Caso migranti in Albania, verso decreto legge in Cdm. Nordio avvisa le toghe

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Il ministro della Giustizia: ‘Se la magistratura esonda dobbiamo intervenire’. Le opposizioni all’attacco.

Il Papa: ‘Non chiudere la porta’.  I 12 migranti portati a Bari: ‘Impauriti e sotto choc’ 

Il giudizio Carlo Nordio è tranchant: la decisione del Tribunale di Roma sui migranti in Albania è “abnorme”

Ed è accompagnato da un avvertimento: “Se la magistratura esonda dai propri poteri attribuendosi delle prerogative che non può avere, come quella di definire uno Stato sicuro, deve intervenire la politica che esprime la volontà popolare”. Il guardasigilli assicura che il governo non ha dichiarato guerra alla magistratura ma, visti i toni accesi delle ultime ore contro “le toghe politicizzate”, le opposizioni hanno buon gioco a sostenere il contrario. E attaccano anche la prossima mossa di Giorgia Meloni: un decreto legge da varare lunedì in Consiglio dei ministri per rendere norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri, e non più secondaria, come è invece il decreto del ministro degli Esteri di concerto con quelli di Interno e Giustizia, con cui finora è stato annualmente aggiornato l’elenco.

Il tema migranti è stato al centro di un video del Papa all’Azione Cattolica, in cui ha sostenuto la necessità di “dare loro da mangiare, dare loro la mano affinché non affondino. Non possiamo chiudere la porta al migrante”.

E finirà martedì in cima alle domande della conferenza stampa della premier, pensata inizialmente per presentare la manovra e programmata nel secondo anniversario del suo governo. Due anni in cui non sono mancati scontri con quella parte di magistratura che, sono convinti a Palazzo Chigi, tenta di fare opposizione andando oltre le proprie prerogative. “Liberare” la giustizia dal “giogo delle correnti” è uno degli obiettivi del centrodestra, attraverso la separazione delle carriere dei magistrati, ora all’esame in commissione Affari costituzionali alla Camera. Tanto che sono state dirette le critiche, da più parti della maggioranza, a Silvia Albano, una dei giudici della sezione immigrazione del Tribunale di Roma e presidente di Magistratura democratica.

Già a maggio, quando fu aggiornata la lista dei Paesi sicuri, Albano sottolineava come il decreto ministeriale fosse una fonte normativa secondaria, subordinata a Costituzione, leggi ordinarie e normativa Ue, e che quindi ai giudici spetti verificare se il Paese sicuro “possa essere effettivamente considerato tale in base a quanto stabilito dalla legge”.

Esattamente quanto fatto – anche alla luce di una recente sentenza della Corte di giustizia Ue – per i casi dei 12 richiedenti asilo portati mercoledì in Albania, e poi nel primo pomeriggio spostati con una motovedetta a Bari. Per il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia è “solo l’applicazione di norme cogenti non solo per i magistrati ma per gli Stati. Lo saranno anche per il governo nel momento in cui – come è stato annunciato – si appresta a trovare nuove soluzioni”.

Secondo Meloni questa impostazione “pregiudiziale” impedisce una “politica di difesa dei confini”. “Non indietreggiamo”, è la linea nel suo partito. La risposta del governo sarà appunto un decreto legge, che riguarda non solo l’indicazione dei Paesi sicuri ma probabilmente anche una revisione dell’esame delle domande di asilo e dei meccanismi dei ricorsi. Una soluzione, si ragiona in ambienti di governo, per fare sì che abbiano ancora un senso i centri (non solo quello in Albania) per il rimpatrio degli irregolari a cui non è riconosciuto l’asilo. Davanti a quanto sta accadendo, anche dopo le parole di Nordio, è evidente che l’evoluzione della situazione sia seguita con attenzione al Quirinale, dove però per ora regna il massimo riserbo.

L’operazione Albania, assicurano nell’esecutivo, andrà avanti regolarmente. I tempi del prossimo approdo al porto di Shengjin di una nave militare italiana con a bordo migranti, viene sottolineato, dipenderanno anche dalle condizioni del mare.

