Roma, suore contro Ama: multa da mille euro per la Tari, la congregazione protesta. «Il bollettino è arrivato in ritardo»

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L’istituto religioso, che si trova nel quartiere Gianicolense, ha ricevuto un «avviso di accertamento esecutivo per tardivo pagamento», ma ha presentato un’istanza di autotutela per chiedere l’annullamento dell’atto

😳 Le suore di Roma contro l’Ama. Una congregazione ha ricevuto una multa da più di mille euro per aver saldato in ritardo la Ta.Ri., ma l’Ama aveva mandato il bollettino quasi un mese dopo la scadenza per il pagamento.

Chiesto l’annullamento dell’atto

L’istituto religioso (che preferisce non essere citato direttamente) si trova nel quartiere Gianicolense e pochi giorni fa si è visto recapitare dal Dipartimento risorse economiche del Campidoglio un «avviso di accertamento esecutivo per tardivo pagamento» della quota per la tassa sui rifiuti relativa al primo semestre 2022. Per un totale, tra sanzione e spese di notifica, di 1.025,49 euro da pagare entro il 9 febbraio dell’anno prossimo. Tuttavia le sorelle non hanno intenzione di sborsare un euro e hanno presentato un’istanza di autotutela per chiedere l’annullamento dell’atto. Le motivazioni sono messe nero su bianco nella documentazione inviata all’Ama: il bollettino in questione è stato consegnato alla congregazione nella mattinata del 20 agosto 2022, cioè 24 giorni dopo la scadenza prevista per il precedente 27 luglio. E il pagamento di 6.784,43 euro, da parte dell’istituto, è partito quello stesso giorno. Per questo, secondo le suore, la sanzione non dovrebbe essere loro applicata.

Chiesto intervento del Campidoglio

Eppure ottenere l’annullamento non è così semplice. Lo spiega l’avvocato Leonardo Casu: «Chi presenta l’autotutela si sente rispondere che, nel caso in cui non avesse ricevuto il bollettino in tempo, avrebbe dovuto scaricarlo dal sito dell’Ama». Una difesa che fa acqua, stando al ragionamento del legale: «Nessuna norma prevede che il cittadino debba avere internet, un computer, lo spid per pagare i bollettini online e il relativo know how». Ciononostante «al 100 per cento con l’autotutela non si risolve il problema, perché l’Ama non annulla l’avviso di accertamento», sentenzia Casu. Tranne in un caso: l’intervento del Campidoglio.

I precedenti

La stessa cosa infatti è successa quest’anno, lo scorso luglio, quando a 200 mila residenti è arrivato il bollettino in ritardo. «In quel caso per risolvere il problema Italia Viva aveva presentato una mozione in assemblea capitolina e i cittadini non erano risultati morosi», racconta il legale. Se dunque la risposta all’istanza della congregazione fosse negativa, cosa resta da fare alle suore del Gianicolense? «Ricorso alla Commissione tributaria. Fino a tremila euro il cittadino può farlo da solo, ma è complicatissimo. Altrimenti si deve avvalere di un professionista abilitato, un avvocato o un commercialista, che va pagato. Soldi che, anche in caso di vittoria, non sempre vengono restituiti. Per questo, alla fine, molti decidono di pagare la sanzione anche se ingiusta e non avviare l’azione legale», conclude l’avvocato.

Redazione Corriere Roma
di Camilla Palladin

 

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