Buttai giù la statua di Saddam, ma me ne pento

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Jabburi divenne un eroe nel 2003, ma ora dice che ‘Oggi l’Iraq non è migliore’

Con un grosso martello da 10 chilogrammi Kazem Jabburi, campione iracheno di wrestling e sollevamento pesi, accorse nella centrale piazza Firdos di Baghdad e cominciò a mandare in frantumi la base dell’enorme statua di Saddam Hussein, il cui potere assoluto si stava sgretolando in quei giorni d’inizio aprile del 2003 sotto i colpi dell’invasione anglo-americana.

Ventuno anni dopo Kazem si pente di quel gesto

E soprattutto dice di avere nostalgia dei tempi di Saddam, deposto dopo 25 anni di potere e poi impiccato a Baghdad a seguito di un processo da più parti definito sommario. “Se potessi tornare indietro, non danneggerei la statua di Saddam, anzi la rimetterei in piedi, al centro della piazza”, racconta il 72enne parlando alla tv panaraba Al Arabiya.

Eppure la rabbia di quel 9 aprile 2003, espressa con un gesto ripreso da tutte le tv del mondo, era frutto di una sofferenza che veniva da lontano. “Vengo da una famiglia di marxisti. Per questo Saddam aveva messo in carcere e fatto uccidere molti miei familiari, incluso mio zio e mio fratello. Alcuni furono giustiziati, altri furono condannati all’ergastolo” per reati di opinione.

Kazem, nato nel 1952, sin da giovane era amante delle motociclette di grossa cilindrata, in particolare delle Harley-Davidson. Afferma di esser stato “uno dei pochi che sapeva ripararle” e che molti figli dei gerarchi del regime, incluso Uday, uno dei rampolli di Saddam, si affidava alle sue mani per modificare le motociclette. Alcune di queste, secondo i media di Baghdad, erano state trafugate dagli uomini del regime durante l’invasione irachena del Kuwait.  Tanto che Kazem Jabburi era stato incolpato nel 2005, due anni dopo la caduta di Saddam, di collezionare motociclette rubate.

La passione per i motori si è intrecciata a lungo con quella per il wrestling e il sollevamento pesi. E, soprattutto, ha legato Kazem direttamente a Uday, anch’egli appassionato di body building e che condivideva con Kazem la gestione di una palestra a Baghdad. A seguito di dissidi tra lui e Uday legati alle motociclette e all’uso di steroidi per la crescita muscolare, Kazem finì in carcere sul finire degl anni ’90. “Le accuse erano tutte inventate, era un modo per mettermi da parte e farmela pagare”, afferma l’ex campione iracheno di pesi massimi.

“Per questo motivo, quando il 9 aprile 2003 tutti accorsero in piazza Firdos, presi un martello enorme e cominciai a spaccare la base della statua” racconta Kazem. La statua, alta 12 metri, era stata eretta solo un anno prima. “Poi arrivò un militare americano – racconta – e ci accordammo che per buttare giù la statua avremmo avuto bisogno di una gru… poco dopo – prosegue il racconto – arrivò un carro armato e con una corda legata al collo della statua la tirammo giù dal piedistallo”.

Questa immagine è rimasta a lungo negli occhi di milioni di iracheni e di osservatori stranieri, un’icona di un periodo di storia che finiva e di un altro che cominciava.

Dopo il 2003 l’Iraq è entrato in effetti in una nuova fase di instabilità e di guerra civile e regionale da cui non è di fatto più uscito. “Saddam non c’è più, ma sono arrivati mille Saddam Hussein… oggi i partiti al potere sono corrotti e uccidono senza una ragione. Il Paese non è più sicuro, mentre all’epoca di Saddam c’era sicurezza”.

Redazione Ansa

 

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