Quella del 2024 è stata l’estate più calda mai registrata

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Una bambina si rinfresca a Parigi il 29 luglio 2024 (AP Photo/Vadim Ghirda)

Mercoledì il Climate Change Service di Copernicus, il programma di collaborazione scientifica dell’Unione Europea che si occupa di osservazione della Terra, ha pubblicato un nuovo studio che mostra che l’estate del 2024 è stata la più calda mai registrata sulla Terra. Il giorno più caldo mai registrato è stato il 4 luglio, quando è sata raggiunta una temperatura media globale di 17,18 °C, e sia il mese di giugno che quello di agosto sono stati i più caldi mai registrati da quando ci si affida ai modelli attuali. Nel suo insieme, quest’estate è stata di 0,69 °C più calda rispetto alla media del periodo 1991-2020 e ha superato di 0,03 °C il precedente record stabilito l’estate scorsa.

Nell’emisfero boreale, dove si trova l’Europa, le temperature estive hanno alimentato incendi e tempeste molto intense, oltre a causare la morte di migliaia di persone. Anche in quello australe il caldo è stato però estremo: in Australia è stato battuto il record nazionale per il giorno più caldo mai registrato in agosto, toccando i 41,6 °C. «Sappiamo che il riscaldamento del pianeta porta a eventi climatici più intensi ed estremi, e ciò che abbiamo visto quest’estate non ha fatto eccezione», ha commentato il climatologo Julien Nicolas, che lavora per Copernicus.

Dal 2018 Copernicus realizza le proprie stime usando diversi tipi di dati, tra cui le misurazioni dirette della temperatura fatte da reti di termometri presenti sulla terra e in mare e le stime dei satelliti. Poi abbina questi dati a delle ricostruzioni di condizioni metereologiche passate (fino al 1940) per calcolare la temperatura media globale.

Quando riferendosi alla temperatura si dice “mai registrata” si intende tecnicamente dal 1979 ad oggi: in quell’anno le tecnologie satellitari raggiunsero un livello tale da permettere misurazioni accurate. Si può andare però anche molto più indietro nel tempo grazie allo studio della climatologia, che si basa su dati di tipo diverso: per esempio quelli che si possono ottenere dai sedimenti marini, dai prelievi a grande profondità dei ghiacciai della Groenlandia e dell’Antartide. Grazie alla climatologia sappiamo per esempio che per trovare temperature globali calde come quelle degli ultimi anni bisogna andare indietro di 120mila anni, al cosiddetto periodo Eemiano.

Redazione IL POST

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