I lavoratori in sciopero di Samsung Electronics, a Hwaseong, l'8 luglio 2024 (Hong Ki-won/Yonhap via AP)

Mercoledì il sindacato nazionale dei lavoratori di Samsung Electronics, che rappresenta più di un quinto di tutti i dipendenti della grossa società di tecnologia sudcoreana, ha dichiarato uno sciopero a tempo indeterminato nell’ambito di una grossa disputa sugli stipendi e sulle condizioni di lavoro che va avanti da mesi con l’azienda: i lavoratori erano già in sciopero da lunedì, e il sindacato ha deciso di prolungarne la durata non avendo avuto alcun riscontro dalla dirigenza. Finora si sono assentati dal lavoro circa 6.500 dipendenti, che potrebbero aumentare visto che il sindacato ne rappresenta 28 mila.

Delle condizioni di lavoro dentro Samsung Electronics si parlò già a fine maggio, quando ci fu la prima giornata di sciopero della storia dell’azienda. Fondata nel 1969, fa parte del più ampio Samsung Group, il più grande produttore mondiale di chip di memoria, smartphone e televisori. La società è accusata da tempo di adottare metodi molto duri per evitare la sindacalizzazione dei propri dipendenti: il fondatore del gruppo Lee Byung-chul, morto nel 1987, era fortemente contrario alla contrattazione collettiva.

Samsung non ha avuto un sindacato fino al 2019, quando un gruppo di dipendenti approfittò dell’arrivo di un governo di sinistra – quello del presidente Moon Jae-in, che prima di fare politica era un avvocato per i diritti umani che aveva spesso difeso i diritti dei sindacati – e del processo per corruzione del vicepresidente dell’azienda Lee Jae-yong, nipote del fondatore, per fondarne uno.

Oggi il sindacato rappresenta una buona parte dei dipendenti, e da gennaio è impegnato in una negoziazione sui salari con la direzione dell’azienda. L’intenzione è di ottenere un aumento del 3,5 per cento e un bonus ancorato agli utili dell’azienda in un momento di grande crescita per il settore in cui Samsung opera: solo la scorsa settimana Samsung ha dichiarato che nel secondo trimestre di quest’anno ha registrato un utile maggiore delle attese e pari a 7,5 miliardi di dollari. Il prezzo delle azioni della società è ai massimi da tempo, spinto al rialzo dalla forte domanda di chip nell’ambito della grossa ondata di sviluppo dell’intelligenza artificiale.

Finora le negoziazioni non hanno portato a un accordo: l’azienda si è detta ancora disponibile a un dialogo, ma il sindacato ha detto che i dipendenti non torneranno al lavoro fino a che non saranno accolte tutte le richieste. Il sindacato ha aggiunto che lo sciopero sta interrompendo o quantomeno rallentando alcune produzioni, ma alcuni esperti sostengono che l’impatto sulle attività dell’azienda rischia di essere comunque minimo per via dell’alto livello di automatizzazione delle fabbriche. Gli operatori sul mercato – clienti, fornitori e analisti – non si stanno mostrando preoccupati per il rischio di avere un calo delle forniture, il che potrebbe depotenziare gli effetti dello sciopero in corso

di Redazione IL POST

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