Martina Panini ospite di Tu si que vales, ha commosso il pubblico da casa ed anche la giuria. La make up artist è salita sul palcoscenico per raccontare la sua storia: transessuale e sorda dall’età di tre anni.
Sorda e trans, la storia di Martina Panini a Tu si que vales
Fino a quattro anni fa ero Marco. Ho percorso questa infanzia con i miei genitori e mia nonna. A tre anni mi è stata diagnosticata la sordità e porto due protesi. Iniziarono anni di bullismo e violenze. Mi picchiavano perché volevano che parlassi meglio. Ho capito di non essere nel corpo giusto e il bullismo è continuato. Le persone mi offendevano pesantemente. Ho iniziato a soffrire molto.
Il rapporto difficile con i genitori è stato compensato da nonna Antonia che le ha fatto letteralmente da mamma:
Mia nonna mi ha portato a un percorso fino al giorno del mio intervento, mi ha aiutato. Parlo per chi ha un orientamento sessuale diverso o ha subito un cambiamento. Spero ci sia la possibilità professionale, perché ho subito bullismo anche sul lavoro. Mi hanno bullizzato solo perché portavo due protesi e perché ero un uomo. Vorrei che il mondo fosse diverso. Vorrei capissero cosa vuol dire essere in un corpo sbagliato e avere un handicap. Ora i miei genitori mi stimano perché sono riuscita ad affrontare tante cose. Li ho odiati, ma ora li posso amare.
Spazio poi, per il discorso di Sabrina Ferilli:
La sensibilizzazione rispetto a questi problemi dovrebbe essere giornaliera. Non sono queste le divisioni da portare, le differenze da sottolineare. La differenza è tra la persona per bene e quella di malaffare. Tra il disonesto e l’onesto. Tra il mascalzone e la persona corretta. Queste sono cose che riguardano esclusivamente la sfera personale. E proprio perché dietro c’è sofferenza ci dovrebbe essere da parte nostra un’attenzione e un’accoglienza in più.
Chi è Martina? Video >>
Martina è particolarmente conosciuta sui social. La 34enne lavora come make up artist e consulente d’immagine. Già in passato aveva raccontato la sua storia da Caterina Balivo durante “Vieni da me”.