In Svezia un vecchio deposito di auto è diventato un’attrazione turistica

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Una vecchia auto abbandonata nel "cimitero delle auto" di Båstnäs, in Svezia (Foto di Christer Ehrling su Unsplash )

È a Båstnäs, al confine con la Norvegia: è diventato molto popolare, ma non è chiaro quanto sia pericoloso per l’ambiente

i sono diverse centinaia di automobili, non è chiaro quante (circa 800, secondo la stampa locale). Si tratta perlopiù di modelli parecchio vecchi, che sono stati costruiti tra gli anni Trenta e gli anni Sessanta. Il deposito è dismesso da decenni, ma le auto sono sempre rimaste lì: con il tempo la vegetazione è cresciuta, i telai si sono arrugginiti e molti animali hanno fatto il nido all’interno delle vetture abbandonate. Il luogo ha acquisito un fascino particolare e un’atmosfera che ricorda quella tipica dei grandi spazi un tempo usati dall’uomo, ma poi abbandonati.

Uno dei tanti video che si possono trovare online sul deposito di Båstnäs 

Il “cimitero delle auto” è quello che resta di un deposito di auto usate aperto negli anni Cinquanta da due fratelli, Rune e Tore Ivansson. All’epoca, come ha raccontato il giornale svedese Melleruds Nyether, i fratelli Ivansson riuscivano a fare buoni affari grazie soprattutto ai clienti che dalla Norvegia, dove le auto erano molto care, attraversavano il confine per comprare in Svezia un’automobile o dei pezzi di ricambio a un prezzo più conveniente.

Il deposito ha chiuso negli anni Ottanta: il terreno su cui sorge è ancora di proprietà degli eredi dei due fratelli, ma l’attività è cessata. Tra le persone che vengono qui e che sono state intervistate dai giornali locali, alcune hanno detto che lo fanno «per una questione di nostalgia». Altre, come Šárka Kováciková, una turista proveniente dalla Repubblica Ceca, perché pensano che il luogo abbia una certa atmosfera «magica», che richiama per molti versi quella di un famoso videogioco ambientato in un mondo post apocalittico dove l’umanità è stata decimata da un’epidemia zombie, The Last of Us.

Secondo il fotografo svedese Staffan Ekengren, che ha dedicato al deposito di Båstnäs un libro intitolato Kärlek till en skrot (che lo stesso Ekengren tradurrebbe come Innamorarsi di una discarica), si tratta di un luogo «che riesce a essere bello e brutto al tempo stesso», e che è molto affascinante anche perché «racconta la storia della relazione degli svedesi con le loro auto, in un momento – il secondo dopoguerra – in cui molti di loro improvvisamente potevano permettersi di comprarne una».

Ekengren ha lavorato al suo libro per diversi mesi, scattando foto e intervistando visitatori e persone che vivono nella zona. Tra i curiosi che ha incontrato c’è stata una troupe indipendente norvegese, che aveva scelto questo luogo per l’ambientazione di un film horror, e collettivi di pittori che erano venuti qui per disegnare le auto. «Ci sono persone che arrivano da tutta l’Europa», dice. «Il numero di visitatori è aumentato negli anni: sono disposti anche a farsi parecchia strada».

Sapere con precisione quante persone visitano il “cimitero delle auto” è difficile, dato che l’ingresso è libero e il deposito si trova in una zona scarsamente abitata. Secondo Lennart Österwald, un residente del luogo e membro del club automobilistico della vicina località di Töcksfors, ogni anno arrivano più di 10mila visitatori.

Negli ultimi anni il club ha cominciato a curare l’area cercando di renderla più accogliente: ha sistemato la strada sterrata che porta fino a lì e il parcheggio, e ha installato anche dei bagni temporanei e dei tavolini da picnic. Secondo Österwald, la cosa più impressionante del luogo è il modo con cui i rottami delle automobili vengono gradualmente invasi dalla natura: «Ci si può fare un’idea di come deve sembrare il mondo dopo che l’umanità è scomparsa e la natura riprende il suo spazio», ha detto al Göteborgs-Posten.

Alcune delle auto abbandonate al deposito di Båstnäs.

Alcune delle auto abbandonate al deposito di Båstnäs (© Staffan Ekengren)

Il deposito è menzionato anche sul sito del comune di Årjäng, che lo descrive come «un luogo di incontro culturale». «Il cimitero delle auto è un monumento a un tempo passato. Le macchine […] oggi possono essere viste come un’installazione artistica, dove la natura è l’attrice protagonista», si legge.

Il deposito, spiega il fotografo Ekengren, «è ormai parte del patrimonio culturale della zona, ed è importante preservarlo». Riconosce però che «rappresenta anche un problema ambientale», dato che le automobili abbandonate contengono materiali che potrebbero contaminare il suolo e le falde acquifere. In passato le autorità comunali di Årjäng sono state criticate e accusate di «ignorare una catastrofe ambientale».

Un'auto al deposito di Båstnäs.

© Staffan Ekengren

Negli ultimi anni l’amministrazione di Årjäng ha iniziato a valutare la situazione per capire se effettivamente la presenza di auto così vecchie stia causando dei danni ambientali nella zona. I controlli però non rientrano tra le priorità del comune, anche perché perlomeno a prima vista (quindi guardando l’area a occhio nudo, senza fare esami specifici) non sembrano esserci problemi nella vegetazione e gli animali che girano per il deposito sembrano stare bene. Österwald (del club automobilistico) e gli eredi dei fratelli Ivansson, che legalmente sono gli attuali proprietari del deposito, sostengono che dalle auto siano già stati tolti i residui dell’olio per motore e del carburante.

Rimuovere le auto sarebbe comunque un’operazione molto costosa, e al momento nessuno sembra veramente intenzionato a farlo. Il club automobilistico di Töcksfors sta lavorando per cercare di migliorare i servizi e per regolare il flusso di turisti, con il sostegno di alcuni privati: in programma c’è la realizzazione di percorsi per persone con disabilità e bagni permanenti, oltre all’ampliamento del parcheggio. Al momento, ha dichiarato Gunnar Henriksson, un membro del club che è responsabile per le attività che riguardano il deposito, il “cimitero delle auto di Båstnäs” «ha raggiunto il limite del numero di turisti che possono visitarlo. Stiamo pensando di introdurre un biglietto d’ingresso, con cui finanziare le attività necessarie a mantenerlo».

Redazione IL POST

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