Nel Paese vengono abbattute due statue di Chavez. Sospesi i voli da e per Panama e la Repubblica Dominicana, Paesi ‘rei’ di aver messo in discussione la trasparenza del voto
AGI – Non si placano in Venezuela le proteste contro la contestata vittoria elettorale di Nicolas Maduro, che gli consentirebbe un terzo mandato di sei anni. Nella notte europea, i manifestanti arrabbiati per quella che considerano una frode elettorale hanno fra l’altro abbattuto in tre città le statue di Hugo Chavez, il leader “bolivariano” di cui Maduro è il successore, e la dura repressione delle manifestazioni ha provocato due morti e decine di arresti. In un’occasione, citata dal quotidiano spagnolo El Pais, i manifestanti hanno decapitato una statua dell’ex presidente morto a 58 anni nel 2013 e hanno trascinato la testa di bronzo legandola a una motocicletta con una catena, come fece Achille con il cadavere di Ettore a Troia, fra gli applausi della gente.
L’opposizione ha reso pubblico il proprio conteggio basato sui verbali compilati, che danno come vincitore Edmundo Gonzàlez con una differenza molto ampia rispetto a Nicolas Maduro: 6,2 milioni di voti contro 2,7.
La campagna di Edmundo, guidata dalla leader dell’opposizione dichiarata ineleggibile dalla Corte Suprema, Marìa Corina Machado, ha caricato tutti questi documenti su un sito web affinché possano essere confrontati. Questi dati smentiscono la versione ufficiale secondo cui il presidente del Venezuela ha vinto le elezioni presidenziali con il 51% e un milione di voti di vantaggio. Oltre che l’opposizione interna, anche la comunità internazionale diffida apertamente dei numeri presentati dal presidente chavista, soprattutto perché l partito al governo non ha fornito i dati specifici registrati in ciascun centro elettorale e non ha dimostrato che il ritardo nell’annuncio del conteggio fosse dovuto a un attacco informatico proveniente dalla Macedonia del Nord, come ha denunciato il procuratore generale.
I paesi preoccupati per la situazione venezuelana – dagli Stati Uniti all’Unione Europea ma anche alcuni alleati latinoamericani come Brasile, Colombia e Messico – chiedono che il governo Maduro fornisca un conteggio trasparente, con l’aiuto di revisori indipendenti, per chiarire ogni dubbio. Non si placano in Venezuela le proteste contro la contestata vittoria elettorale di Nicolas Maduro, che gli consentirebbe un terzo mandato di sei anni.
Nella notte europea, i manifestanti arrabbiati per quella che considerano una frode elettorale hanno fra l’altro abbattuto in tre città le statue di Hugo Chavez, il leader “bolivariano” di cui Maduro è il successore, e la dura repressione delle manifestazioni ha provocato due morti e decine di arresti. In un’occasione, citata dal quotidiano spagnolo El Pais, i manifestanti hanno decapitato una statua dell’ex presidente morto a 58 anni nel 2013 e hanno trascinato la testa di bronzo legandola a una motocicletta con una catena, come fece Achille con il cadavere di Ettore a Troia, fra gli applausi della gente. L’opposizione ha reso pubblico il proprio conteggio basato sui verbali compilati, che danno come vincitore Edmundo Gonzàlez con una differenza molto ampia rispetto a Nicolàs Maduro: 6,2 milioni di voti contro 2,7.
La campagna di Edmundo, guidata dalla leader dell’opposizione dichiarata ineleggibile dalla Corte Suprema, Mari’a Corina Machado , ha caricato tutti questi documenti su un sito web affinché possano essere confrontati. Questi dati smentiscono la versione ufficiale secondo cui il presidente del Venezuela ha vinto le elezioni presidenziali con il 51% e un milione di voti di vantaggio. Oltre che l’opposizione interna, anche la comunità internazionale diffida apertamente dei numeri presentati dal presidente chavista, soprattutto perché il partito al governo non ha fornito i dati specifici registrati in ciascun centro elettorale e non ha dimostrato che il ritardo nell’annuncio del conteggio fosse dovuto a un attacco informatico proveniente dalla Macedonia del Nord, come ha denunciato il procuratore generale.
I paesi preoccupati per la situazione venezuelana – dagli Stati Uniti all’Unione Europea ma anche alcuni alleati latinoamericani come Brasile, Colombia e Messico – chiedono che il governo Maduro fornisca un conteggio trasparente, con l’aiuto di revisori indipendenti, per chiarire ogni dubbio.
