Movida sotto stretta osservazione. Segnali inquietanti di ripresa degli incontri ravvicinati. Tre tipologie che si fronteggiano. I frenatori prudenti: attenzione, il virus circola ancora tra noi. I cauti possibilisti: stiamo attenti ma liberiamoci dagli incubi. I trasgressivi temerari: la pandemia va sfidata e basta.
Crescono, purtroppo, le eccezioni alle regole. La lunga detenzione del lockdown per decreto diviene la molla per chi non sente, ignora anzi, la lezione che ci viene dai bollettini degli ospedali e dalle camere mortuarie. La tentazione a far gruppo nei sacri luoghi dell’apericena e dei drink non incontra la costosa deterrenza delle sanzioni, perché tanto i controlli sono pochi, rari, annunciati.
Le ragioni e gli avvertimenti degli infettivologi, insistenti e crudi, si disperdono nell’indifferenza di una pericolosa sordità. Ed è qui che i gestori dei bar e dei luoghi di ritrovo debbono farsi avanti, con fermezza, anziché abbozzare tiepidi inviti. Dovrebbero metterci, nel pretendere il rispetto delle norme, la stessa cura che riservano alle misure di sicurezza obbligatorie: porte di ingresso e uscita collaudate, estintori aggiornati, impianti antincendio efficienti, sanificazioni periodiche, igiene appropriata. Così le regole fissate contro il Covid -19 diventano un comportamento che si applica e non si discute. E la movida adegua le sue maglie, indossa mascherine e guanti e non si divide in fronti contrapposti. Perché al virus si comanda solo e soltanto tenendolo alla larga.