‘Alla sanità nel 2025 1,3 miliardi e non i 3,5 annunciati’
Gli incrementi annuali del Fondo sanitario nazionale “non sono sufficienti a coprire tutte le misure previste”
Di conseguenza, “le Regioni, per riuscire a realizzare gli obiettivi previsti dalla Legge di Bilancio 2025 per la sanità, saranno “costrette a scegliere da quale lato tirare una coperta troppo corta” e “dovranno operare scelte drastiche : razionalizzare la spesa, tagliare altri servizi o aumentare l’addizionale Irpef”. Così Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, commenta l’analisi sui finanziamenti destinati dalla Manovra alla sanità.
Ad esempio, secondo l’analisi, nel 2026 sono previste misure per un totale di 2.372 milioni, senza considerare il trattamento accessorio e il rifinanziamento del fondo per la contrattazione collettiva per il personale. Relativamente alle misure per abbattere le liste di attesa, è previsto un ulteriore aumento del tetto di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie da privati accreditati, che crescerà dello 0,5% per il 2025 (61,5 milioni) e dell’1% dal 2026 (123 milioni). Inoltre sono introdotte premialità per le Regioni che rispettano i criteri sui Livelli Essenziali di Assistenza sulle liste d’attesa, con 50 milioni nel 2025 e 100 milioni dal 2026.
Altre disposizioni di spesa riguardano l’attuazione del Piano pandemico 2025-2029, che prevede 50 milioni per il 2025, 150 milioni per il 2026 e 300 milioni annui dal 2027. Per le cure palliative è previsto un aumento di 10 milioni annui dal 2025, che si somma ai 100 milioni del Fondo. Le prestazioni sanitarie offerte da comunità terapeutiche in regime di mobilità interregionale riceveranno 15 milioni annui a partire dal 2025.
Infine per le patologie da dipendenze sono previsti 50 milioni annui dal 2025. Nonostante la sanità pubblica sia oggi “la vera emergenza del Paese”, conclude Cartabellotta, “non si intravede alcun rilancio progressivo del finanziamento pubblico” che, dopo la fiammata del 2026, “prevede solo briciole” e “torna a cifre da manutenzione ordinaria dell’era pre-pandemica”.
Gimbe, 1,3 miliardi a sanità nel 2025 e non i 3,5 annunciati
“La ‘cosmesi’ sul Fondo sanitario nazionale per il 2025, tradisce ampiamente i proclami dell’Esecutivo: l’incremento reale è di soli 1,3 miliardi, rispetto ai 3,5 miliardi annunciati, rendendo impossibile soddisfare le richieste dei professionisti sanitari, che infatti hanno già annunciato uno sciopero per il 20 novembre”. Lo spiega la Fondazione Gimbe che parla di “cifre fuorvianti” e “di fronte alla girandola di numeri, spesso interpretati in modo soggettivo o strumentalizzati”, ha condotto un’analisi indipendente sui finanziamenti per la sanità in vista della discussione parlamentare sulla Legge di Bilancio. Con la Manovra 2025, il Fondo Sanitario Nazionale raggiungerà 136.533 milioni nel 2025, 140.595 milioni nel 2026 e 141.131 milioni nel 2027.
Tuttavia, “le risorse, destinate principalmente ai rinnovi contrattuali del personale non consentiranno di attuare il piano straordinario di assunzioni voluti dal ministro della Salute Schillaci, né di eliminare il tetto di spesa per il personale sanitario, contrariamente a quanto previsto dal Decreto legge Liste di attesa”. Secondo la Legge di Bilancio, il Fondo sanitario nel 2025 crescerà di 2,5 miliardi (+1,9%), di cui 1,3 con la nuova legge di Bilancio, che si sommano agli 1,2 miliardi della precedente manovra.
“Ma le modalità con cui vengono presentati per gli anni successivi – spiega il presidente Gimbe Nino Cartabellotta – risultano fuorvianti” e “le cifre sino al 2030 indicano l’incremento cumulativo del Fondo e non gli stanziamenti specifici per ciascun anno”. Per gli anni successivi al 2025, gli aumenti effettivi previsti dalla Manovra sono: 4 miliardi nel 2026 (+3%), 536 milioni nel 2027 (+0,4%), 883 milioni nel 2028 (+0,6%), 1.062 milioni nel 2029 (+0,7%) e quasi 1,2 miliardi dal 2030 (+0,8%). “Di conseguenza – commenta Cartabellotta – nonostante gli annunci, non prospetta alcun rilancio progressivo del Fondo, lasciando il Servizio Sanitario Nazionale con risorse insufficienti per affrontare le crescenti necessità di cittadini e professionisti”.