Venezuela: cresce la pressione internazionale su Maduro

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Manifestazione di protesta dopo le elezioni in Venezuela

Varata una risoluzione all’Onu, con il si di Brasile e Colombia, l’Ue e 22 paesi esigono le schede elettorali, denunce di ‘terrorismo di Stato’

L’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) ha approvato all’unanimità una risoluzione che esige dal governo del Venezuela “il rispetto dei diritti umani, la volontà sovrana dell’elettorato e la verifica imparziale dei risultati che garantisca la trasparenza, la credibilità e la legittimità del processo elettorale”.

La proposta, articolata in sette punti, è stata presentata dagli Stati Uniti con il sostegno di Canada, Argentina, Cile, Ecuador, Paraguay, Guatemala, Repubblica Dominicana, Surinam ed Uruguay

Dopo due ore di trattative, il testo è stato accettato anche da Brasile e Colombia, i cui governi sono impegnati in una difficile mediazione nella crisi scoppiata per le elezioni presidenziali dello scorso 28 luglio, dopo che il Consiglio nazionale elettorale (Cne) ha proclamato vincitore Maduro, senza però mostrare le schede elettorali in base alle quali ha determinato questo riultato.

Né il presidente brasiliano Luis Inacio Lula Da Silva, né il suo collega colombiano, Gustavo Petro, hanno riconosciuto la vittoria di Maduro, ma stanno tentando di mantenere un canale di dialogo aperto con il governo di Caracas. Finora Lula ha proposto una ripetizione delle elezioni contestate – una possibilità respinta tanto da Maduro come dall’opposizione, e Petro ha parlato di una possibile amnistia per i dirigenti del chavismo, ma anche questa ipotesi non sembra aver convinto nessuno.

Il Messico si era unito al Brasile e alla Colombia per questa mediazione, ma il presidente Andres Manuel Lopez Obrador ha annunciato che sospende la sua partecipazione in questa iniziativa, almeno finché il Tribunale supremo di giustizia (Tsj) di Caracas non avrà finito di controllare le schede elettorali che avrebbe consegnato il Cne. E così il delegato messicano, insieme a quelli di Honduras, Bolivia e Saint Vincent e Grenadine, non ha partecipato al dibattito all’Osa.

“È stato un dibattito difficile ma abbiamo preservato il progetto”, ha spiegato un importante funzionario dell’Oea che ha partecipato alla discussione, a suo dire dai toni molto accesi.

‘Il governo venezuelano pratica il terrorismo di Stato’

La Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh) ha denunciato che “le pratiche di terrorismo di Stato perpetrate dall’attuale governo venezuelano non sono solo dirette alla persecuzione di settori specifici, ma generano anche un clima di paura e intimidazione tra la popolazione”.

In un comunicato l’istituzione di difesa dei diritti umani afferma che tali pratiche “consolidano la negazione del diritto alla partecipazione politica in un contesto di assoluta mancanza di protezione e vulnerabilità agli abusi di potere per i quali non esistono risorse di protezione, poiché le agenzie di controllo rispondono al regime e fanno parte della strategia repressiva dello Stato”.

Secondo la Commissione interamericana per i diritti umani “il governo al potere sta seminando il terrore come strumento per mettere a tacere i cittadini e perpetuarsi al potere”. Per la Cidh, “il Venezuela deve fermare immediatamente le pratiche che violano i diritti umani e ripristinare l’ordine democratico e lo stato di diritto”.

La Ue e 22 paesi esigono una verifica imparziale dei voti

L’Unione Europea ha chiesto al governo di Nicolás Maduro la liberazione dei prigionieri politici e la pubblicazione dei verbali elettorali.

In un comunicato congiunto firmato anche da altri 22 paesi tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Cile, Argentina e Canada, riuniti a Santo Domingo de Guzmán, capitale della Repubblica Dominicana, è stato lanciato un appello “per una soluzione in cui prevalgano la democrazia, la pace, la giustizia e la sicurezza in Venezuela”.

Nel testo si legge anche che “il momento richiede un dialogo ampio, inclusivo e in buona fede per facilitare una soluzione politica che favorisca la riconciliazione nazionale” e si sottolinea che “i diritti umani sono minacciati in questo momento dalle stesse autorità venezuelane”.

Nella loro dichiarazione i paesi chiedono anche un salvacondotto per i sei richiedenti asilo, rinchiusi da mesi presso l’Ambasciata argentina di Caracas, presa in carico dal Brasile dopo l’espulsione dei diplomatici di Buenos Aires. Infine, è stato ribadito anche il sostegno alle manifestazioni pacifiche previste domani nel paese sudamericano e in tutto il mondo.

Redazione ANSA

 

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