Contro il regista Christophe Ruggia, accusato di aggressione sessuale su minore dall’attrice Adèle Haenel, che all’epoca dei fatti aveva tra i 12 e i 14 anni
Lunedì a Parigi è iniziato il processo contro il regista francese Christophe Ruggia, accusato dall’attrice Adèle Haenel di aggressione sessuale su minore. Nel 2019 Haenel raccontò al sito Mediapart che quando aveva tra i 12 e i 14 anni Christophe Ruggia, il regista del primo film in cui lei aveva recitato (Les Diables, del 2002), la molestò ripetutamente. Le sue accuse avevano fatto iniziare il #MeToo in Francia: diverse donne, alcune famose e altre meno famose, avevano cominciato a raccontare le molestie che avevano subito nel mondo del cinema, dello sport o sul posto di lavoro.
Ancora oggi l’attenzione verso il caso è alta. Prima dell’inizio del processo, su invito dei movimenti femministi, decine di persone si sono ritrovate davanti al tribunale di Parigi esibendo cartelli con scritto «Adèle, non sei sola», «Adèle, noi ti crediamo! Stupratori, vi vediamo!» o «La vergogna deve cambiare lato», citando uno slogan femminista e la frase pronunciata qualche settimana fa da Gisèle Pelicot, la donna sedata per dieci anni da quello che oggi è il suo ex marito, Dominique Pelicot, e poi violentata da lui e da decine di sconosciuti mentre era incosciente.
Se condannato, Christophe Ruggia (che ha 59 anni) rischia fino a dieci anni di carcere e una multa di 150mila euro.
Haenel, che oggi ha 35 anni e che durante la sua carriera ha vinto due César, i cosiddetti “premi Oscar francesi”, in tribunale ha raccontato in modo dettagliato le molestie e gli abusi subiti da Ruggia per almeno tre anni, durante i quali lei si era trovata spesso a viaggiare con lui per presentare il film in concorsi e festival in giro per il mondo. Ha testimoniato guardando Ruggia negli occhi e parlando anche delle conseguenze di quegli abusi: i pensieri suicidi e i molti problemi di salute mentale.
Ruggia, durante la testimonianza di Haenel, ha sempre tenuto gli occhi bassi ed è rimasto impassibile.
In diverse dichiarazioni pubbliche, e poi nelle deposizioni precedenti al processo, il regista aveva negato le accuse e cercato di screditare Haenel, parlando di una sua «vendetta» dopo che lui si era rifiutato di fare un altro film con lei; aveva anche sostenuto che lei avesse un «problema con gli uomini, legato in particolare al suo attivismo LGBT», che si fosse creata una sua «realtà parallela» e che certi fatti fossero stati provocati da Haenel stessa. Ruggia aveva menzionato per esempio un incontro che si era svolto a casa sua, durante il quale Haenel avrebbe detto «qualcosa» che lo avrebbe «disturbato» (parole sue): «Mosse la lingua nella bocca in un modo fondamentalmente erotico, degno di un film porno, guardandomi con occhi innamorati…».
Interrogato sulle prove trovate nel suo computer, tra le quali una ricerca su Internet con le parole “adele haenel hot”, Ruggia ha detto di non ricordare niente e che il suo atteggiamento nei confronti di Haenel al tempo del film era semplicemente «paterno».
Nel fascicolo delle indagini che hanno poi portato a un’accusa formale per Ruggia e al processo si parla invece di «costrizione psicologica» da parte del regista, di «mancanza di consenso» di lei, della sua «vulnerabilità all’epoca di fatti» e «dell’autorità» che Ruggia esercitava e che era soprattutto «legata alla differenza di status professionale» e alla differenza di età. Adèle Haenel era «vulnerabile e fragile a causa della sua età, si era trovata progressivamente isolata, era stata allontanata dal suo ambiente abituale, era soggetta alle ingiunzioni, alle decisioni e agli ordini di quest’uomo, mostrando una certa forma di sottomissione e obbedienza per paura delle sue reazioni».
Diverse e diversi testimoni ascoltati nel corso delle indagini hanno descritto il comportamento di Ruggia nei confronti di Haenel come «invasivo», «anormale», «ambiguo» e «fuori luogo».
Intervistati da Mediapart pochi giorni prima del processo, Anouck Michelin e Yann Le Bras, l’avvocata e l’avvocato di Adèle Haenel, hanno detto che Christophe Ruggia ha scelto «una procedura tristemente banale» per difendersi, «sintomatica e diffusa nei casi di violenza sessuale e stupro: ha negato e ha fatto affidamento sul fatto che o lei è pazza, o è arrabbiata con lui, o ha frainteso, (…) nel tentativo di screditarla. Ma la realtà è una sola, e cioè quello che un uomo di 37, 38, 39 anni ha fatto a una ragazzina di 12, 13, 14 anni».
Nel 2019 Adèle Haenel aveva detto di aver deciso di parlare pubblicamente della propria esperienza perché aveva saputo che Christophe Ruggia stava preparando un nuovo film con adolescenti come protagonisti. Poi aveva continuato a denunciare la violenza sistematica nel mondo del cinema, e nel 2020 lasciò la cerimonia dei César per protestare contro l’assegnazione di un premio come miglior regista a Roman Polanski, accusato di violenza sessuale e stupro da diverse donne.
Parlando poi di «complicità diffusa» dell’industria del cinema con i molestatori sessuali, nel maggio del 2023 Haenel aveva annunciato il proprio ritiro.