Il post e l’odio social, si indaga sulla morte della ristoratrice

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Dubbi sulla recensione e l’accusa di volere pubblicità, ‘non aveva problemi economici’. In auto tracce di sangue. L’ipotesi più accreditata è il suicidio

E’ prevista per mercoledì o giovedì prossimo, all’Istituto di Medicina legale di Pavia, l’autopsia sul cadavere di Giovanna Pedretti, la ristoratrice travolta da una tempesta mediatica e trovata morta ieri pomeriggio nel fiume Lambro a Sant’Angelo Lodigiano.

La Procura ha disposto anche l’esame tossicologico.
L’inchiesta, al momento conoscitiva, dovrebbe presto diventare a carico di ignoti. L’ipotesi finora più accreditata dagli investigatori è quella del suicidio.  Giovanna Pedretti e la sua famiglia non avevano particolari problemi economici. E’ quanto emerge dalle prime verifiche delle forze dell’ordine sulla situazione patrimoniale della ristoratrice trovata ieri pomeriggio morta a Sant’Angelo Lodigiano. L’ipotesi più accreditata è quella del suicidio e in questo caso la situazione economica non dovrebbe quindi essere il motivo.
La donna e il marito avevano gestito altre attività di ristorazione in passato. In particolare la vendita di un locale aveva consentito loro di potersi permettere  di non lavorare per un breve periodo.

Sono abbassate le saracinesche della pizzeria ‘Le Vignole’ di Sant’Angelo Lodigiano. Non si sono più alzate da quando ieri il corpo della titolare Giovanna Pedretti è stato trovato nel Lambro. Sulle saracinesche è stato affisso un cartello che invita a “non depositare oggetti e fiori davanti alle vetrine”.

Intanto Lorenzo Biagiarelli, l’influencer che per primo ha esternato dei dubbi sull’autenticità della recensione del presunto cliente che protestava per la presenza di gay e disabili ad un tavolo della trattoria di Giovanna Pedretti, trovata morta ieri, respinge con forza le accuse di ‘odio social’ e ‘shistorm’. “Mi dispiace moltissimo delle morte della signora Giovanna e il mio pensiero va alla sua famiglia”- scrive su Ig, ma invita “a riflettere sulle conseguenze del tentativo “di ristabilire la verità”. “Se si dovesse temere sempre questo epilogo a questo punto dovremmo chiudere tutto, giornali e social”.  “Mi dispiace che pensiate che la ricerca della verità possa avere queste conseguenze – scrive nella storia su Ig Biagiarelli dopo avre espresso il suo dispiacere per la sorte di Giovanna Pedretti -. Ci tengo a respingere con forza le accuse di ‘odio social’ e ‘shitstorm’ dal momento che la signora Giovanna, in questi due giorni, non ha ricevuto dalla stampa che lodi e attestazioni di stima, e solo qualche sparuto e faticoso tentativo di ristabilire la verità che, in ogni caso, non ha e non avrebbe mai avuto pari forza”.
“Vi invito – aggiunge -, se davvero pensate che la signora Giovanna si sia tolta la vita, per un inesistente ‘odio social’, a riflettere sul concetto di verità. Se ogni persona che tenta di ristabilire la verità in ogni storia, grande o piccola che sia, dovesse temere questo epilogo, a quel punto dovremmo chiudere tutto, giornali e social. I messaggi di odio che mi state scrivendo, sono invece, quelli sì, di una tale violenza e quantita che effettivamente, anche a una persona non troppo fragile, potrebbero far pensare a un gesto estremo. Io, nel frattempo, continuerò a cercare la verità nelle cose” .

Scrivere cose false “è pericoloso” possono accadere “tragedie” e non si deve dare la responsabilità a chi ristabilisce la verità: Selvaggia Lucarelli dopo la morte di Giovanna Pedretti, la titolare di una pizzeria a Sant’Angelo Lodigiano trovata morta nel Lambro dopo i dubbi sull’autenticità della recensione del presunto cliente che protestava per la presenza di gay e disabili ad un tavolo della sua pizzeria, torna sui social a parlare di altri casi di notizie e smentite.
“Lo scorso anno, proprio in questo periodo, scoppiò il caso della bidella pendolare. Nacque tutto da un articolo che raccontava evidenti bugie sulla storia. Per giorni si susseguirono smentite, debunking, articoli, meme, sfottó, fotomontaggi. La bidella fu travolta da una vera shitstorm e divenne protagonista di editoriali e spazi in tv. E così – scrive Lucarelli – tante altre storie di articoli scritti male, di persone che inventano storie per un minuto di gloria o altre ragioni e poi di persone (giornalisti e non) che ristabiliscono la verità. Nessuno si pone mai il problema a monte e cioè che scrivere cose non vere può essere pericoloso, poi accade una tragedia (in cui nessuno ovviamente pensa che contino anche il contesto, la vita, i pregressi) ed è colpa di chi ristabilisce la verità. In pratica, siamo arrivati al punto che dare una notizia non è più una responsabilità. Correggerla sì. Altro che black mirror”.

Figlia ristoratrice morta, ‘mandate via i giornalisti’

“Siamo assediati dai giornalisti. Andate via. Qualcuno li mandi via”: questo è l’appello di Florina D’Avino, la figlia di Giovanna Pedretti, la ristoratrice trovata morta ieri nelle acque del fiume Lambro, rilanciato dagli amici sui social, dove hanno pubblicato lo screenshot della sua richiesta d’aiuto. L’invito di una conoscente è quindi di andare nella zona della pizzeria “a dar man forte alla famiglia”.

Red Ansa

 

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