Pensioni, il confronto tra il sistema francese e quello italiano

Questi sono giorni di proteste in Francia, dove viene contestata la riforma che prevede che l’età minima per andare in pensione passi da 62 a 64 anni e che finiscano i regimi speciali per alcune categorie di lavoratori

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Ansa

Quali sono le differenze con il nostro Paese? E cosa succederà nei prossimi anni? Di questo tema si è occupata la puntata di Numeri, di Sky TG24, andata in onda il 22 marzo

In Francia questi sono giorni di proteste e tensioni per via della riforma sulle pensioni che, nonostante le manifestazioni, “proseguirà il suo cammino democratico”, come ha detto il presidente francese Emmanuel Macron. Ma quali ricadute avranno le novità? E quali sono le differenze tra il sistema francese e quello italiano? Su questo tema si è concentrata la puntata di Numeri, di Sky TG24, andata in onda il 22 marzo

Va subito ricordato che la Francia è l’ultimo Paese europeo che realizza una riforma delle pensioni, gli altri lo hanno già fatto tutti. La riforma prevede che l’età minima passi da 62 a 64 anni e che finiscano i regimi speciali per alcune categorie di lavoratori (vale solo per i nuovi assunti). Previsti la pensione piena dopo 43 anni di lavoro e un aumento delle pensioni minime di 100 euro al mese

Il problema in Francia – come del resto anche negli altri Paesi – è il rapporto tra chi lavora e chi è in pensione. Nel 2000, i lavoratori erano più del doppio dei pensionati. Nel 2070, secondo le previsioni de governo francese, i lavoratori saranno quasi lo stesso numero dei pensionati

Va anche considerato che oggi i francesi sono il popolo in Europa che va in pensione prima (62 anni l’età legale per gli uomini). Quando si completerà la riforma – cioè nel 2030, quando l’età di pensionamento scatterà a 64 anni – i francesi rimarranno comunque i primi ad andare in pensione in tutta Europa

Quindi nel 2031, come detto, in Francia si andrà in pensione a 64 anni mentre in Italia, Germania, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti la pensione è a 67 anni

È poi importante notare una differenza anche nel modo in cui si calcola la pensione. In Italia e in Germania valgono i redditi di tutti gli anni di lavoro, in Spagna si considerano gli ultimi 25 anni. In Francia, anche con la riforma, varranno i 25 anni migliori

 

 

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