Nei tre diversi colori Alfa, Fiat ma anche Ferrari e Lamborghini
Il 10 aprile la Polizia di Stato celebra il 169mo anniversario di fondazione del Corpo, un momento che tradizionalmente è dedicato alla condivisione tra la Polizia, le Istituzioni e la cittadinanza ma è anche – si legge sul sito Polizia di Stato– l’occasione per fare il punto sulla situazione della pubblica sicurezza e dell’azione di contrasto alla criminalità. Ed in questo ambito l’azione sul territorio, ancora più importante in tempi di pandemia, vede le auto con la livrea della Polizia un importante segnale della presenza dello Stato accanto ai cittadini e un insostituibile strumento per garantire sicurezza e tempestività degli interventi.
Un museo permanente dei mezzi della Polizia di Stato – realizzato presso la vecchia sede della Fiera di Roma – racconta l’evoluzione della motorizzazione del Corpo, a partire dall’immediato dopoguerra. Il viaggio inizia dai primi veicoli praticamente di serie e modificati solo nella verniciatura (che dal 1948 diventa del caratteristico Rosso Amaranto) fino ad arrivare – passando dalle ‘Pantere’ Alfa Romeo e dalla celebre Ferrari 250 GTE del maresciallo Armando Spatafora in dotazione alla Questura di Roma – agli attuali mezzi ad alta efficienza e costantemente connessi con le infrastrutture digita del Ministero degli Interni..
La Polizia aveva iniziato a motorizzarsi solo negli Anni ’30, assegnando alle Questure auto di serie, come la Fiat Balilla o come le motociclette Guzzi, Bianchi e Benelli della Milizia Nazionale della Strada, antesignana della Polizia Stradale. Ma è solo nel primo dopoguerra che si organizza un parco veicoli più strutturato e basato su residuati bellici. E’ il caso dei Dodge three quarter ton e delle Jeep Willys, impiegati in particolare dai Reparti Celere nei servizi di ordine pubblico. Nell’ambito delle moto vengono ‘arruolati’ modelli dalla provenienza più varia come le inglesi Norton e Bsa, le americane Harley Davidson ed anche alcune Bmw abbandonate dalla Wermacht.
Il parco auto – si legge in un supplemento di Polizia Moderna del 2008 – prende una sua precisa connotazione proprio all’inizio degli Anni ’50 con contratti di fornitura di due vetture valutate ideali per rispondere a due esigenze del tutto diverse. L’Alfa Romeo 1900, nella variante Super Ti da 180 km/h, diventa nel 1952 l’auto delle pattuglie ‘Volanti’ per il pronto intervento, mentre la Fiat AR, più nota come Campagnola, diventa il mezzo da utilizzare tutti i giorni per il controllo del territorio.
Questo veicolo vanta, tra l’altro, la maggiore longevità perché rimasta per oltre tre decenni nel parco auto della Polizia e passata quindi attraverso le 3 colorazioni Rosso Amaranto del dopoguerra, il Grigioverde degli Anni ’50 e l’Azzurro Medio deciso come nuova livrea – assieme alle bande bianche – nel 1976.