Parigi, 35 gradi a settembre: nessuno compra casa in città. «Con il caldo record crolla il mercato immobiliare»

La fuga da Parigi è una tendenza in atto in forma lieve da anni, cresciuta durante il Covid. A caos, traffico, inquinamento, prezzi folli si aggiunge il riscaldamento climatico. Nei mesi scorsi è emersa la tendenza a preferire altre città, magari più a Nord e più vicine al mare

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DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

PARIGI – «Cuocere, fuggire o agire», proponeva il rapporto presentato qualche mese fa dal comune di Parigi che immaginava la capitale francese a 50 gradi entro il 2050. Le autorità stanno cominciando ad agire ma intanto i parigini cuociono – oggi 35°, mai successo a settembre – e alcuni di loro già fuggono, contribuendo al crollo del mercato immobiliare.

La fuga da Parigi è una tendenza in atto in forma lieve da anni che è cresciuta durante il Covid, quando le città medio-piccole e le località sul mare e in campagna si sono rivelate ideali per affrontare i lockdown e immaginare, anche dopo, una vita meno stressante. La metropoli ha cominciato a essere meno attraente per molte ragioni (caos, traffico, inquinamento, prezzi folli al metro quadro e quindi case molto piccole) alle quali si aggiunge il riscaldamento climatico, che in questi giorni produce effetti mai visti prima. Non è quindi del tutto una coincidenza se nelle stesse ore dell’«allerta canicola» in vigore dalle 12 di venerdì 8 settembre, arriva la notizia che il prezzo del metro quadrato a Parigi è tornato sotto la soglia dei 10 mila euro in media, superata nel settembre 2019.

Le difficoltà economiche, il rincaro dei tassi e quindi l’impossibilità di ottenere un mutuo, allontanano molte persone dall’acquisto di una casa a Parigi. Ma già nei mesi scorsi è emersa la tendenza a preferire altre città, magari più a Nord e più vicine al mare, perché Parigi è destinata a diventare sempre più calda e l’investimento rischia di dimostrarsi poco ragionevole: è vero a lungo termine, e purtroppo anche nel medio-breve periodo, come dimostrano le temperature di questi giorni.

A mezzogiorno il comune di Parigi ha attivato il livello 3 del suo piano per le ondate di calore, mentre Météo-France ha posto tutta la regione dell’Île-de-France sotto «allerta arancione», per la prima volta da quando, nel 2004, è stato varato questo dispositivo che puntava a scongiurare i 10 mila morti per il caldo straordinario dell’estate 2003. Tra le misure in atto a Parigi, le 10.500 persone vulnerabili registrate negli elenchi del comune vengono contattate al telefono per verificare il loro stato di salute, alcune sale con aria condizionata sono aperte tutti i giorni dalle 14 alle 18 in molte strutture comunali e tutto il giorno nei municipi dei 20 arrondissement, il comune distribuisce bottiglie d’acqua e volantini con la mappa delle fontane e dei nuovi punti d’acqua allestiti in questi giorni, e sono allungati gli orari di apertura delle piscine.

I grandi giornali, da Le Monde e Libération, dedicano le prime pagine al «crollo climatico» arrivato prima del previsto, e in queste condizioni è difficile immaginare a Parigi una ripresa degli acquisti delle case, che nel secondo trimestre 2023 sono diminuiti quasi di un quarto rispetto allo stesso periodo del 2022. C’è anche un legame più diretto tra riscaldamento climatico e crisi del mercato immobiliare, perché dall’agosto 2022 gli affitti delle case che hanno un basso livello DPE (diagnosi di performance energetica) sono calmierati, e dal gennaio 2023 i beni che consumano più di 450 kWh sono esclusi dal mercato. Parigi ha le case peggiori in termini di efficienza energetica: secondo le stime i «colabrodo termici» freddi d’inverno e caldi d’estate sono il 35%, contro il 17% di tutto il territorio nazionale.

In questo contesto, il riscaldamento climatico diventa un fattore importante nella scelta di un investimento immobiliare, specie per i giovani che hanno un progetto a medio-lungo termine. Entra in gioco l’aumento del livello degli oceani, per esempio: «A La Rochelle, certo acquirenti soprattutto fra le giovani generazioni anticipano già l’acqua alta e preferiscono investire un po’ più lontano dalla costa», dice al Figaro Isabelle Van de Velde, direttrice di un’agenzia immobiliare della città sulla costa atlantica. E quanto alle temperature presto insopportabili, molti preferiscono investire più a Nord, in Normandia o in Bretagna, piuttosto che adattarsi a sopportare le canicole parigine, sempre più frequenti ed estreme. (Corriere)

 

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