Tunisia, su farine sovvenzionate è ‘guerra del pane’

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Saied contro forni ‘liberi’ che la usano per aumentare profitti

TUNISI, 04 AGO – In quella che è già stata denominata dai media locali come la nuova “guerra del pane”, il ministero tunisino del Commercio e dello sviluppo delle esportazioni tunisino, ha annunciato due giorni lo stop alle forniture di farina e semola ai cosiddetti panifici “non classificati” o “non convenzionati”.

Cio’ a seguito della proclamazione da parte dell’Associazione professionale dei panifici moderni, affiliata alla Confederazione delle imprese cittadine della Tunisia (Conect), di 15 giorni di protesta a partire da lunedì 7 agosto, davanti alla sede del ministero del Commercio e dello sviluppo di Tunisi e alla decisione della sospensione delle attività di panificazione in tutti i panifici di competenza dell’associazione.

Tutto nasce dalle dichiarazioni del 27 luglio scorso del presidente Kais Saied che ha detto che è ora di porre fine alla classificazione attuale dei panifici, notando “che c’è un pane per i ricchi e un altro per i poveri”, quando invece dovrebbe esserci “un solo pane per tutti i tunisini”.

Il riferimento è alla baguette prodotta con la farina base sovvenzionata dallo Stato, al prezzo simbolico di 190 millesimi di dinari (circa 0,05 euro), prezzo che non varia tra l’altro da una quindicina di anni. La farina sovvenzionata, che serve per produrre questo tipo di pane “popolare”, viene ripartita tra i panifici convenzionati, che dovrebbero produrre solo questo pane, e quelli “non classificati”, che producono anche dolci e altri tipi di pane. Questi ultimi sono accusati dai clienti di mescolare farine sovvenzionate ai loro impasti per poi produrre pani e avere più margine sulla vendita, oppure di comprare farine convenzionate da panifici convenzionati che non riescono a produrre altro tipo di pane rispetto alla baguette da 190 millesimi.

Il governo ha chiarito che la decisione di interrompere l’approvvigionamento di questi panifici è conforme alle disposizioni di legge vigenti e rientra nell’ambito delle sue prerogative volte a regolare il mercato. Il risultato è che dal primo agosto si possono osservare lunghe code davanti ai panifici tradizionali, che offrono ormai solo baguette “convenzionate”, mentre gran parte di quelli non convenzionati rimangono senza rifornimenti e in parte chiusi. Secondo Mohamed Jamali, presidente del gruppo delle panetterie moderne della Confederazione delle imprese cittadine della Tunisia (Conect).1.500 forni sono stati chiusi e 18.000 dipendenti sono rimasti disoccupati.

L’1, il 2 e 3 agosto brigate miste del ministero del Commercio e dell’Interno hanno fatto il giro delle panetterie moderne minacciandole di sequestro di attrezzature se avessero continuato a vendere pane. Il presidente Saied ha piu’ volte sottolineato che il pane “è una linea rossa da non oltrepassare”, (ANSAmed).

 

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