Migrazioni e disabilità: un appello per superare un doppio stigma arriva da Agrigento

La condizione di una persona migrante sovrapposta a una condizione di disabilità non genera un effetto sommatorio, ma moltiplicatore della discriminazione e dello stigma

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(a cura di Carmelo Roccaro, Presidente Al Kharub cooperativa sociale)

Parte da Agrigento un appello per il rispetto dei diritti umani delle persone migranti e rifugiate che presentano disabilità.

Un appello che evidenzia come la condizione di una persona migrante sovrapposta a una condizione di disabilità non generi un effetto sommatorio, ma moltiplicatore della discriminazione e dello stigma. L’occasione è il Festival Venti Mediterranei-culture, cibo, società che si terrà a proprio nella cittadina dal 29 settembre al 1 ottobre e che vedrà, tra gli altri, un focus sul tema grazie nell’intervento di Giampiero Griffo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità e membro dell’European Disability Forum. Venti Mediterranei passa poi il testimone a Torino dal 27 al 29 ottobre, in un gemellaggio ideale che unisce le due città, per coinvolgere le comunità ospitanti attraverso approfondimenti tematici, eventi culturali e, naturalmente, buon cibo.

Il focus su migrazioni e disabilità

L’Italia è uno dei Paesi europei maggiormente interessati dall’ingresso irregolare di persone provenienti da Paesi extra UE. Si tratta di flussi nei quali, nel corso degli anni, è stata rilevata una sempre più frequente presenza di persone con vulnerabilità. Tuttavia, quando si parla di persone migranti e richiedenti asilo, rimangono ancora invisibili coloro che vivono condizioni di disabilità. Le persone migranti con disabilità, che arrivano nel nostro Paese, lo diventano in gran parte durante il viaggio «per le violenze, le difficoltà estreme, per i rischi della traversata. Molte di queste persone hanno problemi psico-sociali», racconta Griffo. Il settore della prima accoglienza «è carente sia nelle operazioni di primo accertamento delle condizioni di salute dei nuovi arrivati, sia nelle strutture di primo ricovero, spesso costruite con barriere architettoniche. Anche l’attenzione alle condizioni di salute, soprattutto perle persone migranti con disturbi psichici, che sono la maggioranza tra le persone con disabilità, sono tardive».

«Affrontare la disabilità – continua Griffo – coinvolge molteplici sfere: quella terapeutica, burocratica, di assistenza sociale, lavorativa, quella legata alla qualità della vita. Nella situazione di limitazione delle libertà personali che è spesso accompagnata dalla condizione di disabilità e che è esacerbata dalla condizione di una persona migrante, la semplice informazione non è sufficiente. Per queste persone esiste il rischio di una doppia discriminazione, perché i migranti e le persone con disabilità, anche se informate di alcune questioni tecniche e burocratiche, spesso non dispongono degli strumenti cognitivi, emotivi, linguistici e culturali per utilizzarle nel migliore dei modi».

L’impatto con la disabilità, la propria o quella degli altri, specialmente se acquisita nel corso della vita, crea disorientamento, al punto che a volte la persona non è nemmeno in grado di esprimere chiaramente la propria domanda e necessità. Occorre, pertanto, andare oltre un semplice servizio di informazione. Occorre creare connessioni per sfruttare al massimo il potenziale di tutti i settori in gioco: una sinergia che si sviluppa dalla fase di pianificazione alla fase di valutazione degli interventi, facendo attenzione a non creare una sovrapposizione o confusione di ruoli e competenze.

Griffo richiama con forza ad alcune necessità basilari in questo campo di ricerca. Per primo i dati, sia quantitativi che qualitativi: quelli raccolti sono lacunosi e molto spesso derivano da indagini che hanno natura diversa dall’ambito migrazione e disabilità. I dati servono non solo per capire quali sono i problemi ma, anche, per formare gli operatori e allestire strutture e servizi adeguati. Infatti, e questo è un altro problema emergente, «gli operatori non sono formati adeguatamente a questo tipo di accoglienza speciale e spesso si finisce per intervenire mesi, se non anni, dopo su casi che avrebbero avuto bisogno di priorità immediata».

Il Festival Venti Mediterranei è uno dei momenti di riflessione organizzati nell’ambito del Progetto Youth&Food – il cibo veicolo di inclusione che si rivolge a sessanta giovani migranti tra i 17 e i 21 anni, tra Torino ed Agrigento, con l’obiettivo di favorire la crescita inclusiva di giovani donne e uomini stranieri in Italia, raggiunge anche il suo secondo anno di attività.

Attraverso la promozione del cibo come veicolo di integrazione, di crescita economica, di occupazione e sviluppo sociale, il Progetto Youth&Food – il cibo veicolo di inclusione, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, vede impegnati Slow Food con Al Kharub cooperativa sociale, Sanitaria Delfino Società Cooperativa Sociale, Coop. Meeting Service Catering, Associazione Multietnica dei Mediatori Interculturali (AMMI), Comune di Torino, Servizio VIII – Centro per l’Impiego di Agrigento, C.P.I.A. di Agrigento.

Redazione huffingtonpost.it
di Con I Bambini

 

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