A Ilaria Salis sono stati negati gli arresti domiciliari

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Giovedì la donna in carcere in Ungheria da 13 mesi con l’accusa di aver aggredito dei militanti neonazisti era stata portata di nuovo in aula con mani e piedi incatenati

Giovedì il tribunale di Budapest ha respinto la richiesta degli arresti domiciliari per Ilaria Salis, la donna italiana incarcerata in Ungheria da più di un anno con l’accusa di aver aggredito alcuni neonazisti. Salis, che per la legge ungherese rischia fino a 16 anni per accuse ritenute risibili, continuerà dunque a restare in carcere: secondo il giudice, Jozsef Sós, «le circostanze non sono cambiate» ed «esiste sempre il pericolo di fuga».

Come era successo anche a fine gennaio, Salis era stata portata in aula per l’udienza con mani e piedi incatenati, accompagnata da una guardia che la teneva con una catena legata all’addome con una specie di cintura. La vicenda che la riguarda è diventata ormai un caso politico in Europa. La prossima udienza del processo è stata fissata per il 24 maggio.

L’inviato di Repubblica Giuliano Foschini ha raccontato che prima dell’udienza, fuori dal tribunale, alcuni neonazisti hanno insultato e minacciato l’interprete di Salis, il suo avvocato Eugenio Losco e un gruppo di suoi sostenitori arrivati dall’Italia, tra cui il fumettista Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech, che segue il suo caso da tempo e lo sta raccontando in una rubrica settimanale sulla rivista Internazionale. Niccolò Zancan, inviato della Stampaha mostrato su X la lettera che Salis ha consegnato in tribunale per autorizzare l’uso delle immagini riprese, in cui si vede appunto incatenata. In aula è presente anche una delegazione di parlamentari dei partiti di opposizione italiani.

L’Ungheria è un paese semiautoritario guidato dal 2010 dal primo ministro Viktor Orbán, di estrema destra, che negli anni ha smantellato il sistema giudiziario senza curarsi del rispetto dei diritti umani di persone imputate e detenute. Al contempo però il paese fa parte dell’Unione Europea e il governo di Orbán è un importante alleato di quello di Giorgia Meloni in ambito europeo.

Dopo un anno di sostanziale inattività, a fine gennaio il governo italiano ha infine cominciato a interessarsi al caso di Salis: quello ungherese però sembra fermo sulle sue posizioni.

Nelle ultime settimane gli avvocati di Salis avevano chiesto al governo italiano di fare pressione affinché l’Ungheria le concedesse gli arresti domiciliari in Italia, oppure nell’ambasciata italiana a Budapest; avevano anche chiesto che il governo fornisse all’Ungheria un documento di garanzia, una nota ufficiale, sul fatto che a Salis sarebbero state applicate le misure cautelari in Italia. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il ministro della Giustizia Carlo Nordio hanno fatto sapere che i domiciliari in ambasciata non sono possibili, per motivi tecnici e giuridici, mentre fare pressione sull’Ungheria sarebbe «irrituale e irricevibile».

Il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó e il portavoce del governo Zoltan Kovacs, invece, hanno criticato duramente il racconto che sui media italiani si sta facendo del caso e i tentativi di mediazione del governo italiano. A fine febbraio, al termine di un incontro con Tajani a Roma, Szijjártó si era lamentato del fatto che l’Italia stesse cercando «di interferire con un caso giudiziario ungherese».

Ilaria Salis, 39 anni, antifascista, è accusata insieme ad altre persone di aver aggredito dei neonazisti fra il 9 e il 12 febbraio 2023 a Budapest, nei giorni in cui migliaia di militanti di estrema destra da tutta Europa erano in Ungheria per festeggiare il Giorno dell’onore (Tag der Ehre). La manifestazione, che si svolge ogni anno con cortei, concerti ed eventi organizzati in diversi punti della città, celebra un battaglione nazista che nel 1945 tentò di impedire l’assedio di Budapest da parte dell’Armata Rossa. Da due anni la polizia ungherese non autorizza le parate a causa del pericolo di scontri e disordine pubblico, ma alcune celebrazioni e cortei più piccoli sono comunque tollerati.

Fra il 9 e il 12 febbraio del 2023 diversi militanti neonazisti ungheresi e stranieri che si trovavano in città per la manifestazione erano stati aggrediti per strada da un gruppo di persone a volto coperto e alcuni episodi erano stati anche ripresi dalle telecamere di sicurezza dei negozi nella zona. Pochi giorni dopo le autorità ungheresi avevano arrestato alcuni militanti antifascisti tedeschi e Salis, che oltre a essere stata accusata di aggressione è accusata di far parte di un’organizzazione estremista di sinistra che avrebbe pianificato le aggressioni contro i militanti di estrema destra.

Salis, che ha denunciato in alcune lettere le pessime condizioni della sua detenzione, si dichiara innocente: dice di aver partecipato a delle contromanifestazioni pacifiche che si erano tenute nel corso della giornata ma di non aver aggredito nessuno. Le altre due persone incriminate oltre a lei erano una donna e un uomo tedeschi. La prima è stata rinviata a giudizio e ha già partecipato a un’udienza a Budapest, ma è in custodia cautelare a Berlino e il suo processo inizierà il 24 maggio; il secondo invece si era dichiarato colpevole a fine gennaio ed è stato condannato a tre anni di carcere.

Redazione IL POST

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