Via libera dell’Aula della Camera al ddl sul codice della strada con 163 sì, i voti contrari sono stati 107.
Il testo ora passa all’esame del Senato. Il primo a festeggiare è stato il ministro dei Trasporti Matteo Salvini: “E’una bella giornata perché proprio in queste ore il Parlamento approva finalmente il nuovo codice della strada che prevede più controlli, più educazione stradale, più rigore”.
Il provvedimento è stato però duramente contestato dai familiari delle vittime della strada. “Oggi è una giornata triste per l’Italia”, hanno dichiarato Paolo Pozzi e Angela Bedoni, genitori di Lucia, investita e uccisa a 17 anni, nella notte di Natale del 2004, a Melegnano, nel Milanese, “è una brutta notizia perché questa riforma rappresenta un passo indietro per la tutela della vita umana“. I genitori di Lucia erano tra i parenti delle vittime della strada che avevano rivolto un video-appello alla premier Giorgia Meloni affinché ascoltasse le loro richieste di riscrivere insieme il codice. Nei giorni scorsi contro il nuovo codice si sono mobilitate piazze fisiche e virtuali, con oltre 20.000 email inviate ai parlamentari e oltre 12.000 rivolte direttamente alla presidente Meloni, oltre a 2.500 telefonate ai capigruppo alla Camera.
Proteste sono arrivate anche dalle opposizioni. “Viene spontaneo chiederselo”, ha protestato il 5 stelle Luciano Cantone, “come si concilia questa esigenza di sicurezza stradale, tanto sbandierata anche dal ministro Salvini, con la possibilità per i neopatentati – cioè una delle categorie più colpite da incidenti stradali e che quindi incide nella vita quotidiana di milioni di italiani – di avere guidare da subito vetture più potenti? Ancora peggio avete fatto con le sanzioni cumulative introducendo in questo codice la possibilità di avere una sola sanzione per superamento dei limiti di velocità rilevata con autovelox entro un’ora, anche nel caso in cui si infranga il limite più e più volte. Una follia: state dicendo al cittadino che può correre e accelerare impunemente per 50 minuti dopo la prima multa con l’autovelox”. Quindi ha concluso: “Vi rifaccio la domanda: come si può conciliare tutto ciò con l’esigenza di sicurezza stradale che abbiamo in questo Paese, alla luce delle centinaia di migliaia di incidenti? La verità è che a voi non interessa la sicurezza stradale. Voi state strizzando l’occhio ai vari Fleximan e state portando avanti quella cultura della trasgressione, implicitamente, con la vostra becera propaganda. Quindi non affrontate il tema per risolverlo seriamente, ma riempite il codice di misure spot, che niente hanno a che fare con la sicurezza stradale”.
A contestare le nuove norme anche la dem Annalisa Corrado: “Il governo Meloni”, ha dichiarato, “ha abbandonato i famigliari delle vittime della strada, che avevano chiesto di fermare il “codice della strage” per ridiscuterlo profondamente, lasciando totalmente inascoltato il loro grido. Mentre tante amministrazioni in Italia stanno lavorando alacremente e con risultati incoraggianti su città accessibili e sicure e per una mobilità sostenibile, pur senza i fondi che il ministro Salvini avrebbe dovuto garantire sul trasporto pubblico, la maggioranza alla Camera ha approvato un disegno di legge che guarda ostinatamente al passato, immaginando città auto-centriche, pericolose e dall’aria irrespirabile. Una legge arrogante e pasticciatissima, portata avanti a suon di ideologia e arroganza, senza tener conto delle esperienze tecniche più autorevoli, delle pratiche consolidate, delle richieste “dal territorio” degli amministratori e delle associazioni ambientaliste”. Proteste anche dai renziani: “Questo provvedimento”, ha detto Isabella De Monte di Iv, “non è idoneo a raggiungere gli obiettivi europei di dimezzamento delle vittime stradali entro il 2030: il nostro voto è stato per questo contrario, nella speranza che la lettura al Senato possa portare dei miglioramenti”.
La mobilitazione ‘Stop al codice della strage’, promossa e organizzata a livello nazionale da FEVR – Federazione Europa delle Vittime di Violenza Stradale, AIFVS – Associazione Italiana Familiari e Vittime della STRADA A.P.S. e dalla piattaforma #CITTÀ30SUBITO – Legambiente, insieme a molte altre sigle, non si ferma qui. Sono già oltre 2500 – rendono noto i promotori – le email mandate al Senato per chiedere di accogliere le proposte delle associazioni dei familiari delle vittime della strada, dove viene sottolineato che “mai come questa volta una legge incide – letteralmente – sulla vita delle persone”.