I magistrati della Corte Suprema hanno rigettato il ricorso del torero Miguel Angel Perera, in cui sollecitava l’iscrizione al registro di proprietà intellettuale di un combattimento
Per i fan della tauromachia, è «la Fiesta più colta del mondo». E i giudici della Corte Suprema spagnola ammettono «la considerazione artistica che si può riconoscere al combattimento di un torero», per «le emozioni che può suscitare in chi vi assiste, come riflette l’opera di celebri poeti e pittori». Nell’aulica sentenza, citano Gerardo Diego, Federico García Lorca e José Bargamín fra i primi. Goya, Picasso, Sorolla, Fortuniy fra i secondi, tutti ispirati dall’ammirazione per «el arte de torear».
Ma una cosa è l’espressione artistica, altra è registrare una corrida come «un’opera d’arte, oggetto di proprietà intellettuale». È la motivazione con la quale i magistrati della Corte hanno rigettato il ricorso del torero Miguel Angel Perera, in cui sollecitava l’iscrizione al registro di proprietà intellettuale di un combattimento realizzato sette anni fa, intitolato: «Faena (spettacolo di “muleta”, ndr) di due orecchie con richiesta di coda al toro Curioso n.94, di peso 539 chili, nato a febbraio 2010 nell’allevamento Garcia Grande, il 22 giugno 2014 alla Fiera di San Juan de Badajoz». Sicuramente per il matador si trattò di un’opera d’arte, per sempre legata al suo nome. Non così per la Corte, che ha ratificato precedenti sentenze pronunciate, perché «non è possibile identificare con precisione e obiettività in cosa consiste la creazione artistica originale del torero per riconoscere i diritti esclusivi di proprietà intellettuale di un’opera».
E, poi, si chiedono: come ignorare «la singolarità del toro», che «avrà influito molto nell’ispirazione e stato d’animo del torero». Insomma, sarebbe come apporre il copyright a un passo di tango, che con la corrida ha in comune la drammaticità malinconica, la danza lenta e quasi voluttuosa con la morte. Ma, come scrisse qualcuno, è un pensiero triste che si balla…sempre in coppia.