Il terzo aeroporto di Roma sarà in Abruzzo?

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La regione ha abolito una tassa sui diritti di imbarco, e ha fatto un accordo con Ryanair per portare nuove rotte a Pescara

La regione Abruzzo sta lavorando per ingrandire l’aeroporto di Pescara aumentandone rotte e destinazioni e servire anche Roma, da cui l’aeroporto abruzzese dista circa 200 chilometri. «Possiamo diventare il terzo aeroporto di Roma», aveva detto qualche mese fa al quotidiano Il Centro il presidente della regione, Marco Marsilio di Fratelli d’Italia. Un’altra ipotesi di cui si parla da tempo per creare un nuovo importante scalo nel Lazio e dintorni, dopo Fiumicino e Ciampino, riguarda Frosinone, ma quel progetto prevede la trasformazione di un’area militare, e non è ancora molto concreto.

L’aeroporto di Pescara, identificato con il nome commerciale di Aeroporto internazionale d’Abruzzo “Pasquale Liberi”, si trova in parte nel comune di Pescara e in parte in quello di San Giovanni Teatino, in provincia di Chieti. Poiché è l’unico aeroporto internazionale della regione il suo bacino d’utenza si estende anche al Molise, alle Marche, e all’area del Gargano, in Puglia. Il traffico nell’aeroporto è cresciuto notevolmente a partire dall’inizio degli anni Duemila, quando la compagnia low cost irlandese Ryanair decise di aprire da qui nuovi collegamenti con Londra e Francoforte. E se nel 2000 vi transitavano poco più di 114mila passeggeri all’anno oggi l’aeroporto ne registra circa 850mila.

Negli ultimi mesi il presidente dell’Abruzzo Marco Marsilio e i dirigenti di Saga, la società che gestisce l’aeroporto e che appartiene quasi interamente alla regione, hanno incontrato più volte i dirigenti di Ryanair sia a Dublino che a Pescara riuscendo infine a concludere un accordo. Dall’estate del 2025 Ryanair si è impegnata a trasferire a Pescara la base di un nuovo aereo, che nelle previsioni dovrebbe generare oltre 950 nuovi posti di lavoro. E si è impegnata a introdurre 5 nuove rotte: Breslavia (Polonia), Kaunas (Lituania), Valencia, Milano Malpensa e Cagliari. Queste decisioni porteranno a due gli aerei di Ryanair con base a Pescara, a 19 le rotte (incluse le nuove 5), a oltre 160 i voli settimanali e a oltre 1 milione i passeggeri all’anno entro il 2025, con una crescita circa del 30 per cento.

La decisione di Ryanair di sviluppare la propria presenza nell’aeroporto di Pescara dipende innanzitutto dalle condizioni sfavorevoli di cui la compagnia si lamenta a Ciampino, ma anche dalle condizioni favorevoli per l’aeroporto di Pescara che invece ha proposto la regione: l’Abruzzo è infatti, dopo la Calabria e il Friuli Venezia Giulia, la terza regione ad avere abolito l’addizionale comunale sui diritti di imbarco, tassa già esistente e che il governo di Giorgia Meloni ha deciso di aumentare. Nell’ultima legge di bilancio è stato infatti deciso che dal primo aprile 2025 aumenterà di 50 centesimi a passeggero per i voli verso stati al di fuori dell’Unione Europea che partono da aeroporti italiani che hanno superato i 10 milioni di passeggeri annui.

L’addizionale comunale sui diritti di imbarco è una tassa che varia da città a città: a Roma è di 7,50 euro, a Napoli di 8,50, a Venezia di 9 e nella maggior parte degli altri aeroporti è invece di 6,50 euro. La tassa viene caricata direttamente sul costo dei biglietti. Quando venne istituita, nel 2003, era di 1 euro a passeggero e inizialmente aveva l’obiettivo di ripagare i comuni in cui si trovano gli aeroporti dal danno causato dal rumore degli aerei. Negli anni, come spiega il Sole 24 Ore, l’importo è stato via via incrementato e destinato sì al bilancio dei comuni, ma in gran parte a finalità non attinenti al trasporto aereo e che non hanno a che fare con i comuni interessati.