Secondo gli osservatori internazionali, lo stesso Maduro avrebbe bisogno di un riconoscimento internazionale e questo sarà possibile solo se fornirà le prove della sua vittoria. Le manifestazioni sono cominciate con fiumane di giovani che circondavano il Palazzo Miraflores, residenza presidenziale di Caracas, ma anche dai balconi delle case le persone urlavano e facevano rumore con le pentole. La polizia è stata mandata in strada e la repressione è stata dura.
I morti accertati sono due, ma sui social network si diffondono notizie non confermate di bilanci più gravi.”I venezuelani hanno espresso la loro volontà assoluta eleggendo Nicolas Maduro”, aveva dichiarato ieri il presidente del Consiglio Elettorale Nazionale (CNE), Elvis Amoroso, uomo vicino al potere. Secondo i risultati del CNE, Maduro, 61 anni, erede dell’ex presidente Hugo Chavez (1999-2013), è stato rieletto con 5,15 milioni di voti (51,20%). Il candidato dell’opposizione, Edmundo Gonzalez Urrutia, 74 anni, che ha sostituito Maria Corina Machado, dichiarata ineleggibile, ha ottenuto poco meno di 4,5 milioni (44,2%). Se Nicolas Maduro ha ricevuto il sostegno di Russia e Cina, cosi’ come degli altri suoi alleati abituali – Cuba, Nicaragua, Honduras e Bolivia – prevalenti sono state le reazioni negative da parte della comunità internazionale.
Nove paesi dell’America Latina – Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Uruguay – hanno chiesto in una dichiarazione congiunta una “revisione completa con la presenza di osservatori elettorali indipendenti”; Maduro ha risposto richiamando gli ambasciatori. Brasile e Colombia, due paesi di sinistra, hanno chiesto una verifica del conteggio mentre gli Stati Uniti per voce del segretario di Stato americano, Antony Blinken, hanno espresso “seria preoccupazione che il risultato annunciato non rifletta la volontà o il voto del popolo venezuelano”. Il capo della politica estera dell’Unione Europea Josep Borrell e la Francia hanno chiesto “piena trasparenza” pubblicando i verbali completi e i risultati e anche il ministro Tajani ha espresso “perplessità”Secondo gli osservatori internazionali, lo stesso Maduro avrebbe bisogno di un riconoscimento internazionale e questo sarà possibile solo se fornirà le prove della sua vittoria. Le manifestazioni sono cominciate con fiumane di giovani che circondavano il Palazzo Miraflores, residenza presidenziale di Caracas, ma anche dai balconi delle case le persone urlavano e facevano rumore con le pentole. La polizia è stata mandata in strada e la repressione è stata dura. I morti accertati sono due, ma sui social network si diffondono notizie non confermate di bilanci più gravi.”I venezuelani hanno espresso la loro volontà assoluta eleggendo Nicolas Maduro”, aveva dichiarato ieri il presidente del Consiglio Elettorale Nazionale (CNE), Elvis Amoroso, uomo vicino al potere. Secondo i risultati del CNE, Maduro, 61 anni, erede dell’ex presidente Hugo Chavez (1999-2013), è stato rieletto con 5,15 milioni di voti (51,20%). Il candidato dell’opposizione, Edmundo Gonzalez Urrutia, 74 anni, che ha sostituito Maria Corina Machado, dichiarata ineleggibile, ha ottenuto poco meno di 4,5 milioni (44,2%). Se Nicolas Maduro ha ricevuto il sostegno di Russia e Cina, così come degli altri suoi alleati abituali – Cuba, Nicaragua, Honduras e Bolivia – prevalenti sono state le reazioni negative da parte della comunità internazionale. Nove paesi dell’America Latina – Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Uruguay – hanno chiesto in una dichiarazione congiunta una “revisione completa con la presenza di osservatori elettorali indipendenti”; Maduro ha risposto richiamando gli ambasciatori.
Brasile e Colombia, due paesi di sinistra, hanno chiesto una verifica del conteggio mentre gli Stati Uniti per voce del segretario di Stato americano, Antony Blinken, hanno espresso “seria preoccupazione che il risultato annunciato non rifletta la volontà o il voto del popolo venezuelano”. Il capo della politica estera dell’Unione Europea Josep Borrell e la Francia hanno chiesto “piena trasparenza” pubblicando i verbali completi e i risultati e anche il ministro Tajani ha espresso “perplessità”.
Redazione AGI
di Francesca Venturi