Lo sostiene un documentario della tv pubblica RTVE, che ha reso noti i risultati di un’analisi sul DNA dell’esploratore
Sabato sul canale La1 della televisione pubblica spagnola RTVE è andato in onda il documentario Colón ADN, su verdadero origen. Come dice il titolo, l’argomento era raccontare le «vere origini» dell’esploratore Cristoforo Colombo (Cristóbal Colón in spagnolo), a partire da un’analisi del DNA dei suoi resti. Il documentario, raccontato con uno stile true crime, ha fatto ascolti molto alti: lo hanno visto più di 2 milioni di persone.
Colón ADN racconta il lavoro di José Antonio Lorente, un professore di Medicina legale dell’università di Granada che da anni porta avanti lo studio sulle origini dell’esploratore. Lorente fa parte di un gruppo di studiosi che da tempo contestano la versione storicamente accettata, e cioè che l’uomo che nel 1492 sbarcò in America nacque a Genova. Lorente iniziò i suoi studi nel 2001 ma nel 2005 si fermò perché, nonostante ritenesse incoraggianti i primi risultati, la tecnologia di quel periodo non era sufficiente a portarli a termine. Nel 2020 ricominciò e i suoi test del DNA sui resti di Colombo vennero raccontati dai media internazionali e anche dai giornali italiani.
La ricerca, tra le altre cose, ha stabilito anche che le ossa nella tomba della cattedrale di Siviglia sono effettivamente di Colombo. L’esploratore infatti morì nella città spagnola di Valladolid ma volle essere sepolto sull’isola di Hispaniola, nelle Antille, da cui le sue spoglie vennero spostate prima a Cuba nel 1795 e poi in Spagna nel 1898. Non era certo che in questi spostamenti non fosse andato perduto qualcosa.
Questa prima scoperta è stata anticipata ai giornalisti alcuni giorni prima della messa in onda di Colón ADN per creare attenzione attorno al documentario. Una cosa simile è stata fatta con le otto possibili origini di Colombo – chiamate «finaliste», sulle 25 ipotizzate in partenza – che sono state rivelate in anticipo. Tra le altre, Italia, Portogallo, Inghilterra e, in Spagna, Galizia, Castiglia, Catalogna, Valencia e Paesi Baschi-Navarra.
Lorente ha eseguito test del DNA – il documentario non dice quanti – anche in Italia, a persone di cognome “Colombo”. Le sue conclusioni si basano sul DNA mitocondriale, che contiene informazioni sull’ascendenza da parte di madre, e sul cromosoma Y del figlio di Colombo, Fernando (Hernando Colón). Lorente dice che sono compatibili con un’origine ebraica di Colombo.
Secondo i risultati delle analisi, Colombo sarebbe nato in un paese nel Mediterraneo occidentale. La ricerca ipotizza che fosse un ebreo dei Sefarditi, cioè della penisola iberica, perché all’epoca lì vivevano 200mila ebrei, mentre in Italia ce n’erano di meno, tra i 10 e i 15mila. Un’altra argomentazione è che Colombo si espresse sempre in spagnolo nelle sue lettere, senza mai usare parole dell’italiano di quel tempo, neppure in quelle spedite in Italia.
Colombo fu al servizio dei cosiddetti “re cattolici”, chiamati così proprio per la loro fede, Isabella I di Castiglia e Ferdinando II d’Aragona. Lo studioso Francesc Albardaner, ex presidente del Centro de Estudios Colombinos di Barcellona, ha sostenuto che Colombo possa aver nascosto la sua religione, o più probabilmente che sia convertito, per non essere perseguitato. La teoria alternativa che Cristoforo Colombo sia un ebreo spagnolo non è nuova in assoluto. È per esempio il tema di un articolo pubblicato nel 1913 sulla rivista The American Historical Review.