Chi vive illegalmente negli Stati Uniti ma è sposato con una persona statunitense non rischierà più l’espulsione

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(AP Photo/Alex Brandon, File)

È una riforma che il presidente Joe Biden annuncerà oggi: riguarderà circa 500mila persone che vivono senza permesso di soggiorno negli Stati Uniti

Martedì il presidente degli Stati Uniti Joe Biden annuncerà l’adozione di una riforma sull’immigrazione che consentirà a chi vive nel paese illegalmente da più di dieci anni ma è sposato con un cittadino o una cittadina statunitense di iniziare un processo per regolarizzare la propria situazione: secondo la Casa Bianca, che ha pubblicato martedì mattina un comunicato che anticipa l’annuncio ufficiale di Biden, di questo programma beneficeranno più di 500mila persone. La maggior parte di loro è nata in Messico. Le persone che rientrano nelle categorie descritte dalla riforma avranno tre anni di tempo per richiedere la residenza permanente negli Stati Uniti e avranno diritto a un permesso di lavoro di tre anni. Il processo dovrebbe iniziare prima della fine dell’estate.

L’annuncio è stato accolto molto positivamente poiché facilita il processo di regolarizzazione di centinaia di migliaia di persone che ormai vivono da anni stabilmente negli Stati Uniti. Prima di questa riforma una persona straniera senza documenti, anche se sposata da tempo con una cittadina o un cittadino statunitense, non poteva comunque lavorare e doveva tornare nel suo paese di origine a richiedere il visto, con il rischio di rimanere bloccata lì per mesi e di vedersi rifiutata la domanda. Queste persone non potevano neanche provare a richiedere la cittadinanza, nonostante fossero già sposate con cittadini statunitensi, poiché ottenere la cittadinanza negli Stati Uniti attraverso il matrimonio è un processo molto lungo che ha come prerequisito che la persona straniera già risieda legalmente negli Stati Uniti.

Biden dovrebbe dare più dettagli sulla riforma durante un evento che si terrà martedì alla Casa Bianca in occasione dei 12 anni dall’emanazione del Deferred Action for Childhood Arrivals (conosciuto come DACA), istituito dall’amministrazione Obama nel 2012, che protegge dall’espulsione le persone arrivate negli Stati Uniti da bambine. Nel 2017 l’amministrazione di Donald Trump aveva soppresso il programma, che fino a quel momento aveva regolarizzato la posizione di oltre 800mila persone che già vivevano negli Stati Uniti. Dal 2021 Biden sta cercando di ripristinarlo: al momento è bloccato alla Corte d’Appello.

Il tempismo con cui è stata annunciata questa riforma, che è stata descritta dal New York Times come «una delle azioni presidenziali più ampie per proteggere gli immigrati in oltre un decennio», è stato giudicato da molti non casuale. La decisione arriva infatti due settimane dopo l’emanazione di un altro ordine esecutivo che consente ai funzionari statunitensi alla frontiera di respingere rapidamente le persone migranti che entrano illegalmente negli Stati Uniti senza esaminare le loro richieste di asilo.

Questo dovrebbe accadere solo quando alla frontiera si superasse una soglia giornaliera di ingressi e le strutture fossero “sovraccariche”, ma data la situazione attuale la misura sta già venendo largamente utilizzata. Il procedimento è stato criticato da molti elettori di Biden e da diverse organizzazioni per i diritti delle persone migranti poiché sospende il diritto di chiedere asilo di chiunque entri nel territorio di un altro stato.

In diversi hanno quindi ipotizzato che le due riforme siano state presentate a distanza ravvicinata per evitare di danneggiare troppo l’immagine di Biden durante la campagna elettorale in vista delle elezioni presidenziali di novembre: Biden sta infatti cercando di presentarsi sia come un presidente che riesce a contenere l’immigrazione, un tema su cui è molto criticato dal candidato Repubblicano Donald Trump e dal suo elettorato, sia come uno che difende i diritti delle persone immigrate negli Stati Uniti. Anche nel comunicato che annuncia l’adozione della riforma, Biden viene prima descritto come qualcuno che ha l’obiettivo di «proteggere le nostre frontiere», un’espressione cara all’elettorato Repubblicano, ma poi anche come un presidente che «crede nell’ampliamento dei percorsi legali e nel tenere unite le famiglie».

Redazione  IL POST

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