Chi evade di più in Italia, lavanderie e ristoranti tra i “furbetti” delle tasse

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L’Erario resta spesso a bocca asciutta e non riceve le tasse dovute, la classifica sul rischio evasione è un chiaro campanello d’allarme su quali sono le categorie che provocano maggiori danni

di Luca Bucceri

La lotta all’evasione fiscale è da sempre messa al centro dell’attenzione in Italia, Paese in cui diverse sono le categorie che riescono spesso a fare i “furbetti” e raggirare il Fisco. Nell’economia del sommerso vanno in fumo milioni su milioni, con l’Agenzia delle Entrate che spesso resta a bocca asciutta rispetto a quanto le spetterebbe, con numerosi titolari di partita Iva, persone fisiche, società di persone e coloro a cui si applicano gli indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa) che provocano non pochi danni all’Erario.

Ma quali sono le categorie monitorate dalle pagelle fiscali Isa che vengono considerate più a rischio perché “inaffidabili” secondo i criteri del Fisco? A fornire una fotografia è lo studio del dipartimento delle Finanze che dà i voti alle categorie dei contribuenti, permettendo di fatto di stilare una classifica del rischio evasione in Italia.

Pagelle fiscali, tutti rimandati

Dopo aver stilato la classifica delle province italiane dove si evade di più, il nuovo appuntamento è con le categorie che maggiormente provocano danni all’Erario. Una lista venuta fuori dalle tabelle del dipartimento delle Finanze ed elaborata dal Sole 24Ore che basandosi sui voti delle pagelle fiscali ha stilato la classifica del rischio evasione.

Il voto risultante è come quello scolastico, che arriva a 10 per l’eccellenza assoluta. Ma la sufficienza, a differenza del voto dietro ai banchi, non è 6, bensì 8. E di 8 ce ne sarebbero davvero pochi, mentre la stragrande maggioranza delle categorie attenzionate ha un voto minore.

A finire nel mirino del dipartimento delle Finanze sono 2,73 milioni di autonomi a cui si applicano gli indici sintetici di affidabilità fiscale (Isa). A costruire il giudizio è un algoritmo fondato su una ricca architettura di parametri, che tengono conto del settore economico di riferimento, dell’area geografica oltre che delle dinamiche vissute dai principali costi come l’energia e il lavoro dipendente. Su queste basi viene attribuito al reddito degli autonomi il famoso, quanto importante, voto. E di rimandati ce ne sono parecchi.

La classifica del rischio evasione in Italia

Ecco allora che nella classifica stilata dal Sole 24Ore  emerge un chiaro allarme per determinate categorie che, più di altre, tendono a dichiarare meno di quanto effettivamente incassato. Ad avere una percentuale di inaffidabilità oltre il 70% sono addirittura in 15, con la graduatoria guidata dalle lavanderie e chiusa dalle attività finanziarie e assicurative.

Nel caso delle lavanderie, delle 7.645 finite ben il 78,5% delle dichiarazioni è risultata “inaffidabile”. Le poche che ottengono un voto di “sufficienza” hanno dichiarato redditi medi di quasi 26mila euro (25.958), le altre non arrivano a 7mila (6.889). A seguire le aziende di noleggio auto, con 3.150 attenzionate e il 77,9% inaffidabili (Isa superiore a 8 a chi ha dichiarato redditi medi di 80.596 euro, solo 22.218 per i “furbetti”). Terzo posto per gli impianti sportivi (76,3% inaffidabili), con redditi medi sufficienti di 31.979 e addirittura in negativo di 12mila euro quelli che provano ad aggirare il Fisco.

La top ten dell’evasione è completata poi dai ristoranti (72,8%), pelliccerie (72,5%), assistenza anziani e disabili (72,4%), sondaggisti (71,9%), pesca e acquacoltura (71%), lavorazione tè e caffè (70,9%) e panetterie (70,6%).

Ribaltando invece la classifica, cioè dai più ai meno virtuosi, a fare da padrone sono le farmacie (25%) e gli studi medici (25,9%).

Redazione Qui Finanza

 

 

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