Gli adesivi contro i turisti comparsi per le strade di Malaga

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Un adesivo con scritto "In passato questo era centro" attaccato a delle cassette di sicurezza che contengono le chiavi degli appartamenti in affitto (@aDanielPerez / X)

Vengono attaccati sui palazzi dove ci sono appartamenti per gli affitti brevi da cittadini che sostengono che la città sia diventata invivibile a causa del turismo di massa

Nelle ultime settimane nel centro di Malaga, nel sud della Spagna, sono comparsi diversi adesivi che criticano l’eccessiva presenza di turisti in città e sottolineano come abbia peggiorato la qualità di vita degli abitanti. Questi adesivi vengono attaccati principalmente su alcune targhe, sempre più presenti accanto ai portoni dei palazzi nel centro storico della città, che con la sigla AT (apartamento turístico) indicano la presenza di un alloggio turistico nell’edificio. Gli adesivi, che riprendono la grafica di questi cartelli, riportano frasi corte che contengono le stesse due lettere, ma con un significato diverso: alcuni esempi sono “Apestando a Turista” (ossia, “puzza di turista”), oppure “AnTes una familia vivía aquí” (“in passato una famiglia viveva qui”) e “AnTes to esto era centro” (“prima questo era centro”).

Da sempre Malaga è una delle destinazioni turistiche più popolari della Spagna, ma negli ultimi anni il numero dei visitatori è cresciuto in modo considerevole: nel 2023 la città ha raggiunto il record di 14 milioni di turisti in un anno. Come sta accadendo anche in altre città europee, fra cui molte italiane, i residenti di Malaga hanno iniziato a lamentarsi del fatto che l’eccessiva quantità di turisti, specialmente stranieri, stia peggiorando la qualità della vita degli abitanti della città: sempre più case vengono tolte dal mercato immobiliare degli affitti a lungo termine per diventare alloggi turistici, il centro della città è sempre più affollato e molte attività che contribuivano all’esistenza di una vita di quartiere stanno chiudendo. Molti turisti arrivano ormai anche durante la bassa stagione e tutti questi fattori hanno portato a un generale aumento del costo della vita.

L’idea di protestare contro questa tendenza utilizzando gli adesivi è nata da un uomo conosciuto come Dani Drunko, proprietario di un bar molto frequentato a Malaga chiamato Drunkorama. Ha detto al giornale locale Diario Sur di aver pensato a questa iniziativa quando il proprietario della casa in cui abita da dieci anni si è rifiutato di rinnovargli il contratto, anche con un affitto più alto, o di vendergli la casa. Secondo Dani Drunko il motivo è che, trovandosi l’appartamento in centro, il suo padrone di casa ha deciso di farlo diventare un alloggio turistico. Attraverso l’account Instagram del bar, Dani Drunko e i suoi dipendenti hanno quindi chiesto alle persone di proporre degli slogan divertenti contro il turismo che includessero la sigla “AT”, fra cui poi hanno selezionato i migliori e ne hanno fatto degli adesivi che hanno attaccato per la città.

Da allora in diversi hanno seguito l’esempio di Dani Drunko e nelle ultime settimane sono comparsi sui muri del centro anche molti altri adesivi che non sono stati creati dallo staff di Drunkorama. Alla fine di febbraio hanno aderito all’iniziativa anche i collettivi La Casa Invisible e GuirisGoHome (“Guiris” è la parola spagnola con cui si indicano i turisti anglofoni o provenienti dall’Europa centro-settentrionale). Gli adesivi sono stati elogiati anche da alcuni politici che, come Dani Drunko, hanno criticato l’attuale sindaco di Malaga Paco de la Torre, del partito conservatore Partido Popular.

Le proteste degli abitanti spagnoli di Malaga non riguardano solo i turisti ma anche l’arrivo di moltissimi lavoratori stranieri provenienti da paesi più ricchi, una categoria di cui fanno parte anche i cosiddetti “nomadi digitali”, ossia persone che lavorano da remoto e quindi si trasferiscono in paesi dove il costo della vita è per loro più basso. Secondo l’Istituto nazionale di statistica spagnolo (INE) otto persone su dieci che si trasferiscono oggi a Malaga sono straniere e questo dipende anche dal fatto che centinaia di aziende e startup del settore della tecnologia, inclusa Google, hanno aperto degli uffici in città. Questo ha portato a un ulteriore incremento del prezzo degli affitti, già aumentati a causa della diminuzione dell’offerta per via della mancanza di alloggi a lungo termine.

Malaga non è l’unica città spagnola dove negli ultimi anni sono comparse scritte contro i turisti. Nelle Isole Canarie è diventato abbastanza comune vedere per strada dei graffiti che intimano i turisti a tornarsene a casa, e a Tenerife, una delle isole più popolari, la questione non riguarda solo il costo della vita ma anche l’accesso all’acqua: l’isola ha recentemente dichiarato un’emergenza idrica e la cosa ha portato a molte polemiche dato che è stato fatto notare come alcune aree più turistiche dell’isola consumassero fino a sei volte più acqua di altre zone prettamente residenziali.

In altri casi gli abitanti si lamentano di come il turismo abbia tolto loro la possibilità di vivere il proprio territorio e alcune trovate sono state particolarmente originali: lo scorso agosto a Palma di Maiorca, un’isola dell’arcipelago spagnolo delle Isole Baleari, sono comparsi dei cartelli davanti ad alcune popolari spiagge che riportavano le scritte «attenzione alle meduse pericolose» e «attenzione, rocce che cadono». Tutti questi cartelli, scritti in inglese, riportavano però anche delle spiegazioni in catalano che informavano i locali che gli avvertimenti non erano reali: alcuni di questi messaggi dicevano «il problema non è la caduta di massi, è il turismo di massa» e «spiaggia aperta tranne che per gli stranieri (guiris) e le meduse».

Il problema del turismo di massa non riguarda solo la Spagna, ma moltissime località turistiche. A essere criticati non sono solo i turisti che scelgono di visitarle, ma anche le amministrazioni cittadine che regolano il mercato immobiliare e permettono l’aumento del costo della vita e un graduale spopolamento dei centri storici. A livello mondiale, alcune amministrazioni hanno infatti approvato delle leggi per arginare questi problemi: a settembre 2023 a New York, negli Stati Uniti, sono stati vietati gli affitti di appartamenti a breve termine, mentre a Parigi gli appartamenti affittati a breve termine per più di 120 giorni all’anno vengono tassati come se fossero una struttura alberghiera. A Firenze la giunta comunale ha approvato a luglio del 2023 una delibera per vietare l’apertura di nuovi Airbnb e altri alloggi ad affitto breve nel centro storico, anche se molti cittadini hanno sostenuto che l’amministrazione dovesse intervenire anche sul numero già troppo alto di alloggi esistenti, che non sono toccati dalla delibera.

Ad Amsterdam, l’amministrazione locale ha avviato una campagna a marzo del 2023 per scoraggiare l’arrivo di turisti, soprattutto britannici, che possano avere comportamenti problematici per l’ordine pubblico. A Kyoto è stato da poco vietato ai turisti l’ingresso nei piccoli vicoli privati del quartiere di Gion, una delle destinazioni turistiche più amate della città dove si trovano le storiche sale da té in cui si esibiscono le geishe. L’amministrazione cittadina l’ha fatto in risposta alle preoccupazioni dei residenti riguardo alla possibilità che il loro quartiere diventasse «un parco a tema».

Redazione IL POST

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