3 ottobre 1839: tutti in carrozza sulla Napoli-Portici, la prima ferrovia d’Italia

Da quel momento alle carrozze trainate da cavalli andarono sostituendosi le locomotive

0
373 Numero visite

3 ottobre 2022 – Fu una data storica quella del 3 ottobre del 1839. Esattamente alle 10 del mattino la locomotiva Bayard inaugurava il primo tratto ferroviario d’Italia, la Napoli-Portici. A compiere quel primo viaggio sui binari, a cui assistette un vasto pubblico in festa per l’eccezionale evento, c’era il re Ferdinando II di Borbone insieme a tutta la famiglia reale per un totale di 258 passeggeri.

Quella prima tratta ferroviaria, a due binari, era lunga poco più di 7 chilometri. La locomotiva a vapore di costruzione inglese ribattezzata ’Vesuvio’, trainava il convoglio portando dalla capitale del regno alla cittadina vesuviana in 11 minuti alla velocità di 40 km all’ora, nettamente superiore a quella delle carrozze, che quando le strade lo permettevano, potevano raggiungere al massimo i 17 km orari. Dopo che nel 1825 era stata realizzata in Inghilterra la prima ferrovia del mondo, tra Stockton e Darlington, l’ingegnere francese Armand Bayard de la Vingtrie propose il progetto italiano al re borbonico, che acconsentì all’impresa purchè la ferrovia fosse “costruita a sue spese, rischi e pericoli compresi”.

Quello avvenuto il 3 ottobre di 183 anni fa era il primo di una lunga serie di viaggi. Stava per prendere avvio un processo industriale siderurgico e meccanico che l’anno seguente portò alla nascita del Reale Opificio Borbonico di Pietrarsa, dove giunsero da tutta Europa ingegneri e imprenditori. La ferrovia fu un successo: la tratta venne allungata nel 1842 fino a Castellammare e due anni dopo fu completata con le varie diramazioni per Pompei, Pagani, Angri e Nocera Inferiore. Si trattava di brevi tratti, ben diversa dalla rete ferroviaria che copriva altri Stati: per fare un confronto, nel 1848 mentre in Italia c’erano appena 300 km di strade ferrate, la Francia disponeva di ben 2mila km e l’Inghilterra di 4mila. Del resto lo sviluppo delle ferrovie era strettamente collegato a quello delle industrie, e l’Italia era quasi del tutto priva di officine meccaniche, povera di ferro, di carbone e capitali da investire, e inoltre la divisione politica ed economica della penisola ostacolava non poco gli scambi e le comunicazioni tra le diverse regioni.

 

 

L'informazione completa