Intanto, il cpr di Gjader si è subito svuotato. E le opposizioni vanno all’attacco. Italia viva annuncia “una denuncia formale alla Corte dei Conti” per spreco di denaro pubblico, e lo stesso farà il M5s con Alfonso Colucci, secondo cui il trasporto dei primi 16 stranieri in Albania è costato “circa 18.000 euro a migrante”. Pd, M5s e Avs invocano le dimissioni di Nordio, Riccardo Magi di +Europa lo accusa di una “grave ingerenza che viola la costituzione”. Per la leader dem Elly Schlein è in corso un “gravissimo scontro istituzionale”. E dal suo partito Debora Serracchiani prevede che il decreto legge in gestazione sarà “una forzatura” con “profili di illegittimità”.

I migranti sbarcati a Bari: ‘Impauriti e sotto choc’

di Lorenzo Attianese
Cinque ore di traversata veloce dall’Albania a Bari, metà del tempo che ci mette un traghetto di linea, con mare mosso vissuto a bordo di una motovedetta della Guardia costiera: sono arrivati così al Centro di accoglienza per richiedenti asilo i dodici migranti che erano trattenuti nel centro italiano di permanenza per il rimpatrio a Gjader, in Albania. Secondo quanto apprende l’ANSA sono apparsi “impauriti e sotto choc”, con il timore di parlare anche tra di loro per evitare qualsiasi problema che possa mettere a rischio il loro percorso giuridico e la permanenza in Italia.

Infatti, dopo il pronunciamento della sezione immigrazione del tribunale di Roma di venerdì, che non ha convalidato il loro trattenimento nel Cpr, si apre adesso una nuova fase. I migranti, sette bengalesi e cinque egiziani, si erano già visti annullare la richiesta di asilo il giorno precedente con una procedura accelerata ma adesso hanno quattordici giorni di tempo per presentare il ricorso.

Se questa richiesta, com’è scontato, sarà ripresentata i migranti resteranno nello status di ‘richiedenti asilo’ in attesa di una pronuncia definitiva delle autorità italiane che non avverrà in tempi brevi. Nel frattempo, nel Consiglio dei ministri di lunedì dovrebbe essere approvato un decreto legge: il nodo resta la questione della classificazione dei Paesi definiti ‘non sicuri’, che i giudici del tribunale di Roma hanno applicato per Egitto e Bangladesh sul ‘caso Albania’, facendo valere la giurisprudenza internazionale (in particolare la recente pronuncia della Corte di giustizia dell’Unione europea del 4 ottobre 2024). Il nuovo provvedimento allo studio del governo potrebbe dunque puntare ad anticipare i prossimi regolamenti Ue sulle procedure di frontiera, previsti dal Patto europeo sulla migrazione. I nuovi regolamenti potrebbero prevedere infatti una riformulazione della classificazione dei Paesi terzi ritenuti ‘sicuri’, escludendo dal diritto di asilo i migranti provenienti da determinati Stati extraeuropei, come Bangladesh ed Egitto, appunto. Regole che l’Europa però non ha ancora emanato.

Sotto la lente del Cdm di lunedì potrebbero finire anche ulteriori misure per rivedere le procedure sulla richiesta di ottenimento della protezione internazionale dei richiedenti asilo, con l’obiettivo di velocizzare i tempi delle risposte da parte dell’Italia. Una delle ipotesi potrebbe essere quella di conferire più poteri alle commissioni che esaminano le singole domande di richiesta di asilo internazionale, valutando anche di rivedere i meccanismi che riguardano il successivo ricorso all’autorità giudiziaria. Non a caso nelle ultime ore il ministro dell’Interno Piantedosi ha insistito sulla validità del sistema di procedure accelerate su asili e rimpatri: “fare in un mese quello che altrimenti avviene in tre anni”.

Salvini: “Se uno dei 12 migranti stupra paghino i giudici”

“Qualora fossi condannato, il problema non sarebbe mio ma dell’Italia perché dal giorno dopo scafisti e trafficanti saprebbero dove arrivare. Lo stesso vale per l’accordo con l’Albania. Se diciamo che non possiamo espellere nessuno, se qualcuno di questi dodici domani commettesse un reato, rapinasse, stuprasse, uccidesse qualcuno, chi ne paga le conseguenze? Il magistrato che li ha riportati in Italia? Vorrei sapere perché tra tutti i lavoratori che pagano per i propri errori, i magistrati non pagano mai”. Lo ha detto il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini intervistato al Tg1.

Redazione ANSA

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