Il razzo che ha colpito Majdal Shams è il peggiore attacco a Israele dal 7 ottobre

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Il campo da calcio colpito da un razzo a Majdal Shams, nelle Alture del Golan, un territorio controllato da Israele, il 27 luglio 2024 (AP Photo/Hassan Shams)

Nella città a maggioranza drusa sulle Alture del Golan sono stati uccisi 12 bambini e ragazzi: in risposta l’esercito israeliano sta attaccando Hezbollah in Libano

Nella notte tra sabato e domenica l’esercito israeliano ha attaccato con dei droni sette località del Libano in risposta al razzo che sabato pomeriggio ha ucciso 12 bambini e ragazzi e ferito altre 29 persone a Majdal Shams nelle Alture del Golan, il territorio che Israele occupa dal 1967, dopo averlo sottratto al controllo della Siria. È stato l’attacco più grave subito da Israele dal 7 ottobre 2023, il giorno in cui Hamas uccise e rapì centinaia di persone in territorio israeliano e dopo il quale è iniziata l’invasione israeliana della Striscia di Gaza in cui sono state uccise decine di migliaia di civili palestinesi.

L’esercito israeliano ha detto che il razzo che ha colpito il campo da calcio di Majdal Shams è un Falaq-1 di fabbricazione iraniana, un tipo di arma usato solo da Hezbollah, il gruppo paramilitare libanese sostenuto appunto dall’Iran. Hezbollah ha negato ogni coinvolgimento, ma sono mesi che attacca Israele con razzi simili. Il gruppo armato ha detto alle Nazioni Unite che l’esplosione a Majdal Shams è stata causata da un razzo israeliano usato per intercettare degli attacchi aerei, ma l’affermazione non è stata finora verificata. Prima che si sapesse quanti morti aveva causato il razzo caduto a Majdal Shams, Hezbollah aveva rivendicato quattro altri attacchi nell’area vicino al confine col Libano, compreso uno avvenuto a circa 3 chilometri dal campo da calcio della città.

Dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza i lanci di razzi e droni kamikaze da parte di Hezbollah verso Israele sono stati quotidiani, così come i bombardamenti e gli attacchi mirati israeliani in risposta. Per questo da tempo ci sono timori che il conflitto in Medio Oriente possa aggravarsi ulteriormente: una vera e propria guerra tra Israele e Hezbollah avrebbe una scala diversa rispetto al conflitto tra Israele e Hamas, dato che Hezbollah ha molte più risorse militari e un maggiore appoggio da parte dell’Iran.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che Hezbollah «pagherà un prezzo alto» per l’attacco a Majdal Shams. La rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per il Libano, Jeanine Hennis-Plasschaert, e il capo della Forza di interposizione in Libano delle Nazioni Unite (UNIFIL), il generale Aroldo Lázaro Sáenz, hanno invece esortato sia Israele sia Hezbollah a trattenersi e a «mettere fine agli scambi di attacchi» che potrebbero «innescare una più grande conflagrazione che travolgerebbe l’intera regione in una catastrofe».

Anche il governo del Libano ha diffuso un messaggio sull’attacco, cosa che fa raramente, dicendo di condannare «tutti gli atti di violenza e aggressione contro tutti i civili» e chiedendo «un’immediata cessazione delle ostilità su tutti i fronti».

Non è ancora chiaro se gli attacchi israeliani in Libano di stanotte abbiano causato morti. L’aviazione israeliana ha detto di aver colpito «obiettivi terroristici», tra cui «riserve di armi».

Majdal Shams è una città di 11mila abitanti a maggioranza drusa: appartengono cioè a una minoranza religiosa che accoglie nella proprio dottrina elementi dell’islam, del giudaismo e del cristianesimo. I drusi parlano l’arabo e molti di loro sono cittadini israeliani.

Redazione IL POST

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