Lo speaker della Camera ha imposto un abbigliamento “all’occidentale”, criticato perché visto come un retaggio del periodo coloniale
La scorsa settimana Moses Wetangula, speaker dell’Assemblea nazionale, la camera bassa del parlamento keniano, ha detto che i deputati non avrebbero più potuto indossare una serie di abiti tradizionali africani poiché violano il codice di abbigliamento parlamentare. Dall’annuncio, l’unico abbigliamento consentito è diventato quello degli abiti “all’occidentale”, con giacca e cravatta per gli uomini e vestiti e gonne lunghe fino a sotto il ginocchio per le donne.
Fra i capi considerati non accettabili c’è anche l’abito Kaunda, un completo tradizionale da uomo molto amato dal presidente keniano William Ruto, che lo indossa spesso in occasioni formali e cerimoniali. Nel suo discorso Wetangula ha detto che questa misura serve a «tutelare l’onore e la dignità del parlamento» e che sarà applicata non solo ai politici ma anche a giornalisti e visitatori. Saranno esclusi invece i casi in cui gli abiti tradizionali siano indossati per promuovere attività culturali.
Negli ultimi anni l’abito Kaunda è diventato molto popolare fra celebrità e politici africani. È composto da una giacca sahariana monopetto con maniche di solito corte da indossare senza cravatta e con pantaloni abbinati. Prende il nome dal primo presidente della Zambia dopo l’indipendenza, Kenneth Kaunda, che governò il paese dal 1964 al 1991 e che spesso indossava questo tipo di abito nelle sue apparizioni pubbliche.
Kaunda lo considerava un simbolo dell’indipendenza africana. È un abito che ricorda nella forma quello che utilizzava abitualmente il presidente cinese Mao Zedong, tanto che, nel vietare gli abiti Kaunda, Wetangula li ha definiti «cappotti di Mao Zedong».
La decisione è stata molto criticata sui social media, dove è stato fatto notare che sono stati banditi abiti tradizionali africani proprio quando questi stavano tornando a essere popolari in Africa (ma anche in Europa e negli Stati Uniti), dove la loro diffusione sta avendo un ruolo nella ridefinizione dell’identità post-coloniale di molti paesi africani.
La scelta di attenersi al canone occidentale invece manterrebbe l’associazione fra il Kenya e gli stati coloniali che governarono il paese prima dell’indipendenza. L’attivista per i diritti umani keniano Abdullahi Halakhe ad esempio ha pubblicato su X (Twitter) una foto dello speaker Wetangula mentre indossa in parlamento una parrucca bianca, mostrando come il retaggio del periodo coloniale britannico sia ancora profondamente radicato nelle mentalità e nei costumi del Kenya.
Queste parrucche bianche fanno parte da secoli della tradizionale uniforme di giudici e avvocati britannici e venivano indossate fino alla fine del Novecento anche dagli speaker del parlamento britannico. Oggi continuano a essere usate in molte nazioni africane, ma una parte crescente della popolazione le considera uno dei simboli più evidenti dell’eredità culturale coloniale: non solo non hanno alcun legame con la tradizione africana, ma ricordano l’operato dei tribunali coloniali britannici.
Le indicazioni di Wetangulache sull’abbigliamento valgono però solo per le aule del parlamento: dopo la decisione Ruto ha comunque indossato l’abito Kaunda durante tre incontri pubblici.
Ruto aveva iniziato a indossare l’abito a giugno del 2023: secondo il suo sarto, Ashok Sunny, la scelta era stata presa per il suo desiderio di promuovere la produzione e gli stilisti locali. È in realtà abbastanza comune fra i leader africani indossare uno specifico capo di abbigliamento tradizionale, non solo per rafforzare la propria immagine, ma anche per mostrare al proprio elettorato di avere a cuore il patrimonio culturale del proprio paese. Ruto continua comunque a indossare completi “all’occidentale” in molte occasioni: l’ultima è stata ad esempio la COP28, la conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico che si sta tenendo a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.
Redazione Il Post