Autorità locali ed esercito hanno adottato varie misure per rispondere a un eventuale attacco con droni e missili
Negli ultimi giorni Israele ha adottato una serie di misure per prepararsi a un eventuale attacco da parte dell’Iran: è una possibilità considerata ormai da giorni sempre più concreta, e guardata con crescente preoccupazione per via delle sue possibili conseguenze in tutta la regione del Medio Oriente.
Secondo i media locali il governo israeliano ha allertato le autorità locali di prepararsi alla possibilità di un attacco, anche allestendo una serie di rifugi pubblici. La settimana scorsa, inoltre, l’esercito israeliano ha sospeso il congedo per alcune unità di soldati, richiamato una serie di riservisti e rafforzato i propri sistemi di difesa antiaerea.
Da quando è iniziata la guerra nella Striscia di Gaza l’Iran non ha mai attaccato direttamente Israele, come hanno fatto invece ripetutamente vari gruppi suoi alleati, come Hezbollah in Libano e gli Houthi in Yemen. L’ipotesi di un attacco diretto è stata fatta dopo il bombardamento israeliano, lo scorso 1° aprile, contro l’ambasciata iraniana a Damasco, in Siria: il bombardamento, non rivendicato da Israele, aveva ucciso Mohammad Reza Zahedi, un importante generale delle Guardie rivoluzionarie, potente forza militare iraniana.
Diverse fonti informate dei fatti, sia iraniane che statunitensi, hanno detto ai media americani che un attacco dell’Iran contro Israele potrebbe essere compiuto nelle prossime 24 ore. Sono comunque informazioni e avvertimenti da prendere con cautela: le cose potrebbero cambiare velocemente e sembra che le autorità iraniane non abbiano ancora dato nessuna autorizzazione per compiere qualche tipo di operazione.
Venerdì Daniel Hagari, portavoce dell’esercito israeliano, ha detto di aver fatto una valutazione della situazione e di aver «approvato piani per una serie di scenari», a seguito di informazioni ricevute sui presunti piani dell’Iran per un attacco. Hagari non ha dato altri dettagli, e ha aggiunto di aver chiesto alla popolazione di restare vigile.
Sono circolate anche notizie sulla presunta parziale evacuazione e sul rafforzamento della sicurezza in alcune sedi diplomatiche israeliane, al momento non confermate dal ministero degli Esteri israeliano.
Anche gli Stati Uniti, alleati di Israele, hanno adottato una serie di misure per far fronte a un possibile attacco dell’Iran. Hanno trasferito altri mezzi militari in Medio Oriente: uno di questi è il cacciatorpediniere USS Carney, trasferito nel mar Mediterraneo orientale dal mar Rosso, dove era impegnato a far fronte agli attacchi degli Houthi. Il presidente Joe Biden ha anche inviato in Israele il suo più importante generale in Medio Oriente, Michael E. Kurilla, con l’obiettivo di coordinare possibili manovre militari. Gli Stati Uniti hanno inoltre intensificato i propri sforzi diplomatici per evitare un attacco.
Nel frattempo, sempre nell’eventualità di un attacco iraniano, vari paesi hanno invitato i propri cittadini a non andare in Israele: tra questi Francia, India, Russia, Polonia e Regno Unito. Il ministero degli Esteri tedesco, invece, ha consigliato ai cittadini tedeschi che si trovano in Iran di andarsene, nell’eventualità che uno scontro militare porti a una chiusura di possibili vie d’uscita. Il Dipartimento di Stato statunitense ha invece vietato al proprio personale diplomatico in Israele di uscire da Tel Aviv, Gerusalemme e Beersheba.
Sono state fatte varie ipotesi sul tipo di attacco che potrebbe compiere l’Iran, probabilmente con missili e droni.
L’opzione ritenuta al momento più improbabile, e la più grave, riguarda un attacco diretto in territorio israeliano. Un’altra ipotesi è che vengano colpite le ambasciate israeliane all’estero, specie nel mondo arabo, oppure i territori occupati da Israele ma non riconosciuti dalla comunità internazionale, come per esempio il Golan, un territorio siriano che Israele ha annesso nel 1981. Non è ancora da escludere nemmeno che l’attacco venga da uno degli alleati dell’Iran, come per esempio i gruppi armati sciiti siriani e iracheni (l’Iran è un paese a stragrande maggioranza sciita, uno dei due principali orientamenti dell’Islam).
Secondo alcuni funzionari statunitensi ascoltati dal Financial Times, e informati sul contenuto di alcuni colloqui tra l’Iran e l’Oman, stato che ha spesso facilitato la diplomazia tra Iran e Stati Uniti, l’attacco iraniano sarà comunque contenuto: sempre secondo questi funzionari l’obiettivo dell’Iran è rispondere al bombardamento israeliano all’ambasciata iraniana di Damasco, ma senza portare a un allargamento della guerra.