Il gup di Roma ha rinviato a giudizio i quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell’omicidio di Giulio Regeni avvenuto al Cairo tra il gennaio e il febbraio del 2016.
Il processo è stato fissato dal giudice Roberto Ranazzi al prossimo 20 febbraio davanti alla Corte d’Assise della Capitale. Nei confronti degli imputati, a seconda delle posizioni, le accuse sono di concorso in lesioni personali aggravate, omicidio aggravato e sequestro di persona aggravato.
“Ringraziamo tutti, oggi è una bella giornata”, ha detto Paola Deffendi, la madre di Giulio Regeni, dopo la decisione del gup di Roma.
La Presidenza del Consiglio dei Ministri è stata ammessa come parte civile nel procedimento a carico di quattro 007 egiziani. Lo ha deciso il gup di Roma che dovrà vagliare la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal Procuratore aggiunto Sergio Colaiocco per gli imputati.
“L’assenza degli imputati non ridurrà il processo ad un simulacro. Poter ricostruire pubblicamente in un dibattimento penale i fatti e le singole responsabilità corrisponde ad un obbligo costituzionale e sovranazionale. Un obbligo che la Procura di Roma con orgoglio ha sin dall’inizio delle indagini cercato di adempiere con piena convinzione”. E’ quanto ha sostanzialmente affermato in aula il procuratore aggiunto, Sergio Colaiocco, nel corso dell’intervento con cui ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro 007 egiziani.
Schlein, attendiamo verità e giustizia per Giulio
“Siamo qui per confermare la piena vicinanza alla famiglia di Giulio Regeni e non solo alla scorta mediatica che questa mattina è qui per seguire quello che speriamo essere finalmente la partenza di un processo che è stato molto atteso e a lungo ostacolato ma anche a quel popolo giallo che ha tenuto accesa l’attenzione in questi anni di mobilitazione fin dal febbraio del 2016”. Lo ha detto la segreteria del Pd, Elly Schlein, che ha preso parte ad un sit all’esterno del tribunale, a Roma, dove oggi è in programma l’udienza preliminare del processo per l’omicidio di Giulio Regeni dopo la decisione della Consulta che fatto uscire il processo dalla stasi in cui versava da mesi.
Fuori piazzale Clodio, dove sono state distribuite rose gialle, anche rappresentanti della Fnsi e Usigrai. “Siamo qui perché bisogna stare accanto ai familiari di Giulio – ha aggiunto la segreteria del Pd – fino a quando non otterremo la piena verità su chi ha ucciso, su chi ha torturato e su chi sono i mandanti dell’efferato omicidio di un ricercatore italiano, di un ricercatore europeo. Chiediamo verità e giustizia e non ci fermeremo fino a quando non verrà fuori”.
Red Ansa