazione i piani superiori dell’edificio furono deliberatamente costruiti fuori asse, nella direzione opposta: il problema tuttavia peggiorò e l’edificio assunse la forma di una banana, disse durante un’udienza in tribunale un avvocato dell’azienda italiana citato dal New Yorker.

Di norma le fondazioni dei grattacieli sono caratterizzate da lunghi pali rinforzati che trasferiscono il peso e la pressione nel suolo per dare più stabilità agli edifici. Secondo la Pizzarotti tuttavia per risparmiare soldi la Fortis aveva cercato di rendere il terreno più solido con gettate di cemento: nel 2019 così l’azienda italiana fece causa alla Fortis, sostenendo che avesse nascosto informazioni essenziali per la costruzione delle fondazioni. La Fortis invece fece a sua volta causa alla Pizzarotti per presunte negligenze durante la costruzione.

I lavori ripresero brevemente con un nuovo costruttore, ma si fermarono di nuovo nel luglio del 2020, quando gli operai accusarono la Fortis di non averli pagati. Da allora di fatto nella costruzione del grattacielo non ci sono stati avanzamenti significativi. Anche se nel progetto sono già state investite alcune centinaia di milioni di dollari non si sa se, quando, come e da chi verrà completato.

Il grattacielo illuminato, 10 ottobre 2018 (AP Photo/ Mark Lennihan)

Gli ingegneri strutturisti hanno stabilito più volte che è improbabile che il grattacielo crolli, ha scritto sempre il New Yorker, «ma ormai il progetto conosciuto come One Seaport è collassato tempo fa». 93 dei 99 contratti d’acquisto sono stati cancellati, ha detto nel febbraio del 2021 un avvocato coinvolto in una della ventina di cause in corso, alcune intentate dagli stessi compratori. In mezzo ai vari contenziosi sempre nel 2021 l’edificio è stato messo sotto il controllo di una persona incaricata. Nel 2023 sugli ultimi piani è comparso un grosso graffito, e anche se è vuoto e abbandonato il grattacielo di notte viene illuminato, cosa che lo rende ancora più spettrale.

Quanto al fatto che penda, non è un caso isolato. Uno degli esempi recenti più noti è quello della Millennium Tower di San Francisco, un grattacielo le cui fondazioni sono sprofondate in alcuni punti di oltre 40 centimetri, facendo spostare la cima di circa 18 centimetri verso nord e 7 verso ovest. Per cercare di raddrizzarlo sotto le fondazioni sono stati posati 52 nuovi pali in cemento e acciaio che si aggiungono a quelli preesistenti, in un’operazione particolarmente complessa e costosa. L’ingegnere a capo dell’operazione, Ronald Hamburger, ha ricordato che gli edifici che pendono sono piuttosto comuni nella Bay Area: «Visto che non sono grattacieli residenziali di lusso però a nessuno interessa».

Redazione il Post

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