di Michele Brancale

Firenze, 3 novembre 2022 – Chiamatelo reddito di cittadinanza, chiamatelo come volete, ma il dato di fatto è che i poveri sono almeno il doppio di quelli raggiunti dall’Rdc e che le misure di sostegno vanno semmai incrementate, certo nel quadro della promozione del lavoro per chi è in grado di farlo, senz’altro rivedendo criteri e modalità di monitoraggio e anche di assegnazione di un mestiere, ma senza lasciare in caduta libera i non pochi che hanno ritrovato sollievo e prospettiva grazie a misure integrative di reddito (laddove parlare di reddito, in diversi casi, è proprio un’esagerazione).

Il reddito di cittadinanza va solo al 44% dei poveri, osservano associazioni e realtà che operano a sostegno di chi non ce la fa. “Senza dubbio – osserva la Comunità di Sant’Egidio – il reddito di cittadinanza ha consentito in diverse situazioni il superamento dell’indigenza e un reinserimento dignitoso nella vita civile e nel lavoro. Ciò non vuol dire che non possa o non debba essere migliorato in alcune parti del suo meccanismo, in modo da permettere di usufruirne tutti coloro che ne hanno diritto di fronte a un preoccupante allargamento della povertà in questi ultimi mesi”.

“Il reddito di cittadinanza va migliorato e rafforzato, non abolito”, hanno scritto le associazioni raccolte nell’Alleanza contro la povertà, da Fondazione nazionale società di San Vincenzo De Paoli a Save the children ai Focolari, ad Azione Cattolica e Banco Farmaceutico, Croce Rossa italiana, Unitalsi e Comunità Giovanni XXIII, Misericordie e Arci, all’indomani della diffusione dei dati Inps.

Il punto è rendere il sistema di welfare territoriale capace di prendere in carico la moltitudine di persone che vive difficoltà quotidiane e rafforzare i percorsi di inclusione. La povertà “non può essere e non è un fatto di numeri”, ma di “visi, storie, persone che non possono essere abbandonate ed emarginate dal sistema Paese. Il reddito di cittadinanza negli scorsi anni ha evitato per un milione di persone la povertà assoluta. Lo strumento, da sempre molto contestato, è diventato tra i principali argomenti di scontro politico. Certo la misura non è perfetta, ma è impensabile tornare indietro. Al contrario il reddito andrebbe migliorato, riformato e rafforzato”.

La Caritas fiorentina ha registrato che tra il 2020 e il 2022 sono cresciute del 33,5% le persone tra i 55 e i 64 anni che si trovano “in una condizione di reddito insufficiente a fronteggiare le normali esigenze: ormai più di 7 persone su 10 che si presentano agli sportelli Caritas denunciano difficoltà a far quadre il bilancio familiare”.

Le persone nelle fasce d’età centrali risultano largamente maggioritarie in termini assoluti: tra di esse è cresciuta in misura più rilevante (mediamente + 30 punti percentuali a fronte dei +18 per gli over 75) l’incidenza della problematica di ‘Reddito insufficiente’. Quadruplicata la cifra dei pacchi alimentari. “Le istituzioni devono fare la loro parte – sottolinea Giovanna Grigioni, referente dell’Osservatorio Caritas – e non consiste nel continuare a stanziare risorse straordinarie attraverso decreti aiuti o misure simili, ma nel prendere coscienza di una situazione strutturale che ha bisogno di politiche attive di contrasto alla povertà”.

 

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