L’edificio ex Atac acquistato dalla precedente giunta verrà messo a bando dopo una delibera firmata dall’assessora Baldassarre. Nel 2021 venne acquistato all’asta per 2,4 milioni di euro
di Valerio Valeri
L’acquisizione da parte della Regione Lazio dell’immobile di via Lucio Sestio 10, al fine di salvaguardare l’esperienza della casa delle donne gestita dall’associazione “Lucha y Siesta”, è stata totalmente inutile. Il 9 ottobre la giunta Rocca, su proposta dell’assessora alle pari opportunità Simona Baldassarre, approverà nel tardo pomeriggio una delibera che comporterà la revoca dello schema di convenzione tra l’ente e l’associazione e dà indirizzo al dipartimento di mettere a bando la gestione dell’edificio, ex Atac, finito nel concordato per il ripianamento dei debiti della municipalizzata.
Il centro antiviolenza di Lucha y Siesta verrà messo a bando
A dicembre 2020 l’allora giunta di centrosinistra guidata da Nicola Zingaretti deliberò in favore della presentazione di un’offerta per l’acquisto dell’immobile di via Lucio Sestio 10, di proprietà di Atac Spa, occupato dal 2008 dalla casa delle donne “Lucha y Siesta”. L’immobile era finito nel concordato preventivo, chiuso positivamente nel 2022, finalizzato alla dismissione di beni per rientrare di debiti che, altrimenti, avrebbero non solo comportato il blocco di ogni investimento aziendale ma anche la messa in liquidità della municipalizzata del trasporto pubblico romano.
Zingaretti nel 2021 aveva comprato l’edificio all’asta
All’interno dell’edificio l’associazione aveva realizzato un centro antiviolenza e una casa rifugio per donne vittime di violenza, oltre a progetti a indirizzo sociale. L’investimento da parte della Pisana era stato di 2,4 milioni di euro e ad agosto 2021 era andata a buon fine l’asta, con il salvataggio dell’esperienza di “Lucha y Siesta”. Ora l’assessora Simona Baldassarre, di concerto con l’assessore al bilancio Fabrizio Ghera, ha deciso di tornare indietro revocando la delibera di giunta del 27 ottobre 2022 con la quale si approvava lo schema di convenzione con l’associazione, mettendo a bando la gestione dell’immobile.
Il comodato d’uso gratuito e la convenzione verranno revocati
Dalla fine del 2022, quindi – poche settimane prima delle dimissioni di Nicola Zingaretti da presidente della Regione Lazio – “Lucha y Siesta” opera quindi all’interno di via Lucio Siesto 10, immobile acquisito al patrimonio indisponibile regionale, in base a una convenzione e in virtù di un comodato d’uso gratuito concesso dalla Pisana. Ma la giunta di centrodestra vuole cambiare le carte in tavola, mettere fuori l’associazione e permettere a tutte le realtà regionali, operanti nel settore delle pari opportunità e della difesa delle donne vittime di violenza, di entrare nel centro partecipando ad un bando di gara pubblico. Per riuscirci, fa leva anche sulle condizioni strutturali dell’edificio.
“Il sistema impiantistico non è a norma”
Il 25 luglio scorso, come si legge nella delibera dell’assessora Baldassarre che verrà approvata in giunta, la direzione generale della Regione Lazio ha chiesto ai colleghi della direzione bilancio, governo societario, demanio e patrimonio di “verificare i requisiti di sicurezza” dell’immobile di via Lucio Sestio 10. Lo scopo era quello di capire se era stata mai eseguita una “verifica tecnica preliminare relativa all’adeguatezza dell’immobile rispetto ai requisiti previsti dalla vigente normativa in materia di sicurezza”. Il 10 agosto la direzione interpellata ha trasmesso una relazione sintetica dalla quale si evince “che allo stato attuale il sistema impiantistico dell’edificio non risulta essere a norma o non risulta adeguato”. Il palazzo collocato all’Appio Claudio, quindi, necessita di un’opera di ristrutturazione.
Le donne e i minori ospitati saranno trasferiti altrove
Nella nuova delibera, che supererà quindi l’atto regionale dell’ottobre 2022 e il comodato d’uso gratuito, si specifica che verranno poste in essere “le misure transitorie più idonee a salvaguardare e tutelare, nelle more dell’affidamento del servizio, la sicurezza delle donne e dei minori accolti dall’associazione Casa delle donne ‘Lucha y Siesta’, attraverso il rilascio dell’edificio e il contestuale ricollocamento presso strutture antiviolenza appartenenti alla rete regionale”.
