Wozniak: Steve Jobs non era un bravo ingegnere, né un leader nato

Ma ha saputo imparare quello che serviva per il successo di Apple

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Sono passati quasi 11 anni dalla morte di Steve Jobs ma Apple tuttora ha probabilmente ben presente il fatto che il suo enorme successo è dovuto in grandissima parte alla visione del suo fondatore e all’impegno che questi ha messo nel realizzarla

Nel corso della sua vita, Steve Jobs ha accumulato ammiratori e detrattori ma tutti sono d’accordo su un particolare: era dotato di un carisma evidente, tanto da dare l’impressione di generare un campo di distorsione della realtà tale da riuscire a generare, nei suoi ascoltatori, entusiasmo per ogni prodotto da lui presentato.

In una recente intervista a CNBC l’altro fondatore, Steve Wozniak, racconta come è nato lo Steve Jobs che tutti hanno in mente: lo Steve delle origini, infatti, non era in possesso di un particolare carisma innato, né dava l’idea di avere un talento naturale per la leadership.

Era però abbastanza testardo da mettersi in testa di imparare come si diventa abili comunicatori e trascinatori, anche perché – sempre secondo Wozniak – in quel momento, a parte le sue intuizioni, non aveva un vero punto di forza proprio con il quale poter essere utile alla nascente Apple.
Steve Wozniak è un ingegnere; un ingegnere geniale, a detta di chiunque lo conosca. Jobs, invece, da questo punto di vista era piuttosto carente: aveva delle idee, ma non sapeva come realizzarle praticamente. Così, mentre Wozniak si occupava di questo aspetto concependo e progettando l’Apple I, Jobs imparava a comportarsi da leader.

«Ha imparato un sacco di principi di marketing» – racconta The Woz – «perché non era un granché dal punto di vista ingegneristico, ossia per quanto riguarda l’hardware e il software dei computer. Ha dovuto trovare altri campi nei quali guadagnarsi un’importanza».

Wozniak ricorda che, mentre Apple prendeva vita, Jobs compiva una trasformazione personale: passava dall’essere un amante del divertimento a comportarsi da persona seria, «sviluppando le sue capacità di comunicazione» per poter servire meglio l’azienda che aveva fondato.

È in questo modo che è diventato «il maggior comunicatore e l’autore principale delle decisioni aziendali. Ed era proprio bravo», per continuare a citare Wozniak, il quale senz’altro riconosce al cofondatore la caparbietà necessaria per sviluppare quell’insieme di abilità comunicative che naturalmente non possedeva e che in tempi più recenti l’hanno portato a «rendere [l’iPhone] un prodotto tecnologico comprensibile, davanti al quale l’uomo medio non si sente confuso perché non serve essere esperti di tecnologia per adoperarlo».

È dunque con l’impegno che Jobs è diventato qualcuno di cui persino Bill Gates, fondatore di Microsoft, ancora nel 2020 dichiarava di essere stato «proprio geloso» per via dell’abilità con cui riusciva non solo a parlare in pubblico ma anche a condurre gli spettatori dove volesse: «era un genio» – parole di Gates – nel modo in cui riusciva a ispirare utenti e dipendenti.

Se dunque Wozniak si è lasciato andare a questi ricordi è perché ritiene che contengano una morale che può essere utile ad altri: «A volte avere una motivazione, desiderare qualcosa, è molto più importante del possesso di abilità concrete» ha dichiarato a conclusione dell’intervista. Ed è probabilmente questo, forse più ancora dei vari prodotti con il marchio della mela morsicata, che può essere il vero lascito di Steve Jobs.
 

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