Gli scali che saranno interessati dall’aumento deciso dal governo, stando ai numeri del 2024, sarebbero otto: Roma Fiumicino con 49,2 milioni di passeggeri, Milano Malpensa con 28,9 milioni, Bergamo con 17,4 milioni, Napoli con 12,7 milioni, Catania con 12,3 milioni, Venezia con 11,6 milioni, Bologna con 10,8 milioni e Milano Linate con 10,7 milioni.

L’aumento dell’addizionale comunale sui diritti di imbarco non riguarderà dunque direttamente l’aeroporto di Pescara, che ha un volume di passeggeri decisamente inferiore ai 10 milioni. Ma la regione, seguendo l’esempio di Calabria e Friuli Venezia Giulia, ha deciso di abolirla azzerandone l’onere a carico delle compagnie, e quindi dei passeggeri: «Si tratta di un impegno economico forte da parte della regione, che ha un impatto sulla casse di circa 3 milioni e mezzo di euro solo per il primo anno», ha spiegato Marsilio. L’abolizione ridurrà però anche i costi di accesso all’aeroporto d’Abruzzo, abbassando le tariffe e rendendolo più competitivo rispetto ad altri, e ha avuto come conseguenza immediata i nuovi investimenti di Ryanair.

La compagnia e anche Assaeroporti (l’associazione che riunisce decine di società di gestione aeroportuale in Italia) hanno preso varie volte posizione contro l’addizionale comunale sui diritti di imbarco, chiedendo ai vari governi o di abbassarla e di tornare a destinarne interamente il gettito al settore, o di abolirla. Le critiche sono aumentate dopo la decisione del governo di Meloni di aumentarne gli importi. L’amministratore delegato di Ryanair Eddie Wilson ha per esempio definito «miope e regressiva» questa scelta spiegando che l’abolizione della tassa avrebbe invece permesso «agli aeroporti italiani di beneficiare di una rapida crescita del traffico, del turismo e dei posti di lavoro nei prossimi anni», dal momento che all’abolizione Ryanair avrebbe risposto con un investimento pari a 4 miliardi di dollari.

Le risposte della compagnia alla decisione del governo di aumentare comunque la tassa sono state dunque quella di concentrare gli investimenti in Calabria, in Friuli Venezia Giulia e ora in Abruzzo, cioè nelle regioni che in modo autonomo hanno scelto di abolire l’addizionale, e quella di disinvestire negli aeroporti di Roma.

A metà gennaio Ryanair ha infatti annunciato che rimuoverà uno degli aerei con base a Fiumicino per l’estate del 2025 e che non aumenterà il traffico a Ciampino a causa dell’aumento dell’addizionale comunale, dell’aumento generale delle tariffe aeroportuali (+44 per cento a Ciampino e +15 per cento a Fiumicino entro il 2028) e del limite dei voli (65 voli al giorno) imposto a Ciampino: «Il governo italiano continua a limitare il potenziale turistico di Roma in vista del Giubileo 2025 non rimuovendo il limite restrittivo sui voli a Ciampino, che potrebbe facilmente ospitare il doppio dei voli giornalieri attuali», ha detto la compagnia.

Ma il limite dei voli a Ciampino ha a che fare con una lunga controversia giudiziaria tra il comune di Ciampino e la compagnia, per via del fatto che l’aeroporto è molto vicino al centro abitato della città, e i residenti da anni si lamentano del rumore degli aerei più o meno costante. Dopo diversi ricorsi il Consiglio di Stato nel 2021 fissò a 65 il numero massimo dei voli, mentre prima erano quasi 100.

Redazione il Post

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