Quasi 37mila apparecchiature di diagnostica per immagini presenti negli ospedali pubblici e privati italiani non sono più in linea con lo stato dell’arte della tecnologia esistente.
È il dato che emerge dall’Osservatorio parco installato di Confindustria dispositivi medici che fa emergere una situazione piuttosto omogena sul territorio nazionale.
I dati più recenti sono stati pubblicati in un’indagine a febbraio scorso, realizzata in collaborazione con la Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica e con l’Associazione Italiana Ingegneri Clinici. Ha più di 10 anni il 92% dei mammografi convenzionali, il 96% delle Tac a meno di 16 slice, il 91% dei sistemi radiografici fissi convenzionali, l’80,8% delle unità mobili radiografiche convenzionali, il 30,5% delle risonanze magnetiche chiuse a 1-1,5 tesla.
Per la gran parte di essi si tratta di un’età troppo alta rispetto al turnover fisiologico reso necessario dall’invecchiamento dei dispositivi e dalla disponibilità di nuove tecnologie. Per esempio, secondo la rilevazione, il 42% delle Tac presenti in Italia ha ormai superato il periodo di turnover, la quota raggiunge il 54% per le risonanze magnetiche, il 95% per mammografi convenzionali e il 35% per quelli digitali.
Red Ansa