Francia, il Senato vota l’aumento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni. Proteste e scioperi

Per ottenere la pensione senza tagli, la contribuzione richiesta aumenterà dai 42 ai 43 anni entro il 2027, al ritmo di un trimestre l'anno. Piazze in rivolta, ostruzionismo della sinistra

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Il Senato francese ha approvato poco dopo la mezzanotte l’articolo chiave del disegno di legge sulla riforma delle pensioni, che innalza l’età pensionabile da 62 a 64 anni.  

201 i voti a favore, 115 i no su 345 votanti, dopo un’accesa battaglia anche procedurale con la sinistra. 

Il via libera è arrivato dopo l’ennesima giornata di mobilitazione e scioperi contro la riforma, in un clima di crescente pressione sul presidente Emmanuel Macron con il quale i sindacati hanno chiesto un “incontro urgente”, senza esito. “Sono lieta che i dibattiti abbiano reso possibile questo voto”, ha twittato la premier francese Elisabeth Borne.

In silenzio dall’inizio dell’esame del testo, giovedì scorso, la maggioranza del Senato ha usato l’artiglieria pesante del regolamento per accelerare i dibattiti di fronte all’ostruzionismo della sinistra. Quest’ultima si è indignata per il “colpo di forza”. “State rovinando il dibattito”, “la cosiddetta saggezza del Senato ha subito un colpo”, ha criticato la leader dei senatori comunisti Eliane Assassi.

Secondo il piano del governo, l’età legale di pensionamento sarà gradualmente innalzata da 62 a 64 anni, al ritmo di 3 mesi all’anno, dal 1 settembre 2023 al 2030. Inoltre, per ottenere una pensione “a tasso pieno” (senza sconto), il periodo di contribuzione richiesto sarà aumentato dagli attuali 42 anni a 43 anni entro il 2027, al ritmo di un trimestre l’anno.

Quanto alle richieste dei sindacati Borne ha affermato in Senato che “la porta del ministro del Lavoro, Olivier Dussopt, è sempre aperta”, assicurando che “il governo è sempre pronto e aperto al dialogo”, e che è “nella consultazione e nel dialogo che questo testo è stato costruito”.

In precedenza, il portavoce del governo Olivier Véran aveva spiegato che il presidente Macron “rispetta le istituzioni”. “Sarebbe un errore se il presidente ricevesse” i sindacati, che “vogliono personalizzare il dibattito, pro o contro il presidente”, dice una fonte governativa.

Emmanuel Macron, che aveva fatto della riforma un pilastro del suo programma presidenziale, è rimasto in secondo piano fin dalla sua presentazione all’inizio di gennaio, lasciando la prima ministra e il suo governo in prima linea. Elisabeth Borne conta sul voto dei Repubblicani per evitare il ricorso all’adozione di un testo senza votazione, che verrebbe percepito come un passaggio forzato.

Tanto più che, come ammette lo stesso Olivier Véran, il progetto “non ha il sostegno della maggioranza dei francesi”. Per questo Emmanuel Macron dovrà “riformulare un progetto per il Paese” e quindi “aprire una nuova pagina” al termine della riforma delle pensioni, ha giudicato il presidente del MoDem Francois Bayrou.

 

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