I cardinali della Curia romana hanno ora stipendi più leggeri. Effetto del Motu proprio del Papa che riduce gli stipendi ai porporati, ai capi dicastero. Ecco quanto guadagnano
di Marco Trabucchi
Quanto guadagnano vescovi, arcivescovi e sacerdoti sono in molti, fedeli e non, a chiederselo. L’aspetto economico – al di là dei singoli stipendi – ha sempre caratterizzato le grandi religioni, che sono da sempre una macchina da soldi. Nel corso degli ultimi secoli le scelte religiose hanno condizionato i valori e i comportamenti di milioni di persone, e influito sulla produzione di ricchezza e sulla diffusione del benessere in molte aree del mondo. Un rapporto, quello tra fede ed economia, simbiotico, illustrato anche da Rachel McCleary e Robert Barro, docenti all’Università di Harvard e autori del saggio La Ricchezza delle religioni, L’economia della fede e delle chiese (Egea, Egea – Bocconi Editori).
GLI STIPENDI DELLA CHIESA, COME SONO CALCOLATI
Nel mondo ecclesiastico esistono ruoli, responsabilità e gerarchie come in qualsiasi altro settore lavorativo. La posizione, l‘anzianità maturata nel ruolo e il prestigio conquistato nella scala gerarchica determinano anche il compenso che l’ecclesiastico in questione riuscirà a percepire, calcolato in maniera precisa. Il sistema ideato dal Vaticano si basa su una sorta di punteggio, per così dire, che corrisponde di fatto all’anzianità del prelato preso in considerazione. Questi e altri fattori definiscono lo stipendio medio di ciascun religioso e i loro guadagni. Ovvio però che la curiosità popolare riguardi soprattutto il Papa Bergoglio, che ha da sempre predicato sobrietà, invitando non solo al risparmio ma soprattutto a una gestione trasparente dei conti, così da poter contrastare l’operato irregolare di pochi. Partiamo proprio da lui.
QUANTO GUADAGNA IL PAPA
Papa Francesco appena insediatosi ha rinunciato a uno stipendio fisso. Un gesto simbolico segnale di un cambiamento di rotta, sperando che le alte gerarchie ecclesiastiche seguissero il suo esempio. Prima di lui, Papa Ratzinger, percepiva 2.500 euro di mensilità. Pur non ricevendo uno stipendio però, Papa Francesco ha comunque la possibilità d’attingere liberamente all’Obolo di San Pietro, ovvero un fondo presso lo Ior, che raccoglie le donazioni allo scopo di sponsorizzare i progetti benefici previsti della Chiesa (nel 2012 la quota era 65 milioni di euro circa).
QUANTO GUADAGNA UN PRETE
La chiamata è sicuramente un dono, ma il sacerdozio è un professione, seppur caricata da significati religiosi e caritatevoli. E in quanto tale genera dei guadagni. Un prete può contare su uno stipendio fisso che si aggira intorno dai 1.000 ai 1.200 euro al mese per i parroci che hanno più responsabilità. Naturalmente anche i preti possono far carriera e ambire al posto di vescovo, arcivescovo, cardinale e monsignore.
QUANTO GUADAGNANO SUORE E FRATI
Per le suore non è previsto un vero e proprio stipendio a meno che non svolgano precisi compiti e lavori all’interno della comunità ecclesiastica. Ci sono, ad esempio, suore che percepiscono un guadagno fisso mensile perché impegnate come insegnati, educatrici, infermiere o altro. In questo caso l’entità dello stipendio è stabilita da contratto nazionale a seconda della categoria lavorativa afferente. Un po’ come le suore, anche i frati non hanno stipendio. Per loro vige il voto di povertà, castità e obbedienza che ogni frate deve fare prima di accedere all’ordine o all’istituto religioso. Gesuiti, francescani, domenicani, carmelitani vivono in conventi costituiti come comunità o famiglie a tutti gli effetti e il loro sostentamento dipende in gran parte dalle donazioni dei fedeli. Per le suore non è previsto un vero e proprio stipendio a meno che non svolgano precisi compiti e lavori all’interno della comunità ecclesiastica. Ci sono, per esempio, suore che percepiscono un guadagno fisso mensile perché impegnate come insegnati, educatrici, infermiere o altro. In questo caso l’entità dello stipendio è stabilita da contratto nazionale a seconda della categoria lavorativa afferente.
QUANTO GUADAGNANO CARIDNALI E VESCOVI
Esiste un tetto massimo da non poter sforare e, per quanto concerne il mondo dei vescovi, questo è posto a 3.000 euro circa. Se alla quota dovessero affiancarsi altre entrate, frutto di incarichi lavorativi o rendite di qualsiasi sorta, l’Istituto dovrà versare unicamente la quota mancante al raggiungimento del tetto relativo all’età. Più in alto sono posti gli arcivescovi, capi di dicastero o di pontifici consigli. Per loro la soglia sale decisamente, arrivando a stipendi che da 3mila euro possono arrivare a 5mila euro per i cardinali. Le somme possono aumentare ulteriormente grazie alle eventuali offerte ricevute.
COSA CAMBIA CON LA RIFORMA DI PAPA FRANCESCO
Anche il Vaticano non è scevro da crisi e il papa ha deciso di contenere le spese, intervenendo secondo criteri di proporzionalità e progressività con dei ritocchi che riguardano gli stipendi di chierici, dei religiosi e i livelli più alti. Il Motu con il quale Papa Francesco ha deciso di tagliare proporzionalmente e a tempo indeterminato gli stipendi di tutto il personale sono così suddivisi: cardinali (10 per cento), dei capi dicastero e dei segretari (8%), e di tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose in servizio presso la Santa Sede (3 per cento). Inoltre, tutti i dipendenti vedranno bloccato lo scatto di anzianità fino al 2023 (eccetto i dipendenti laici dal primo al terzo livello).
La decisione papale è stata motivata, si legge nel Motu, la lettera apostolica, dal «disavanzo che da diversi anni caratterizza la gestione economica della Santa Sede» e, soprattutto, dalla situazione venutasi a creare a causa della pandemia, «che ha inciso negativamente su tutte le fonti di ricavo della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano».
CHI PAGA GLI STIPENDI DELLA CHIESA
Gli stipendi di preti e sacerdoti sono coperti fondamentalmente da tre istituti: le donazioni, che coprono il 10% delle necessità economiche dei preti; da redditi diversi da quelli religiosi per altro titolo (ad esempio gli insegnanti di religione nelle scuole) e l’8 per mille dei contribuenti.