La storica trattoria sull’Appia Antica costretta a chiudere: ai tavoli anche Hemingway e Fellini

Alba, Alessandro e il figlio Emilio hanno gestito "Qui nun se more mai" per oltre 40 anni. La proprietà dello stabile però vuole vendere, e non ha rinnovato il contratto: il 30 settembre è l'ultimo giorno di apertura

0
398 Numero visite

lle cinque e mezza consegno le chiavi del locale: non c’è stato nulla da fare, alla fine dobbiamo chiudere”. Erminio Alessandrini, 52 anni, sin da quando era piccolissimo si aggira tra la sala e la cucina del “Qui nun se more mai”, storica trattoria dell’Appia Antica. Ha guardato la mamma Alba preparare i piatti tipici dalle cucina romana, l’amatriciana e la carbonara, la cicoria raccolta nei campi ripassata in padella, i carciofi fritti. E quando è cresciuto ha raccolto il testimone da lei e dal padre, Alessandro, che hanno continuato a gestire il ristorante con lui, amati e conosciuti da tutti. Sino a quando, dopo oltre 40 anni di attività, è arrivata la notizia: lo stabile verrà venduto, il contratto d’affitto non verrà rinnovato. E quasi mezzo secolo di storia sparirà.

Da Hemingway a Fellini sino a De Sica

La voce di Alessandrini, quando lo raggiungiamo al telefono, è ferma, il tono spiccio di chi sa che deve continuare a darsi da fare, ma l’emozione trapela lo stesso: “La proprietà ha deciso di non rinnovarci più l’affitto dei locali – spiega a RomaToday – Vogliono vendere a una società più grande. Abbiamo provato in ogni modo a risolvere la situazione, noi abbiamo sempre pagato tutto, eppure…”. Eppure la storia deve cedere il passo a un futuro non meglio precisato. E questo nonostante che in passato ai tavoli della trattoria (aperta già dai primi anni ’20 del Novecento) si siano seduti personaggi del calibro di Ernest Hemingway, Orson Wells, Curzio Malaparate e Federico Fellini. E che negli ultimi decenni, tra i clienti affezionati, la famiglia Alessandrini annoveri Christian De Sica, Vinicio Capossela, Riccardo Scamarcio. Oltre, naturalmente, alle generazioni di romani che lo considerano un’istituzione da tramandare di padre in figlio.

“Si chiude un’epoca”. L’assessora Lucarelli: “Un luogo così non deve chiudere”

“Per me si chiude un’epoca. Sono 30 anni che la frequentavo. Un immenso dolore”, è soltanto una delle manifestazioni di vicinanza alla famiglia Alessandrini. Che ha incassato anche la solidarietà e il supporto dell’assessora comunale al Commercio, Monica Lucarelli. Anche lei il 27 settembre, uno degli ultimi giorni di apertura, ha voluto prenotare un tavolo alla trattoria: “Sposati da 58 anni, mano nella mano lavorando fianco a fianco in questa splendida trattoria romana – ha detto condividendo una foto delle mani intrecciate di Alba e Alessandro – Esperienza, passione, amore per il proprio lavoro, fantastici ravioli fatti con queste mani. La cicoria raccolta al campo, le patate che arrivano da Viterbo per fare gli gnocchi e quelle di Avezzano per la brace ….un luogo così non può e non deve chiudere. Gli occhi lucidi dei clienti da sempre che vengono anche solo per un saluto. Il mio impegno c’è perché è inutile parlare di valorizzazione delle nostre eccellenze se come Istituzioni non riusciamo a supportare famiglie che hanno costruito il proprio futuro con il lavoro quotidiano”.

L'informazione completa