La più grande nave da crociera del mondo non ha risolto i problemi di emissioni

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La “Icon of the Seas” era stata presentata come un modo più sostenibile di viaggiare rispetto alle crociere del passato, ma il suo impatto ambientale rimane comunque altissimo

Sabato 27 gennaio salperà per il suo viaggio inaugurale la Icon of the Seas, la più grande nave da crociera del mondo costruita da Royal Caribbean, una delle maggiori aziende del settore. La Icon of the Seas ha attirato l’attenzione di molti giornali per le sue enormi dimensioni (è lunga 365 metri, ha una stazza di 250 mila tonnellate e può ospitare più di ottomila persone tra passeggeri ed equipaggio) e per le sue caratteristiche estremamente lussuose: ha 40 tra bar e ristoranti, sette piscine, sei scivoli d’acqua e una cascata alta più di 15 metri.

Royal Caribbean, l’azienda costruttrice, ha poi messo in atto una campagna pubblicitaria piuttosto ampia, basata in parte sul fatto che la Icon of the Seas adotta numerose tecnologie per aumentare la sostenibilità dei viaggi in crociera. Questo ha provocato un certo dibattito perché, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, le crociere sono uno dei modi di viaggiare più inquinanti e meno sostenibili.

L’idea che le crociere siano particolarmente inquinanti può sembrare controintuitiva, perché potrebbe esserci la tendenza a pensare che, siccome la navigazione è un metodo di viaggio estremamente antico, sia più sostenibile per esempio dei viaggi in aereo. In realtà le navi da crociera non sono semplici imbarcazioni, ma città galleggianti, che oltre a spostarsi devono far funzionare un’enorme quantità di attività.

La Icon of the Seas, per esempio, viene definita da Royal Caribbean come «un parco acquatico nel mare», che ha al suo interno, tra le altre cose, un anfiteatro al coperto, un parco, cinema e numerosi altri intrattenimenti. A questo si aggiungono ovviamente tutte le strutture necessarie per l’ospitalità dei viaggiatori, con cabine, camere e suite: tutte cose che aumentano molto l’impatto ambientale delle crociere.

Come ha notato per esempio Bloomberg, grazie a questa percezione errata per cui la navigazione sarebbe meno inquinante le crociere sono spesso state al riparo dalle critiche sul loro ruolo nella crisi ambientale. Mentre per i viaggi in aereo è stata inventata la parola «flight shame», vergogna del volo, che descrive lo stigma sociale associato all’impatto ambientale di volare, per le crociere non esiste niente di tutto questo.

Una stima che viene spesso citata quando si parla dell’impatto ambientale delle crociere è quella fatta nel 2022 da Bryan Comer, direttore del programma marittimo al Consiglio internazionale per il trasporto pulito, un centro studi americano. Comer ha calcolato che una crociera di cinque giorni che percorre una distanza di 2.000 chilometri, fatta su una nave moderna, produce circa 500 chilogrammi di CO2 per passeggero. Se lo stesso passeggero prendesse un aereo per una destinazione a 2.000 chilometri di distanza e soggiornasse per cinque giorni in un hotel a quattro stelle produrrebbe 235 chili di CO2.

Questo calcolo non considera il fatto che, per raggiungere il posto da cui salpa la nave da crociera, molte persone prendono l’aereo: per esempio la Icon of the Seas parte da Miami, negli Stati Uniti, e per imbarcarsi sul viaggio inaugurale arriveranno passeggeri da molte parti del mondo.

Queste stime non tengono nemmeno conto delle emissioni di altri agenti inquinanti come per esempio il nero di carbone (noto anche come nerofumo, e come “black carbon” in inglese), un prodotto della combustione degli idrocarburi particolarmente inquinante, oppure dei danni provocati alla fauna marina.

Nel tempo le compagnie navali hanno cercato di adottare vari sistemi per ridurre per quanto possibile le emissioni. Per quanto riguarda la Icon of the Seas, Royal Caribbean ha messo a punto tutta una serie di sistemi che secondo gli esperti sono un buon passo avanti, anche se largamente insufficiente. Per esempio è la prima nave dell’azienda a essere alimentata interamente da gas naturale liquefatto (GNL), un tipo di carburante che produce circa il 25 per cento in meno della CO2 prodotta dai carburanti tradizionali, come l’olio combustibile denso. Alcune di queste misure comportano però compromessi onerosi a livello ambientale. I motori delle navi alimentati a GNL, per esempio, hanno la tendenza a disperdere nell’atmosfera gas metano, che ha un impatto sull’ambiente molto più pesante della CO2.

Tra le altre cose, la Icon of the Seas ha un sistema per riciclare le acque di scarico, che vengono purificate e riutilizzate quasi per intero. Ha anche un sistema per collegarsi alla rete elettrica della terraferma quando si trova ancorata nei porti, in maniera da non dover tenere il motore acceso quando la nave è ferma. Il problema, però, è che soltanto il 2 per cento dei porti del mondo (tra cui quello di Miami) ha le capacità di collegare alla propria rete elettrica una nave del genere.

Il New York Times ha pubblicato un dettagliato articolo in cui vaglia tutti gli accorgimenti adottati sulla nave per ridurre l’impatto ambientale della crociera, e vari esperti notano come, sebbene le misure possano considerarsi notevoli miglioramenti, non sono comunque in grado di risolvere il problema del grosso impatto ambientale delle crociere.

Royal Caribbean, così come molte altre principali compagnie di navi da crociera, ha promesso di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.

di Redazione Il Post

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