La sinistra si solleva: “Rocca fermi questa aggressione”
Le intenzioni del centrodestra non sono state accolte positivamente dalle opposizioni. “La destra decide di fare la peggior cosa che potessimo auspicarci – accusa Marta Bonafoni, consigliera regionale del Pd e coordinatrice della segreteria nazionale del Pd – dopo mesi di silenzio quasi assoluto sulla violenza di genere da parte del presidente Rocca. Si cancella con un colpo di penna l’esperienza di ‘Lucha y Siesta’, revocando lo schema di convenzione per l’assegnazione dello stabile e mettendolo a bando. Una scelta politica gravissima – aggiunge Bonafoni – pur travestita da atto amministrativo. Non si può restare né zitti né fermi. Mi auguro una sollevazione generale delle donne democratiche di Roma e non solo. Rocca si fermi, sospenda l’iter, convochi un tavolo”. Parole non dissimili dall’assessora a scuola, formazione e lavoro di Roma Capitale, Claudia Pratelli: “Una esperienza unica e preziosa come quella – dice – non può essere messa in discussione e quello stabile, casa per tantissime donne e bambini che provano ad uscire dalla violenza, non può essere trattato come un qualsiasi servizio. La notizia di una delibera di giunta regionale pronta all’approvazione e finalizzata a mettere a rischio l’esistenza della casa delle donne e a mettere a bando la gestione dell’iimmobile è un allarme per tutta la città”. Parole di solidarietà e richieste di fermare l’iter sono arrivate anche dall’eurodeputato Massimiliano Smeriglio, dalle senatrici Ilaria Cucchi e Cecilia D’Elia, dall’assessore capitolino al patrimonio Tobia Zevi, dal presidente della commissione sport Nando Bonessio e dalla consigliera di Città Metropolitana Tiziana Biolghini.
Lucha y Siesta: “Ancora sotto attacco, non accettiamo questa violenza”
“Siamo di nuovo sotto attacco” le parole invece di Lucha y Siesta. “Ci sono stati 93 femminicidi in soli nove mesi – sottolineano le attiviste – ma la Regione Lazio vorrebbe porre fine a una delle esperienze più significative nel contrasto alla violenza di genere. Cinque anni fa era l’amministrazione Raggi, oggi è la Regione Lazio di Rocca: cambiano i colori ma la violenza politica è la stessa. La Casa delle Donne Lucha y Siesta è di nuovo sotto attacco e con lei tutta la rete antiviolenza, tutto il movimento femminista e trasfemminista, l’intera comunità di associazioni, persone singole, partiti politici e sindacati che hanno reso possibile il sogno di Lucha alla Città. Dopo 15 anni di costruzione di un presidio antiviolenza all’avanguardia, di tavoli istituzionali che hanno condotto all’acquisizione da parte della Regione Lazio dello stabile di proprietà Atac e alla stesura di una convenzione avanzata che riconoscesse formalmente alla comunità l’immenso valore di Lucha y Siesta, si riparte dal via. Di nuovo sembra necessario spiegare che svuotare dei corpi, richiedendo la liberazione dell’immobile e di senso, predisponendone la messa a bando, sia un atto politico inaccettabile, un’azione miope e incompetente, una violenza istituzionale che non siamo disposte a ricevere”.
Corrotti (FdI): “Stiamo smantellando i carrozzoni del Pd. Nessuna donna verrà cacciata“
“Siamo soddisfatti per il lavoro della giunta, che dà seguito alle nostre battaglie e questa è una di quelle”. A dirlo è Laura Corrotti, consigliera di Fratelli d’Italia che ad agosto 2021, quando ancora era nelle fila della Lega, aveva annunciato il ricorso alla Corte dei Conti in seguito all’acquisizione all’asta dell’immobile da parte della Regione Lazio. “Bisogna smantellare tutto quello che è stato il sistema di potere del Pd nel Lazio – prosegue a RomaToday -. Nella scorsa legislatura imputavamo il fatto che l’immobile non fosse stato messo a bando e che era stato affidato in maniera discrezionale. Doveva essere dato a tutte le associazioni che si occupano di violenza sulle donne. Ora si riorganizzerà il servizio e si ristrutturerà l’immobile mettendolo a bando. Tutte le associazioni potranno accedervi. Mi preme dire che l’eliminazione della delibera di Zingaretti su Lucio Sestio, si unisce alla chiusura degli Egato, un altro carrozzone della sinistra e sono certa che avremo novità anche sul nuovo regolamento per le case popolari. Le donne ospiti? Noi non cacciamo nessuno, l’associazione che vincerà il bando prenderà in cura tutte le donne attualmente seguite, lo garantiamo”.
Red RomaToday